Il circo - Film (1928)

Il vagabondo portato nel mondo circense, che Chaplin amava moltissimo. Qui forse la storia sentimentale è più debole e meno trainante che in altri suoi film; a mio avviso la vera forza del film sono i grandiosi numeri comici, con cavalli, oche, scimmie, persino un leone (in quella che è forse la sequenza più riuscita). Un altro grande esempio di cosa avrebbe potuto diventare il cinema muto se non fosse stato stroncato dall'avvento del sonoro.

Ingiustamente sottovalutato nella considerazione globale dell'opera di Chaplin, è invece un film straordinario, e uno dei più "evoluti" sul piano della costruzione filmica della gag, sfruttando sapientemente spazi e ambientazioni. E - ma qui de gustibus - il fatto che ciò faccia passare in secondo piano le abituali melensaggini non fa che accrescere i meriti. Capolavoro.

Forse non il più bello ma certamente il più divertente dei film chapliniani, che può contare su numeri comici di livello straordinario che fanno di questa pellicola un capolavoro in cui tutto è costruito con grande precisione e nulla è lasciato al caso. Sebbene bistrattato dalla critica, anche in questo caso Chaplin dimostra tutto il suo genio che, forse, non ha pari nella storia della settima arte.

Considerato dallo stesso autore una delle sue opere minori, Il circo è in effetti una raccolta di alcuni temi comici spesso sfruttati dal personaggio Charlot in numerosi cortometraggi; ciò nulla toglia alla bellezza visiva dell'opera ricca di gustosi momenti dotati di straordinario ritmo che arricchiscono ulteriormente (essendo questo un film compiuto) la figura del protagonista dotandola di nuove sfumature sentimentali.

Pellicola travagliata nella produzione e faticosa nella recitazione (la scena dell'equilibrista e quella del leone - girata dal vivo in oltre duecento shot - su tutte), Il circo prova a far ridere più che altro. Ci riesce in particolare in alcuni tormentoni (l'asino) e nel blocco centrale, quello in cui si scopre il talento involontario del vagabondo. Poi si rilassa un poco, provando a recuperare della malinconia nel corso dell'epilogo.

Meno famoso rispetto ad altri film del regista americano ma ugualmente divertente. Mancano forse quelle sequenze cult presenti negli altri lavori ma l'equilibrio è notevole, la regia di Chaplin infatti è molto accurata e l'insieme degli attori funziona bene. Il carattere romantico, tipico nella produzione di Chaplin, fa da sfondo all'intero racconto, è quindi costante ma anche più sussurrato rispetto ad altri suoi lavori melodrammatici.

Risate, tante nonostante l'età considerevole della pellicola, ma anche tanta poesia che sfocerà in un finale davvero emozionante; nel mezzo una storia semplice, raccontata con maestria e impreziosita da alcune delle migliori gag di Chaplin la cui goffa fisicità rende spassosa ogni minima situazione.

Grande omaggio di Chaplin al mondo del circo, visto come luogo di occasioni comiche a profusione e come luogo di struggenti malinconie, ma soprattutto come microcosmo sociale in cui i sentimenti del vagabondo trovano minacciose sponde nelle personificazioni del potere e impossibili appagamenti del desiderio. Ritmi comici perfetti, in equilibrio altrettanto perfetto con i contenuti momenti sentimentali. Alcune sequenze da ricordare (Charlot nella gabbia del leone o equilibrista) in mezzo a un tappeto diffuso di gag.

Sottovalutata dalla critica, quest'opera è un altro piccolo, grande gioiello firmato Charlie Chaplin. L'atmosfera malinconia (di per sè) del circo fa sfondo a una storia semplice ma divertentissima, ricca di gag esilaranti. Il classico vagabondo interpretato da Chaplin trova nel circo il suo habitat ideale perché fonte di ribalta e frustrazione. Bellissimo.

Capolavoro. Questo film punta più sulla comicità che lascia poco spazio alla malinconia, solita nei film del grande attore e regista inglese. Ma non è assolutamente un peccato, anzi! Vi sono gag memorabili, degne della mente di Chaplin (un vero genio in questo campo). Come al solito le musiche sono anch'esse magnifiche.

Frutto di un sogno - divenuto sequenza topica del film - e di un doloroso processo creativo che si riflette in una narrazione inesauribile capace di coniugare istanze autobiografiche (la coeva crisi matrimoniale e lo scandalo imbastito dai giornalisti), sociologiche (le dinamiche di potere nella piccola comunità circense) e artistiche (la consapevolezza come termine ultimo della spontaneità), è opera poco amata dall'autore ma nondimeno fulminante, rocambolesca, perfetta nella tempistica delle gag - alcune, tra le più riuscite della sua carriera - mai succube delle incombenze sentimentali.

Sceneggiatura che per il soggetto si presta a sfruttare i numeri circensi per creare una svelta e varia comicità. Inizio dirompente per la quantità d'idee tra cui: gli specchi, i primi numeri in pista e la gabbia del leone. Lieve momento di stanca per spostare l'attenzione sulla liaison amorosa e gran finale col numero sulla corda dove mostra il suo genio e precisione creativa. Epilogo che mostra una lieve malinconia quando stavolta poteva risultare più ottimista.

Estremamente divertente con trovate geniali, come l'inseguimento nella sala specchi o Chaplin che finge di essere un robottino per sfuggire ai poliziotti. Ciò che differenzia Chaplin dagli altri registi comici è la sua capacità di evocare un senso di pietà e/o simpatia per il suo personaggio. Non si possono non guardare le scene finali di questo film e, anche dopo tutte le risate, non avvertire un po' di malinconia che salta nel cuore. Davvero uno dei grandi.

Folgorante alla prima visione è invece, tra i capolavori degli anni '20 di Chaplin, quello che risente più della polvere del tempo, a causa soprattutto del suo carattere frammentario, con l'autore/attore sollecitato evidentemente dalle troppe occasioni comico-patetiche del soggetto a scapito dell'omogeneità narrativa e della caratterizzazione dei personaggi. Non a caso a risultare ancora micidiale è la prima parte, fino al momento in cui il vagabondo varca la soglia del tendone, tra gli specchi che anticipano Welles e la meravigliosa scena dell'automa, di sublime dinamismo meccanico.