Soprassedendo pure sulle note vicende che collocano il film in un momento molto particolare nella storia della Francia (durante cioè l'occupazione nazista) e che portarono il regista Clouzot ad essere accusato di collaborazionismo, LE CORBEAU non sembra poter ambire alle vette che la critica tende ad assegnargli. Non che la vicenda non sia ben ideata, studiata per evolvere in un paio di colpi di scena ben assestati nel finale, ma in fondo quello attorno a cui la vicenda ruota è il semplice rinvenimento di lettere anonime firmate appunto dal misterioso "Corvo" nelle quali si prendono di mira alcuni abitanti del paesino in cui il film è ambientato. In particolar modo si attacca un medico i cui successi...Leggi tutto nel far nascere i bimbi sono stimati in una percentuale assai bassa: si salvano le madri, i piccoli no. Quando nell'ospedale in cui lavora muore suicida un degente, ci sarà da capire chi ha spinto il poveretto all'insano gesto, mentre tra i personaggi che gravitano intorno al medico ci sono un collega sposato a una giovane donna, la madre del suicida, una mezza ninfomane zoppa e altri personaggi secondari. Ciò che però conta sono appunto le lettere del "Corvo", il cui responsabile - che si rivolge sempre con protervia e fare canzonatorio ai destinatari delle sue missive - va assolutamente trovato. Un perito calligrafo pensa di individuarlo dettando ai sospetti i testi delle lettere, ma non sarà facile. Tra melodramma e un approccio molto più moderno che non disdegna talvolta l'ironia (affossato però da una recitazione teatrale che lo rende al contratrio piuttosto datato), Clouzot fatica a focalizzare l'interesse sulla ricerca del colpevole deviando in direzione di un ritratto corale che non pare offrire né grandi interpretazioni da parte del cast (se non in casi isolati, come la madre del suicida o l'anziano collega sposato con la giovane) né svolte in grado di movimentare una conduzione che tende a riproporre senza grandi variazioni il meccanismo legato al rinvenimento delle lettere. Non ben chiarito per buona parte della durata (o perlomeno ambiguo) il rapporto tra il protagonista e la zoppa che passa buona parte della giornata a letto: lei ci prova, ma non si capisce se lui ci sta o c'è stato. Dapprima la respinge, poi capiamo che invece qualcosa è successo; così come non è troppo limpida nemmeno la relazione con la giovane. Nulli gli indizi per arrivare alla soluzione, a testimonianza di una costruzione piuttosto lontana dal vero giallo.
Interessante giallo, capostipite di decine di opere a seguire, nelle quali un evento scatenante scoperchia i mali celati immancabili in ogni comunità, in particolare in quelle piccole e ritirate. Film che, nonostante l'età, non appare datato. Da vedere.
Al di là delle ottime qualità di regia e del perfetto meccanismo con cui viene svolta la vicenda, uno dei maggiori pregi è da ricercare nel tema storico che il film sottintende; quello diffuso (e per taluni anche economicamente proficuo) della delazione durante l'invasione nazista. Argomento ancora scottante e poco approfondito nella cultura francese, il che fa comprendere l'ostracismo con cui fu accolta questa splendida pellicola.
In una città di provincia, l'arrivo di un nuovo medico provoca un'ondata di lettere anonime, che creano effetti a catena nella piccola comunità. Film girato durante l'occupazione tedesca, alla fine della guerra causò molti guai a Clouzot, accusato di collaborazionismo. Sfiora il capolavoro, per l'implacabilità della costruzione drammatica, l'eleganza della messa in scena, l'ottimo cast, con l'unico difetto di un certo schematismo. Film crudele, che tocca un nervo scoperto della delazione, e per questo tuttora poco amato in patria. Grande prova del cast.
La Francia prese molto male questo lavoro di Clouzot (oltretutto fatto con soldi tedeschi) che metteva in cattiva luce la popolazione francese delle piccole città di provincia e lo accusò di collaborazionismo. In effetti il discorso di Clouzot è universale e se lo avesse girato in una cittadina di un qualsiasi altro stato europeo avrebbe avuto lo stesso significato. Il film in ogni caso è un'opera di un certo rilievo e approfondisce la natura umana con una galleria di personaggi molto variegata, non risparmiando nessun ceto e nessuna categoria.
Film dalla travagliatissima distribuzione perché prodotto, durante gli anni bui di Vichy, dalla Continental Films, casa accusata di contiguità ideologica con l'occupante straniero; lo si volle leggere come una denuncia della meschinità insita nel popolo francese (per questo bisognoso di attingere alla fonte della purezza "germanica"), ma in realtà Clouzot si avvalse della forma del "nero" per un'opera di alta levatura morale, una perfetta lettura della meschinità e dell'egoismo insiti, con sfumature differenti, nell'animo di ognuno.
MEMORABILE: Il finale, agghiacciante in quanto "preannunciato", che vede all'opera un inesorabile deus ex machina.
Ben prima di Chabrol, Clouzot si produce in una spietata e rigorosa radiografia della provincia francese piccolo borghese. Mal gliene incolse: fu accusato di collaborazionismo e la pellicola, come il suo regista, continua ad essere mal vista in certi ambienti. Balle! Si dia a Cesare quel che è di Cesare: trattasi di grandissimo film che, a distanza di decenni, mantiene tutto il suo valore e che si segnala per una narrazione che raggiunge e mantiene livelli di tensione molto alti. Ottimo il cast.
Notevole opera di Clouzot, con un bianconero sapiente e tagliente. Cattiva storia di gente cattivissima, ambientata in un borgo francese, ma potrebbe svolgersi ovunque: in Islanda, nel Molise, nell'Arkansas... Facce ed interpretazioni memorabili, forse con Ginette Leclerc su tutti. Come accadrà tre decenni dopo in un film fulciano parimenti situato in zona agreste (e palesemente influenzato da questo), più che i grossi nomi in locandina, a fare da protagonista è la massa, la folla. E poco importa che ciò produca vari personaggi monodimensionali.
L’uccellaccio, nero e sporco, si aggira sornione per la città guardandola da lontano con lucido, calcolato e gelido distacco. Come le persone, accecate dall’invidia, imprigionate in una mentalità chiusa ma tuttavia aperta alla falsità, a folli ma pratiche teorie sul bene e il male con l’impossibilità di vederne il confine. Intelaiatura per piccoli tratti sfuggente e farraginosa, ma è opera tagliente incentrata sulla meschinità e sulle inquietanti maschere d’ipocrisia e crudeltà potenzialmente indossabili dall’umanità tutta.
Giù il cappello di fronte a Clouzot. Ecco un altro giallo con la G maiuscola diretto magistralmente dal regista francese. Chi sarà il corvo nero che con le sue lettere porterà scompiglio all'interno di una tranquilla comunità? Fino alla fine i dubbi non vengono dissipati, anzi se possibile si moltiplicano fino al grande finale. Si sospetta di tutto e di tutti. Bellissimo.
Prodotto sul finire della guerra e accusato di simpatia per l'invasore tedesco, è in realtà un lucido e spietato ritratto della meschinità della piccola borghesia francese, che però potrebbe essere tranquillamente di una qualsiasi altra nazionalità. Il corvo, che getta scompiglio tra gli abitanti di un paese svelandone i segreti più sordidi, assurge a simbolo di vendetta e moralità implacabile, come suggerito anche dal freddo b/n e dalla spietatezza del dramma psicologico. Giallo che contribuirà molto alla nascita del genere noir.
MEMORABILE: Lo studio della calligrafia; Il finale.
Nessun uomo può vivere senza la sua ombra, sembra dire Clouzot. E non può vivere la società che trae sostentamento proprio dal non detto codificato dalla morale. Da tale punto di vista il film più che una dissezione della provincia profonda è un atto d'accusa contro ogni totalitarismo, in ossequio al magistero del primo Fritz Lang. La chiusa, ricca di colpi di scena, toglie un po' di ansia metafisica al tutto. Perfetta la coppia Fresnay-Larquey.
Girato in Francia durante l'occupazione tedesca e prodotto dalla nazista Continental Films, venne all'epoca stroncato e attaccato da destra, da sinistra e dalla chiesa. Scontentò tutti, insomma. Girato con uno stile e un ritmo modernissimi (sembra quasi un film di Mankiewicz di metà anni cinquanta), si sviluppa seguendo una trama da giallo di Agatha Christie. Ma ciò che risalta e stupisce è il ritratto duro e spietato della provincia francese. Talmente spietato che in Francia nessuno glielo ha mai davvero perdonato.
Notevole giallo "who-wrote-it" dotato di un'originale idea di base e di un'accurata contestualizzazione ambientale (paesino tutto segreti, omertà e rancori), che ha il coraggio di porre al centro della scena un detective involontario anonimo e sgradevole, agli antipodi rispetto ai carismatici eroi del noir classico (precedente film di Clouzot incluso). Qualche guizzo registico in più non avrebbe guastato, ma la giostra di false piste, sottili crudeltà e stimolanti segreti di quartiere ammalia e conquista, fino al secco e riuscito finale in nero.
In un paesino della Francia, una serie di lettere anonime (troppe) firmate "il corvo" puntano il dito su un medico e sulle sue relazioni sentimentali e, a macchia d'olio, su altri personaggi della borghesia del luogo. La ricerca dell'identità del delatore muove tutto un meccanismo di sospetti e di falsi indizi (su un fondo di erotismo come chiave di volta) che fino a un certo punto regge e suscita interesse, ma a prezzo di un'inevitabile iterazione che diluisce la tensione per recuperarla solo nella stretta finale. Buono ma i suoi anni ce li ha.
MEMORABILE: Le lettere anonime intasano l'ufficio postale; La finta malata; La lettera che svolazza in cattedrale; Il corvo impagliato; Il dettato test grafologico.
Continua a mantenere uno charme "vichydo" e appicciccoso questo film maledetto di Clouzot, il quale con temeraria furia iconoclasta si scaglia contro l'ipocrisia di provincia. Così a stordire (e infastidire) le buone coscienze dopo decenni è la mancanza di un qualsivoglia orpello, di una sponda strapaesana, di ingenuità ricattatoria, laddove invece il cinismo e la morbosità delatoria pervadono ogni metro di pellicola, qualsiasi ombra espressionista, ciascun dialogo, qualunque relazione tra personaggi. Di un atmosfera talora insistitamente insostenibile, s'offre alla "revisione".
MEMORABILE: La lettera a terra durante il funerale.
Il film più controverso di Clouzot, osteggiato sia dal regime di Vichy che dalla sinistra per il suo ritratto impietoso di una provincia francese dominata dalla menzogna e dall'ipocrisia, in cui soltanto nel finale è possibile ravvisare uno spiraglio di luce. Come da consuetudine del regista, i dialoghi sono brillanti e non mancano allusioni a sfondo sessuale per l'epoca piuttosto audaci, però a tratti, nonostante la bravura del cast, il meccanismo rischia di incepparsi e l'identità del famigerato Corvo sarà pure un bel colpo di scena, ma è la classica soluzione piovuta dal cielo.
Una città della Francia è messa a soqquadro da una serie di infamanti lettere anonime. Uno è l'uomo più citato: il dottor Germain. Classico intramontabile del genere noir, è "ingioiellato" dal magistrale uso che la regia di Clouzot fa degli strumenti e della grammatica del cinema a fini espressivi e allegorici. Due esempi: l'uso espressionistico del rumore nella scena del dettato collettivo e la significativa dissolvenza incrociata tra l'inquadratura con la lampada in movimento e quella con la lampada ferma, che introduce l'ingresso di un personaggio decisivo nel finale della storia.
MEMORABILE: La regia di Clouzot; La lettera che piove dall'alto della chiesa; La scena del dettato collettivo; "Basta fermare la lampada...".
Spietato e velenoso ritratto della borghesia d'oltralpe che infatti non apprezzò. Invece le facce sono indimenticabili, l'intreccio appassionante e teso fino all'ultimo secondo. Al centro della vicenda una pioggia di lettere anonime, scritte da qualcuno che, in una piccola città, pare sapere tutto di tutti. L'idea è semplice eppure geniale nel creare scompiglio e nel far dubitare lo spettatore di chiunque. Chi è il corvo? I segnali ci sono, ma si colgono almeno con una seconda visione. Attori straordinari, alcune scene iconiche. Ne esiste un remake.
L'apparente serenità di un paesino francese viene improvvisamente sconvolta da un'invasione di lettere anonime che mettono a nudo i vizi e i segreti dei concittadini. Clouzot si serve di un tracciato classicamente giallo (chi mai sarà il terribile "Corvo"?) come pretesto per palesare con cinismo e ironia un ritratto sociale decisamente amaro e scomodo, che evita la nettezza dei bianchi e dei neri per concentrarsi sulle sfumature di grigio. I singoli pezzi di questo mosaico psicologico funzionano meglio dell'opera in sé, piuttosto statica se non per alcuni climax emotivi magistrali.
MEMORABILE: La fuga dal linciaggio della presunta "Corva" che ricorda non poco quella della Bolkan in Non si sevizia un paperino; L'appagante finale a sorpresa.
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CuriositàColumbo • 20/10/10 10:56 Pulizia ai piani - 1097 interventi
Ispirato ad un fatto di cronaca, il caso Tulle, che all'epoca, scatenò furibonde polemiche nella Francia occupata dai nazisti, soprattutto perchè produceva la tedesca Continental Film.
Il film fu vietato per due anni dopo la Liberazione, mentre regista e sceneggiatore furono sospesi dall'attività per sei mesi.
CuriositàColumbo • 20/10/10 10:57 Pulizia ai piani - 1097 interventi
Il soggetto è stato ripreso nel 1951 da Otto Preminger per il suo "La penna rossa".
Di questo film esiste un'edizione italiana in DVD, distribuita daDNA Srl: L'ULTIMO DEI SEI (1941) + LE CORBEAU (Il corvo, 1943) - (2 Film su un unico Dvd). Lingue: IL CORVO è in italiano, L’ULTIMO DEI SEI è in francese con sottotitoli in italiano Rapporto schermo: 1.33:1 (Riadattato in formato 16/9 Pillarbox) Extra: Trailers DNA Il film è stato rieditato con il contributo dello studioso di storia del cinema Riccardo Cusin. Questa versione è disponibile anche in streaming su alcune piattaforme.
CuriositàApoffaldin • 7/04/24 16:31 Pulizia ai piani - 276 interventi
Al minuto 46:43 del film Bastardi senza gloria (2009) si vedono la locandina, il nome del protagonista e il titolo del film in programmazione nel cinema di Shosanna: