E' il primo vero film centrato sul "fenomeno Cicciolina” (dopo il divertente episodio contenuto in VOGLIA DI DONNA). Cicciolina all'epoca imperversava nelle radio in tv, nelle discoteche... un ciclone travolgente che si abbatté sulle fantasie erotiche degli italiani dando vita a un autentico mito, un'icona dell'eros trasgressivo che esprimeva con voce e concetti inconfondibili. Riccardo Schicchi, che la bella ungherese a suo modo scoprì e lanciò, decide di scrivere per lei questo curioso lungometraggio a metà strada tra l'hard e il soft: nessuna penetrazione o esposizione di genitali...Leggi tutto maschili, ma una Cicciolina sul set quasi sempre nuda o coperta da veli trasparenti. La storia (ideata da Schicchi e sceneggiata col regista del film Amasi Damiani) prevede l'incontro tra la pornostar e un giovane fotografo (tale Riccardo, non a caso) che dapprima la sogna e poi con lei realizza un servizio al quale faranno seguito una serie di appuntamenti. Le avventure di Cicciolina a Roma la portano fino alla soglia dello stupro, dal quale verrà salvata da una contessa che la condurrà in casa propria per scoprire l'amore lesbico. Il rapporto tra donne è il privilegiato, per Schicchi, probabilmente perché può mostrare più di quanto non potrebbe fare in un rapporto eterosessuale. La voce suadente di Cicciolina è una presenza costante, con il suo "Cicciolini miei", mentre gli intervalli in cui canta ("Più su, sempre più su" e "Labbra") sullo sfondo di patinati ralenti in sella a un cavallo bianco o nuda mentre si dimena, sono meno del previsto. Finale a uno show in discoteca.
Dopo qualche comparsata qua e là, sempre -possibilmente- senza veli e nel ruolo di oggetto puramente sessual-funzionale (si ricordano i più interessanti: L'ingenua, La supplente, I prosseneti, Inibizione e La liceale), Ilona Staller viene proposta nel personaggio manifestato "coram populo" (radio, TV e discoteche), con (falsamente) ingenua naturalezza. Così il sogno erotico di mezza Italia (quella maschile, of course) prende "corpo" in un modestissimo film, che molto promette e poco mantiene. Lo scaltro Schicchi, per ovviare divieti e censure, predilige (velato) nudo femminile "ad abundantiam".
Documento d’epoca sul fenomeno mediatico di Cicciolina.. Lungo un esile filo conduttore – l’amor platonico tra il fan e l’oggetto del suo desiderio – la Staller, tutta vezzi e miagolii, fa sfoggio della sua bellezza in una serie di performances soft-core (notevole la sequenza lesbo tra lei e la Basso) e canore. Poverissimo.
Ultra-trash! Un film interamente basato sul nascente fenomeno Cicciolina in Italia, tenuto insieme da una trama che definire esile è un eufemismo. L'intero film è una sequela di immagini incentrate sulla pornodiva, che si aggira per Roma in abiti semi-trasparenti tra avventure di vario genere, un po' di softcore patinato, un paio di brani cantati (agghiaccianti), montaggi deliranti di lei che cavalca un cavallo bianco al ralenti e amenità simili. L'atmosfera generale è squallidissima e la noia regna sovrana in questa bizzarria italica.
Insensato pasticcio soft realizzato da Amasi Damiani nella fase pre-hard di Ilona e poi rimpolpato da Mattei con sequenze più spinte su richiesta del produttore e dell'ineffabile Riccardo Schicchi. Privo di ogni interesse cinematografico, il film è unicamente una grottesca celebrazione della incipiente pornodiva, la cui “recitazione”, così come quella degli altri sedicenti attori, è ovviamente al di sotto di ogni commento. Adeguate al livello generale le insulse musichette di Gianni Marchetti e le demenziali canzoncine cantate dalla Staller.
MEMORABILE: La consulenza dello "Studio Legale Lo Foco" vantata nei titoli di testa.
Lungo spot promozionale per la nascente stella del porno (e non solo), conserva dei momenti comico-trash da antologia. Ogni frase di Cicciolina terminata dal mitico "cicciolini miei..." e la foto del cupolone tra le cosce della Staller sono da ricordare. Un pallino è pure troppo.
Vi sono aborti filmici sì svergognatamente vacui e analfabeti che istigano lo spettatore a delinquere culturalmente, riempiendo il nulla di omniquid: L'origine du monde diviene angelo custode del Vaticano (Ilona madonna postmoderna?), una rosa usata per sollazzo fa affiorare Blake, malgrado le nulle intenzioni autoriali spiccano germi di visionarietà mica da ridere, si odono editti marinettiani: una flebo di mescal, un calcio nei gingilli dei Lumière, un Inland empire ante litteram i cui conigli siamo noi, un'induzione al delirium tremens anche se si è astemi. Che dire, vaccapolavoro!
MEMORABILE: "Piccoli borghesi decadenti, smettetela di sprecare la vita leggendola: vivetela!": che fare, applaudire sgomenti o impiccarsi ridendo?
Le prodezze di Ilona inchiodano il 99 per cento dei maschi, cafoni, beceri e laidi, bisognosi di terapia d'urto al bromuro. Ma ecco Marinangeli, il restante 1 per cento del campione sopracitato: folgorato dalla finta lolita di carta e celluloide, la muta nei suoi sguardi in Beatrice dantesca e Laura petrarchesca, in un daydream ingenuo post-puberale perduto nella confusione tra finzione e realtà, sovente (purtroppo) interrotto da un montaggio monocorde di immagini da rotocalco per adulti più adatte a una caserma o a una cella di Regina Coeli.
MEMORABILE: Marinangeli rimane composto davanti alla provocante Ilona; Sempre lui che fotografa le riviste con lei, surrogato dell'assenza dell'amato soggetto.
Quasi un inno alla gloria per Ilona Staller in arte "Cicciolina", ragazza a dir poco disinibita che allora ebbe un certo seguito tra radio, spettacolini sexy, televisione (in Rai!) e cinema come attricetta (di lì a poco il passaggio all'hard). Fondamentalmente una macchina per far soldi. La pellicola, quasi priva di trama e indubbiamente "scheggia impazzita" del cinema italiano, è solo un pretesto - peraltro alla lunga tedioso - per mostrare il corpo della protagonista indugiando senza filtri sul suo organo genitale. Buone le musiche.
Film evocativo incentrato sul personaggio (all'epoca tanto in voga) di Cicciolina. Sullo sfondo una sciocchissima trama (un giovane ragazzo si innamora della Staller e desidera diventare il suo fotografo personale, bah...), nudi a iosa (tripudio di inquadrature ginecologiche) e recitazioni scadenti formano questo mediocre (e poverissimo) prodotto. La fotografia non malvagia e le musiche (a tratti) spassose mettono un po' di allegria durante la fiacca visione. Semplicemente aberrante!
MEMORABILE: Il servizio fotografico (notturno) a Monte Gelato.
Ilona Staller non è stato solo il personaggio del momento ma, come ha evidenziato Amoroso in Porno & libertà, un personaggio che ha cavalcato l'onda del porno ma anche quella socio politica del nostro paese. Il film è un omaggio sincero, senza fronzoli a questa paladina delle libertà in tempi in cui si finiva arrestati per un semplice spettacolo erotico. In chiave anche autobiografica un film leggero, senza pretese autoriali. L'atmosfera seventies c'è tutta, evidenziata dal musicista Marchetti. Povero nei mezzi ma sincero.
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Questo prodotto promozionale - avente chiare finalità pubblicitarie per lanciare sul mercato l'immagine della pornodiva ungherese - presenta una scena che anticipa, curiosamente, un analogo momento poi rivisto (meglio) nel patinato 9 settimane e 1/2, quella davanti al frigorifero.
Pure la Roma al naturale, ripresa mentre la Staller girovaga nei paraggi, ricorda a suo modo lo scorazzare in vespa del più rispettabile Nanni Moretti (Caro diario).
Il repertorio musicale (orrido, a mio avviso) di cui il film fa sfoggio è derivato invece dalle prestazioni canore di Cicciolina in una radio della capitale (ad esempio: Grandi labbra e Più su, sempre più su).
davanti a film simili mi rammarico di non essermi fatto prima un megapersonal o due litri di acquavite. un ceffone ai lumiere, ce la mette davvero tutta per sfuggire al cinematografico consorzio. vaccapolavoro!
Hahah io lo vidi mezzo brillo con degli amici e fummo annichiliti dalla bruttezza dell'insieme. La scena di lei sul cavallo bianco rimarrà negli annali del weirdo italico.
si è di una bruttezza talmente sperticata che si rischia di cadere nel misticismo o di trovarci riferimenti filosofici o letture massoniche o antroposofiche. comunque una di quelle visioni che non rassicurano per niente, capaci di farti sentire allucinato e delocato, e che nella loro risibilità riescono persino a trasmetterti brividi di disagio. niente come l'ostentato finto candore della staller fa sentire vicini alla morte.
Hahah vero, anche noi eravamo restati sospesi tra la catatonia, lo stato alterato di coscienza e il delirium tremens.
Anche la scena in cui il carcerato sfoglia i giornaletti con Cicciolina e lei compare nella cella, per poi scomparire lasciando il povero recluso con una lacrima che gli solca il viso, suscitò fortissimo disagio nei presenti.