Perfect days - Film (2023)

Perfect days
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MMJ Davinotti jr
Titolo originale: Perfect Days
Anno: 2023
Genere: drammatico (colore)
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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Semplicemente la vita. Che nulla ha da pretender se non d'essere vissuta. Così è per Hirayama (Yakusho), uomo comune, comunissimo, che pulisce le toilette di Tokyo e trascorre le giornate mettendole in fila una all'altra in un unico flusso senza interruzioni, che procede lineare lasciando che l'unico obiettivo sia quello di compiere bene il proprio lavoro. Hirayama quasi non parla (ci vogliono quindici minuti prima che dica due parole, e un tempo quasi uguale per quelle successive): si alza, fa le scale, prende un caffè in lattina al distributore sotto casa, sale in auto, mette su una musicassetta di vecchi classici dei Sessanta e Settanta (sentiremo nei diversi giorni...Leggi tutto da "Sitting on the Dock of the Bay" di Marvin Gaye a "Redondo Beach" di Patty Smith, da "(Walkin' Thru the) Sleepy City" dei Rolling Stones a "Sunny Afternoon" dei Kinks", da "Brown Eyes Girl" di Van Morrison fino, ovviamente, alla canzone che ispira il titolo al film, la dolcissima "Perfect Day" di Lou Reed). Percorre le strade trafficate della capitale, raggiunge l'obiettivo, estrae gli attrezzi del mestiere, pulisce accuratamente, stacca, va al solito bar, al solito ristorante e torna a casa dove legge un libro prima di addormentarsi.

Una ripetitività tipica comune alle giornate di tanti, pur se i gesti e le azioni potranno essere molto diversi. La regia di Wenders, sorretta da una fotografia straordinaria e dalla consueta abilità nella scelta delle inquadrature, imposta il film sull'ordinarietà del quotidiano, lasciando alla musica il compito di diversificare le giornate e agli incontri quello di restituire un antidoto all'alienante robotizzazione di chi comunque anche nell'apparente nulla riesce a trovare motivo di soddisfazione, senza che il sorriso mai scompaia del tutto dal volto come un'ombra nascosta pronta a fare capolino quando meno te l'aspetti. Solo la visita di una giovane nipote riesce a strappare l'uomo dal suo semimutismo catatonico ("Non è certo un chiacchierone" dice di lui il collega mentre sono insieme in auto con una ragazza che quello sogna di poter conquistare), a restituirgli linfa vitale e a farcene conoscere il lato umano. Altrimenti non richiesto, a suo parere evidentemente non necessario.

Naturale che non tutti apprezzeranno un film che si sposta in un microcosmo privato nel quale solo in pochi accedono e solo saltuariamente, intrusi non capiti o non rilevati. Il collega prova a risvegliare Hirayama dal suo virtuale sonno perenne portandolo in un negozio specializzato nella compravendita di cassette usate, scopre che le sue hanno pure un valore non indifferente, ma perché dovrebbe privarsene? Non è il denaro a poter cambiare un percorso di vita che Hirayama ritiene completo e sommariamente soddisfacente.

Wenders sfrutta un approccio talora quasi documentaristico (e che illumina sull'educazione e la pulizia dei giapponesi, l'avanguardia applicata anche ai bagni pubblici) per tuffarci in un mondo a parte, forse ancor più anomalo nella sua agghiacciante, asettica apatia di quello che un matto che bazzica nelle vicinanze pare richiamare con maggiore tradizionalità: quella è la follia da tutti identificata come tale, spaventa meno.

Non era facile rendere appetibile un prodotto del genere e per farlo Wenders sfrutta il volto falsamente inespressivo del protagonista portando a riflettere sulla diversità nell'approccio alla vita, con un uomo incapace di agganciare la modernità (non solo le cassette ma anche la macchina fotografica analogica) che tuttavia non si sente mai in difetto, certamente convinto di trovarsi dalla parte del giusto. Ma le chiavi di lettura sono tante, in opere simili, ed è giusto che ognuno rinvenga la propria osservando le piccole variazioni, i comportamenti, le reazioni a cui non sempre viene fornita una ragione univoca che le faccia scattare. Inatteso successo in Italia, anche se il Wenders più efficace sta altrove.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 8/01/24 DAL BENEMERITO COTOLA POI DAVINOTTATO IL GIORNO 13/08/24
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Cotola 8/01/24 12:26 - 9267 commenti

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"Piccolo" - e per certi versi miracoloso nel frastuono del mondo, anche del cinema, contemporaneo - film che racconta una storia semplice: la vita routinaria di Hirayama, scandita anche da alcuni incontri imprevisti, fatta di azioni e momenti che paiono sempre uguali a sé stessi. Ma anche così la vita cambia e può essere bella. Il tutto filtrato attraverso gli occhi limpidi e meravigliosamente espressivi del protagonista, incarnati in un bravissimo Yakusho. Colonna sonora indubbiamente ruffiana e che fa dubitare un po' della totale sincerità dell'opera, ma come fa a non piacere?

Xamini 10/01/24 15:49 - 1268 commenti

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Wim Wenders porta a compimento due ritratti: quello della città di Tokyo, come suo uso ripresa negli angoli meno turistici o noti, per esaltarne vicoli, scorci e momenti più quotidiani. Perfettamente in sintonia il secondo ritratto, di un "piccolo" uomo, che vive di poco ai vertici inferiori di questa megalopoli, ma ha lo sguardo perennemente rivolto all'alto e sorride. Il film non è per tutti, poiché accade sostanzialmente nulla, ma il personaggio di Hirayama rasenta la poesia e, a volerlo leggere, rivolge un messaggio di speranza alla vita di qualsiasi umano civile e alienato.
MEMORABILE: Il tris; La donna nemesi al parco; "un'altra volta è un'altra volta"; Il sole che incornicia la città; Le musicassette; Le piantine; Il caffè; Le foto

Gottardi 12/01/24 16:09 - 396 commenti

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Uomo di mezza età lavora pulendo wc pubblici, vive in una misera casa e conduce una vita solitaria. In una fredda e spersonalizzante Tokyo, tutt’altro che un film triste, racconta per immagini e con pochi dialoghi come un uomo possa dare a tutto un significato, grazie alla piena coscienza di sé e di quello che lo circonda. Tutto scorre e tutto non è mai uguale nella apparente monotonia, fatta invece di tanti frammenti. Che siano piccoli rituali incontri rivelatori. E’ la vita, agrodolce, come la memorabile sequenza finale col volto del protagonista, un giustamente premiato Yakusho.
MEMORABILE: Il volto del protagonista nella sequenza finale.

Myvincent 13/01/24 07:44 - 3844 commenti

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Un uomo vive una vita “analogica” attenendosi scrupolosamente alle varie fasi della sua giornata (lavorativa e non) e di lui si scopriranno piccole grandi cose mano a mano che la storia andrà avanti. Un film in cui si riconosceranno coloro che hanno bisogno di poco per andare avanti, soprattutto di poche parole, senza per questo risultare “trasparenti”; ma senz’altro ricchi di una solitudine piena. Talvolta ripetitivo nelle gestualità, ma fa parte del gioco. Fin troppo caricaturale il personaggio del giovane collega di lavoro.

Lou 16/01/24 14:55 - 1127 commenti

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Wenders ci immerge in un'affascinante storia minimalista, in cui la vita semplice di un addetto alle pulizie dei bagni pubblici di Tokio riesce a proporsi come dignitosa e poetica. Al centro la capacità di valorizzare l' "hic et nunc", l'attenzione (tipica della cultura nipponica) per i dettagli e per gli attimi di bellezza nascosti nelle cose semplici e ripetitive della vita, che se condotta con attenzione e dignità ha sempre valore ed è in grado di creare armonia e serenità. Non un capolavoro, ma un'opera intensa che fa riflettere.

Rebis 24/01/24 19:12 - 2404 commenti

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Un giorno via l'altro, inanellando riti e consuetudini: pulire i residui, rimuovere le tracce, contemplare il senso dell'esistere nelle forme cangianti tratteggiate dalla luce. Dall’alba al tramonto, quando l'ombra si raccoglie, le forme diventano ricordi e il passato affolla il disordine dei sogni. La luce nell'oscurità, come il raggio del proiettore solca le tenebre della sala per definire immagini narranti mentre noi, al buio, irradiati dallo schermo, siamo fasci di emozioni, tra il riso e il pianto, senza alcuna intenzione di alzarci e abbandonare il nostro posto.

Zampanò 26/01/24 20:40 - 384 commenti

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L’omino di Wenders ha scelto la vita contemplativa alla "vita activa" arendtiana. È un addetto alle pulizie che si dà da fare, con scrupolo, ma solo per rifornirsi di un metodo: il suo circuito quotidiano sempre uguale è un’ipnosi; riesce ad ammaliare pure con i suoni tingle da Asmr delle monete e delle chiavi. Poi però anche l’omino, che abita nel suo mondo analogico, un passo indietro all’attualità, ha nostalgia dell’Altro. Non saranno giorni perfetti allora e l’ironia di Lou Reed lo sottolinea, un po’ spietata un po’ misericordiosa, dal nastro di una musicassetta. Film sublime.
MEMORABILE: La musicassetta di Patti Smith rubata e restituita dalla teenager; Il gioco della caccia all’ombra.

Victorvega 31/01/24 15:04 - 502 commenti

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Certo, è Wenders e questo ti devi aspettare, occorre adeguarsi o rivolgersi altrove; certo, lui volutamente può entrare in una cultura che non è quella occidentale e realizzare un film in cui si narra di quotidianità, nel quale si accenna ma in cui nulla succede; tutto giusto, tutto voluto, compresa la deliberata scelta di realizzare un film che è quasi un (bel) documentario, in cui mancano gli archetipi e le teorie drammaturgiche sono consapevolmente ignorate. Tutto giusto, ma chi ama le storie si rivolga da un'altra parte.

Rambo90 3/02/24 21:54 - 7811 commenti

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La perfezione delle piccole cose in un film che trasuda sincerità e spontaneità, anche grazie a un protagonista incredibilmente in parte, di una naturalezza tremenda che spinge più volta alla commozione. Belle regia e fotografia apparentemente minimal eppure curate sia da un punto di vista del ritmo che della scelta cromatica. Leggermente in calando la seconda parte, quando alcuni dialoghi un po' banali rischiano di comprometterne la peculiarità. Notevole.

Erfonsing. 6/02/24 19:37 - 37 commenti

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Un piccolo, immenso film. Uno di quelli che non ti abbandona, ti si aggrappa alle braccia e alle gambe e non ti lascia più. Certo, bisogna che entri nelle tue corde, perché non c'è una "trama", non ci sono colpi di scena, anzi, fa della prevedibilità la sua carta principale e, proprio per questo, quando qualcosa deraglia, ecco che sorprende. Una Tokyo diversa da quella più riconoscibile, una musica che cozza con la cultura giapponese di cui il film è pervaso (la cura per il dettaglio, le piccole cose), una fotografia lucida, ma, soprattutto, l'architettura dei bagni. Gioiello.
MEMORABILE: Come sono costruiti i bagni.

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Paulaster 22/02/24 18:02 - 4620 commenti

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Un addetto dei bagni pubblici di Tokyo vive serenamente la sua quotidianità. Elogio della routine che si sposa con la filosofia orientale zen e che nostalgicamente resiste all’incontrovertibile mutazione dei costumi. Notevole la prima parte, aiutata dai brani scelti appositamente per le atmosfere e i testi; il secondo tempo cala un po’ anche per via di spezzettamenti dovuti a esigenze di sceneggiatura. Il protagonista Yakusho ha espressioni contagiose nell’esprimere la sua piacevolezza di vivere. Il collega di lavoro ha un piccolo ruolo che dà un tocco di umorismo.
MEMORABILE: L’oscuramento del vetro dei bagni; Il tris; Il negozio Spotify; I giochi di ombre.

Flazich 27/02/24 12:40 - 685 commenti

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Wenders, non curandosi minimamenti dei tempi cinematografici, riprende la vita metodica, ordinaria, semplice e soprattutto analogica di un addetto alle pulizie dei bagni pubblici di Tokyo. I gesti, sempre uguali, sono immortalati con una poesia, una sensibilità vista in pochissime altre pellicole. Gli sguardi, i movimenti (che diventano quasi rituali), le poche parole del protagonista sono evidenziate e ampliate da una colonna sono eccelsa. C'è una scena in particolare che colpisce e che rivela allo spettatore il vero pensiero del protagonista, ovvero quella del gioco delle ombre.

Kinodrop 18/03/24 19:18 - 3124 commenti

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Un lavoro che più umile non si può, sentito come dignità e realizzazione e parte di una routine percepita non come fastidio, ma come esercizio di spiritualità "zen" da portare avanti giorno per giorno con mitezza e senza nevrosi. Wenders si concentra su una storia minimale che assume però una valenza riflessiva lontana dalla complessità e le problematiche sociali, per esaltare una dimensione psicologica che non è marginalità ma una reazione che si pone agli antipodi della civiltà del consumo e delle macchine. Si regge in gran parte sulla grande espressività e serenità di Yakusho.
MEMORABILE: Una colonna sonora per ogni mattina; I bagni che si opacizzano; La visita della nipote; Il finale con il brano di Nina Simone.

Caesars 28/03/24 09:59 - 3864 commenti

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Film sostanzialmente fatto di "nulla", così come la vita del protagonista (uno straordinario Kôji Yakusho) con i giorni che passano, uno simile all'alto. Ma la maestria di Wenders porta a "vivere" la quotidianità del pulitore di bagni pubblici in modo assai interessato. Film sicuramente non adatto a tutti, ma che sa regalare grandi emozioni. Bellissima la colonna sonora, anche se un po' "ruffiana". Pellicola molto particolare, che aiuta a capire come anche chi non ha molto può (e deve) apprezzare le bellezze che la vita ci offre.

Daniela 12/04/24 23:46 - 12916 commenti

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Le giornate di un mite e laconico addetto alle pulizie dei gabinetti pubblici di Tokyo che, nelle ore libere, si dedica alla lettura di libri, fotografa con un apparecchio a pellicola e osserva i giochi di luce nel fogliame. Il protagonista fa un lavoro considerato umile ma lo affronta con lo spirito di un monaco zen, attribuendo valore a ciascun gesto, parola, incontro, in pace con il mondo ma in anche in solitidine, quasi fosse un naufrago su una zattera nel mare del mondo moderno dominato dalla fretta e dall'ansia. Film dai ritmi riflessivi, pacificante come una tazza di te caldo.

Aco 9/05/24 17:44 - 236 commenti

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un film a metà strada tra finzione e documentario, in cui la finzione è costituita dalla storia del protagonista, dalla sua vita quotidian. Girato come se fosse un documentario grazie alla bravura di Kôji Yakusho, che ha saputo interpretare in modo talmente naturale la sua parte da riuscire a rendere interessante ogni singola azione, nonostante questa venga ripetuta più volte. Una delicata critica ai ritmi veloci della società contemporanea, giudicata proprio attraverso i suoi beni di consumo, in cui la colonna sonora fornisce contributo non indifferente al successo.
MEMORABILE: La scena finale del film, emozionante.

Fedeski 24/05/24 15:03 - 10 commenti

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Due ore dentro i bagni pubblici di Tokyo in compagnia di un addetto alle pulizie che sebbene potesse far tutt'altro nella vita, chissà come finisce per dedicarsi con amore, a quel lavoro umile. Un film pieno di morale e bellezza, se ci soffermiamo sul messaggio dell'autore. In pieno sillogismo con la cerimonia del the e altre filosofie orientali, non fosse per qualche esagerazione tedesca. Due ore di un niente ricolmo di significato, a ricordarci che a suon di concerti si può finire per amare il silenzio.

Enzus79 30/05/24 22:21 - 3037 commenti

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La routine quotidiana accettata con serenità, il quotidiano affrontato come se fosse una missione. Film di una semplicità disarmante. Potrebbe essere anche interpretato come una sorta di lezione di vita: accettare quello che si ha, senza fronzoli. Poetico. Due ore che si dimostrano scorrevoli. Ben interpretato. Ottima la fotografia. Musiche apprezzabili. Tendenza a salire.

Striscia 31/05/24 18:56 - 74 commenti

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Fare un film che sfora le due ore su un tizio che ama pulire i gabinetti e di mestiere fa quello è una roba che solo Wim Wenders e pochi altri avrebbero potuto, saputo ma soprattutto voluto fare. Il regista tedesco avrebbe veramente dovuto fare un bagno di umiltà e girare il documentario che gli era stato commissionato. Perché di questo doveva trattarsi: di un documentario sui bagni pubblici di Tokyo. Invece sfodera questo capolavoro dai ritmi lenti e ripetitivi con i suoi bei momenti onirici (bleah) e la realtà del protagonista interessante quanto un foruncolo sul gomito.

Deepred89 31/05/24 13:36 - 3781 commenti

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Il più jarmuschano dei film di Wenders, dal quale riprende sia la non-trama di Paterson sia i "permanent vacation" di gran parte della sua filmografia. Anche qui, le azioni banali e ripetitive del protagonista (uomo silenzioso e routinario teletrasportato direttamente dagli anni Novanta) possiedono una loro armonia, tanto da intrattenere non nonostante la loro ripetitività, ma grazie a essa, con le sue piccole variazioni. La scontata colonna sonora di hit anni Settanta di intona bene col personaggio, mentre l'unica cosa che proprio non funziona è lo stucchevole long-take finale.

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Nando 5/06/24 15:18 - 3853 commenti

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L'abitudinaria vita di un uomo di mezza età addetto alle pulizie dei bagni pubblici di Tokyo. Una narrazione lenta ma costante che rivela come anche nei piccoli gesti quotidiani si possa trovare un equilibrio e un briciolo di felicità. Yakusho regala un'interpretazione fatta soprattutto di gesti, espressioni e povera di parole. Interessante vedere lo svolgimento della vita nipponica che offre un mondo totalmente diverso da quella occidentale.

Didda23 28/06/24 18:16 - 2439 commenti

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Il soggetto non è nulla di entusiasmante, ma Wenders ha la capacità di rendere interessantissimo e vibrante il vivere quotidiano di un addetto delle pulizie dei bagni pubblici di Tokyo. La forza del film sta nelle piccole variazioni, negli sguardi e in piccolissime svolte narrative. La soundtrack è poderosa (anche se un filo troppo ruffiana) e il volto del protagonista è oltremodo espressivo. Un successo di pubblico, soprattutto sul suolo italico, che andrebbe studiato. Una pellicola magica, che nonostante la semplicità della sceneggiatura, appassiona fotogramma dopo fotogramma.
MEMORABILE: Il caffè in lattina ogni mattina; La visita nello store di musicassette; Il gioco con le ombre.

Thedude94 10/07/24 23:36 - 1125 commenti

I gusti di Thedude94

Con lo stile neoclassico nipponico, Wenders realizza un film semplice e potente allo stesso tempo, mettendo in scena la vita solitaria di un umile pulitore di bagni pubblici in una Tokyo fatta di sobborghi e posti molto simili tra loro. Il protagonista è un ottimo Yakusho, che regala una performance incantevole, grazie anche a un personaggio scritto con saggezza e molto equilibrio. Di certo non si tratta di un film realizzato per colpire lo spettatore dal punto di vista dei colpi di scena e dell'azione, ma comunque resta un'opera profonda che risulta anche non pesante. Notevole.

Luluke 21/08/24 12:45 - 342 commenti

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La crisi del cinema attuale nasce anche dalla mancanza di soggetti adeguati, indice di una povertà generale di scrittura. E forse dalla volontà di taluni registi, come Wenders, di abbandonare lo schema narrativo tipico, che sia in tre atti o in qualsiasi altra forma di intreccio e sostituirlo con un flusso di sequenze descrittive, come in una candid camera. La vita di Hirayama così diventa un film, anche se in sostanza è un reality. Certo, c'è eleganza formale, buona musica e un'ottima prova attoriale, ma il film scivola via e alla fine ti rimane ben poco da ricordare.

Capannelle 26/08/24 15:50 - 4478 commenti

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E' un film decisamente ripetitivo, ovviamente per una scelta narrativa che si può apprezzare o meno. Chi la capirà potrà trovare conforto nella pulizia delle immagini e nel progressivo empatizzare per la vita ordinaria e serena del protagonista (un bravo e perseverante Yakusho), per lo scavo nelle sue limitate ma genuine ambizioni. Chi invece farà fatica a sostenerne il ritmo non troverà tanti motivi per arrivare contento alla fine del racconto, pur apprezzandone alcune sequenze e la volontà di offrire un cinema diverso.
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