Dall'omonimo romanzo (il titolo originale è REVERSAL OF FORTUNE) ispirato ad un fatto realmente accaduto e che all'epoca appassionò gli americani, Barbet Schroeder ha tratto un film che mescola più generi finendo per danneggiare quello giudiziario, ovvero l'autentico motore della storia. A Ron Silver, nel ruolo dell'avvocato che accetta di difendere (assieme alla sua "comune" di studenti universitari) l'imputato Claus Von Bulow (Jeremy Irons), spetta il compito di movimentare una ricostruzione dei fatti fin troppo pedante; ma il suo andare costantemente sopra le righe, arrivando quasi al punto di ridicolizzare il suo personaggio, contrasta eccessivamente...Leggi tutto col tono altezzoso e distaccato che impone al film l'ennesima eccellente performance di Irons (premiata con l'Oscar) rendendo il tutto poco omogeneo. L'ulteriore inserimento della narratrice occasionale Glenn Close (che ci parla dal coma!) confonde definitivamente le acque dando l'impressione di un'opera vissuta da troppi punti di vista, indecisa sulla strada da prendere e che si crogiola in un manierismo spesso sterile (bella comunque la fredda fotografia del nostro Luciano Tovoli). Difficile instillare il giusto grado di interesse quando si parla di insulina, di collassi al bagno e di una crisi matrimoniale che si evolve sempre nella medesima direzione. Le indagini dell'avvocato e dei suoi ragazzi non esaltano di certo, e a noi non resta che provare a godere della classe di Irons e Glenn Close nei numerosi flashback attraverso cui Claus racconta all'avvocato i momenti cruciali del loro rapporto. Finale aperto, pochi picchi.
Tratto da una storia vera e rimasta tuttora insoluta: Claus Von Bulow (un grande Jeremy Irons) è accusato di aver cercato di uccidere la moglie, entrata in seguito in coma irreversibile: viene in un primo tempo condannato ed in seguito scagionato dall'accusa. Cosa sia avvenuto realmente non ci viene raccontato, quello che il regista mostra sono i vari personaggi e l'ambiente entro il quale vivono. Non certo un capolavoro ma un prodotto onesto che ha il merito di mantenersi freddo e neutrale.
Interessante dramma giudiziario tratto da una storia vera, firmato da un regista come Schroeder il quale non sembra interessato a sciogliere completamente i nodi della vicenda ma anzi a lasciare il tutto in un'ambiguità di fondo (non si capisce se il protagonista sia davvero o meno innocente) che rappresenta il quid in più di questa pellicola. Bella prova, ma non è una novità, di Jeremy Irons. Non male la fotografia di Tovoli.
Film molto raffinato ed elegante (forse fin troppo algido), è tratto da un libro scritto dall'avvocato difensore del protagonista in un famoso processo, in cui lo stesso venne inquisito con l'accusa di avere avvelenato la moglie. Il film ne è la fedele ricostruzione ma non si tratta di un semplice thriller processuale quanto piuttosto la ricostruzione di un rapporto di coppia e dei suoi problematici protagonisti. Ottimo il cast con belle interpretazioni di Irons e della Close.
Film per il quale Irons si è meritato l'Oscar e a ragione. Rappresenta il caso giudiziario a cui si riferisce con una certa freddezza di fondo, una buona pulizia della trama ed un andamento lineare. Nel complesso non merita particolari elogi, ma si lascia comunque seguire.
Mistero destinato a rimanere tale, quello legato al presunto tentativo di uxoricidio da parte di un Irons particolarmente gelido e distaccato. Del resto, la colpevolezza o meno del suo cliente sembra interessare poco anche al difensore (Ron Silver in una interpretazione dai toni forzati) che riuscì a ottenerne l'assoluzione in secondo grado. Strano film semi-giudiziario, dalla complessa struttura narrativa (ad un certo punto, sentiamo anche il punto di vista della moglie in coma), formalmente interessante ma poco coinvolgente.
Ci sono attimi in cui l' autentica angoscia di autentici privilegiati di Claus e di Sunny squarcia la loro coltre di freddezza, la loro compostezza da ritratto di Reynolds. Ma personalmente quello che ho apprezzato di più è lo smarrimento dell'avvocato difensore di fronte ad un cliente anomalo, i cui modi squisiti e la cui ironia sono una vellutata, impenetrabile corazza. E il disincanto con cui si rassegna all'inevitabile:potrà chiarire (processualmente) la verità sul caso Von Bulow, mai quella sul mistero Von Bulow. Film equilibrato ed elegante.
MEMORABILE: Von Bulow racconta una battuta che circola sul suo conto: "Che cosa fare ad una moglie che ha tutto? Un'iniezione di insulina!"
La trattazione di un caso giudiziario può rivelarsi ostica da rappresentare. In questo caso ci si avvale di una drammatizzazione sopportabile, di un focus fuori dai tribunali e attori con piglio fascinoso. Irons in un ottimo ruolo, Close variegata e Silver troppo caratterizzato. Regia che si preoccupa di ammorbidire la morte con discorsi fuori campo e di rendere il quadro scenico freddo come il protagonista.
Una donna entra in uno stato vegetativo per un eccesso di insulina e viene accusato il marito. Il suo tentativo di essere scagionato dopo la prima sentenza di colpevolezza viene portato avanti in modo enigmatico, con un mescolamento di sequenze e un racconto indiretto non sempre opportuni. Il caso è reale ma il film lascia il sospetto che sia stato reso più misterioso della vicenda concreta. Bella prova di Jeremy Irons (premiata con l’Oscar) e ottima regia, attenta a esaltare riprese e ambientazioni ma incapace di evitare il clima di gelo.
Legal thriller poco legal (pochissime scene in tribunale) che mira piuttosto alla delineazione dei personaggi: Von Bulow (un enigmatico Irons) è davvero colpevole di quanto occorso alla infelice ma ricca Sunny? Da qui si dipanano le schermaglie con "il difensore degli oppressi" (Silver poco incisivo) che accetta la sfida ma non dimentica il lato morale; la vera vittima di questa storia (Close in un ruolo non facile) echeggia nel suo (sopran)nome Sunset Boulevard (richiamato anche dalle "condizioni fisiche" della narratrice). Freddamente ricco.
MEMORABILE: La voce di Sunny Von Bulow durante la routine di pulizia in ospedale: "Mi piaceva stare a letto".
Sembra quasi una coincidenza che il film sia co-prodotto da Oliver Stone, il quale l'anno dopo uscirà con il suo JFK che, nella struttura, ha una certa affinità con questo film. Attraverso una lunga serie di flashback si cerca di far luce su un caso di cronaca realmente accaduto. Jeremy Irons è come al solito immenso nel tratteggiare un personaggio dalla forte ambiguità. Film non di grande coinvolgimento, ma basta la sua interpretazione (Premio Oscar) per tener viva l'attenzione.
Il cinico e quasi squattrinato aristocratico von Bulow ha davvero tentato di uccidere la molesta moglie miliardaria? Oppure è lei, depressa, che ha cercato di morire senza riuscirci? La vicenda è ricostruita dal punto di vista del celebre avvocato difensore, che riesce a far prevalere i dubbi e a ottenere l'assoluzione, senza credere all'innocenza del suo cliente. Grande prova degli attori: Jeremy Irons, fascinoso ed enigmatico e Glenn Close, molto convincente in un ruolo sgradevole. "I ricchi sono diversi", scriveva Francis Scott Fitzgerald.
Ispirato al celebre caso Von Bulow, il film ne ripercorre le tracce non chiudendo completamente il cerchio di una storia alquanto enigmatica. Fu omicidio o suicidio quello della sua miliardaria moglie? Con i mezzi e un avvocato capace, però, è possibile cambiare il corso della storia, oppure ricostruire la verità. Bravissimi tanto Irons che Glenn Close, quest’ultima anche nelle scene in cui è in coma irreversibile. A volte un po’ troppo fastidiosamente “didattico”.
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La benemerita Gugly fa notare che:
al tempo del film la vera Sunny von Bulow giaceva ancora in stato comatoso.
Al ché Caesars approfondisce su Wikipedia e giunge a dire:
ho letto che è mancata abbastanza recentemente: il 6 dicembre 2008. Quindi ha vissuto (per modo di dire) per circa 28 anni in stato vegetativo.
CuriositàZender • 4/10/20 17:28 Capo scrivano - 48949 interventi
Dalla collezione "Sorprese d'epoca Zender" il flano del film:
Ciao Raremirko, no, la storia vera non la conosco, motivo per il quale risulta davvero difficile rispondere alla tua domanda. Il film è davvero interessante anche perché non prende posizione netta al riguardo. Ognuno deciderà come sono andate le cose...
SPOILER
Personalmente propenderei più per la colpevolezza, ma ovviamente la mia è una pura ipotesi.
DiscussioneRaremirko • 7/01/21 22:03 Call center Davinotti - 3863 interventi
Caesars ebbe a dire:
Ciao Raremirko, no, la storia vera non la conosco, motivo per il quale risulta davvero difficile rispondere alla tua domanda. Il film è davvero interessante anche perché non prende posizione netta al riguardo. Ognuno deciderà come sono andate le cose...
SPOILER
Personalmente propenderei più per la colpevolezza, ma ovviamente la mia è una pura ipotesi.
Grazie per la risposta; lo ammetto, la vicenda mi ha colpito, a riguardo son sensibile, e l'ambiguità della vicenda, pure vera, non aiuta.