Curiosa e innovativa variazione “black” sul tema del vampiro, il film di William Crain è uno dei più celebri “blacksploitation” (i film di genere afroamericani) di sempre. Dopo un prologo improbabile, che vede William Marshall, verso la fine del 1700, andare in Transilvania per conferire con Dracula in persona (Charles McAuley) e venire trasformato in vampiro, il film comincia ai giorni nostri ed è subito chiaro (dal tipo di fotografia, le musiche, il modo di fare dei personaggi) che BLACULA, nonostante l'argomento, con l’horror c'entra poco o nulla. Marshall sembra un Jack Palance nero e come vampiro è anche credibile, ma per il resto...Leggi tutto siamo in presenza di un poliziesco alla Starsky e Hutch con qualche accento thriller (negli agguati vampireschi) e un paio di spruzzate horror (gli attacchi dei morti viventi, molto dinamici rispetto alla media). In pratica la figura di Mamuwalde (questo il nome del Conte in società) non è molto diversa da quella di un qualsiasi serial killer, ma il poliziotto di colore che gli dà la caccia recita bene e nel complesso la storia ha un suo perché. La fotografia è fredda, insolita (soprattutto per un horror) e di una certa qualità e possiamo considerare l'esperimento riuscito. Poi però BLACULA ha i difetti dei telefilm polizieschi, piatti in troppe parti e privi di pathos, e se consideriamo che gli effetti speciali sono quasi inesistenti ci accorgiamo che le pecche ci sono e si sentono. Siamo comunque in presenza di un “horror” sorprendentemente moderno, vivace, spesso pure divertente, con alcuni guizzi geniali, lontano anni luce dalla solita draculata in costume che troppi registi ci hanno propinato senza riuscire a rivitalizzarla. Un film in qualche modo unico, che pur essendo girato senza grande tecnica merita un posto a sé nella filmografia sul Conte.
Bizzarra ma divertente e riuscita versione "black" di Dracula, aggiornata però ai giorni nostri. Più che un horror puro però si tratta di un poliziesco con spruzzatine di horror e commedia. Il risultato è estremamente godibile grazie a qualche bella idea e ad un ritmo piuttosto scorevvole e senza particolari intoppi. Peccato che a tratti sembri di assistere ad un semplice telefilm. In ogni caso una vera sorpresa e, a mio avviso, uno dei migliori film di sempre della blaxploitation (nonché sicuramente uno dei più famosi). Merita la visione.
Una bella scoperta. Marshall è un convincente dracula nero, che appunto si chiama Blacula. Apprezzabile il prologo con Charles Macaulay nei panni di Dracula, la scena con la vampira taxista nell'obitorio, la partecipazione di Elisha Cook, jr. con braccio di ferro con uncino. Il ritmo è costante, la regia buona, sicuramente da ricordare.
Questo Dracula nero con basettoni non se la cava male (oltretutto, il classico pallore cadaverico viene qui abilmente camuffato dalla tintarella). La pellicola ha un discreto ritmo, gli attori, in generale, se la cavano e il fatto che venga inserita una vera e propria indagine, contribuisce a dare più linfa vitale alla vicenda. Le parti nel locale, con canti e balli, me le sarei evitate volentieri, ma forse era pretendere troppo (in quegli anni erano quasi obbligatorie negli Afrofilm). Niente male il risveglio della vampirizzata nell'obitorio, come lo scontro poliziotti-vampiri. Particolare.
MEMORABILE: Il protagonista a Dracula: "Lei si comporta come un animale!". E Dracula: "Veda di non dimenticare che è lei che viene dalla giungla".
Il vampiro è condannato a stare nella bara senza bere e quando esce.. ha sete! Bizzarro episodio di blaxploitation, con momenti davvero tosti e divertenti. Vi sono venature impegnate nella critica e nella rivendicazione sociale, in particolare sui diritti civili e sul comportamento della polizia metropolitana. Comunque l'impronta da telefilm poliziesco, condita con il vampirismo, mi è piaciuta. Anche qui il non-morto (comunque un figlio di Dracula) non si smentisce e ritrova l'amore creduto perso per sempre, almeno temporaneamente. Finale romantico!
Farsa su Dracula a suo modo originale. Un film che non è tutto da buttare: gli interpreti sono bravi e simpatici, bellissime le attrici, accettabili gli stacchetti musicali con canzoni soul; in poche parole tutto improntato nella società afroamericana. Stoker si sarebbe divertito.
Sembra quasi essere una parodia, ma non lo è. Vuole "distruggere" Dracula, degnandolo però di un'idea abbastanza originale, anche se assurda. Poco studiato e poco coinvolgente. Il cast è accettabile e le musiche ricordano gli ormai lontani anni '80. Finale forzato.
Scempiaggine e parodia del celebre personaggio di Bram Stoker. Francamente non si capisce veramente quale sia lo scopo della pellicola. Non mi sembra un horror, talmente è comico: già dall'inizio con i due omosessuali, acquirenti del castello del leggendario Conte Dracula, mi sembra una presa in giro...
A cavallo fra B-Movie e Blaxploitation, "Blacula" è uno dei film più divertenti per chi ama il cinema americano più bizzarro e si accontenta anche di storie che non stanno particolarmente in piedi. Assolutamente da vedere, a patto di partire con la testa giusta e non avere grandi pretese, anche sul piano dell'azione che risulta un tantino raffazzonata rispetto ad altri contemporanei episodi di Blaxploitation.
1780. Un africano in viaggio diplomatico in Transilvania viene vampirizzato da Dracula in persona. Si risveglierà, con sopracciglia e basettoni da paura, nella L A. anni 70, per cominciare la sua opera di succhiasangue. Il ridicolo affiora talvolta, nel make up dei vampiri con trucco e dentoni improponibili, o più semplicemente nell’abbigliamento sgargiante di un po’ tutti i personaggi. In generale, però, la noia regna sovrana in questa versione black di Dracula, tra dialoghi piattissimi e una narrazione sbrindellata che procede per inerzia.
L'idea da sola (e con quel titolo... ) è da applausi, ma anche la realizzazione non è male, per come tiene in equilibrio i due stridenti registri. Marshall, nonostante le preoccupanti eccedenze pilifere, ha una buona presenza scenica, come la McGee, già amata nel Grande silenzio. Efficace anche lo score di Gene Page, grande arrangiatore della Motown (quanto di più lontano da qualsivoglia nozione di "gotico"). Buono.
Un Dracula colored nella Los Angeles anni 70: il massimo! E difatti come inizio non c'è male davvero. A tratti divertente a tratti horror, con alcuni sound che non sono affatto male. Peccato però che il ritmo a volte cali di parecchio e a tratti si abbiano dei passaggi abbastanza soporiferi. Riuscito a metà, ma mi riserbo di rivalutarlo ad una nuova visione.
Tentativo non del tutto riuscito di modificare il colore della pelle al vampiro più famoso del mondo. L'idea di partenza non è male, ma è lo sviluppo che lascia alquanto a desiderare; infatti il film, che si mantiene costantemente in bilico tra il serio e il faceto, non offre né grandi brividi né grasse risate. Un altro elemento innovativo è il fatto che Dracula vive in un periodo moderno, ma in tal senso la Hammer, con il suo 1972: Dracula colpisce ancora!, aveva fatto di meglio.
Maturo frutto (cinematograficamente parlando) della blaxpoitation. L'anno dopo Shaft, la version "nera" del masterpiece di Stoker prende l'avvio con un paio di notevoli colpi d'ala (di pipistrello, ovvio): le rivendicazioni antischiaviste del Principe Manuwalde e il richiamo alla vita di Blacula da parte della gaia coppia interraziale. Presto però Crain ripiega sulla maniera del vampiro (il rapporto con la McGee) e tralascia gli spunti originali sulla identità integrata degli afroamericani, rispetto ai quali Blacula non si può certo definir un "fratello".
MEMORABILE: Il vestito e gli orecchini della Mc Gee nell'incipit in Transilvania; Blacula al night con il mantellone decisamente fuoricorso; Lo score: va da sè.
La presentazione formale (il titolo) porta al riso ma la sostanza è invece di quelle buone. Si va al di là di una pedissequa clonazione dei crismi del Dracula stokeriano, con movenze felpate che talvolta occhieggiano a sit-com dei tempi, contraddistinte da una partecipazione preponderante di attori neri, sempre in sintonia con la bisogna. Questa è la blaxploitation, questo è il vampiro afro, in cerca della donna il cui ricordo gli tormenta le notti (pardon i giorni) in bara... Negli anni novanta era presenza costante nei circuiti tv privati.
Un conte Dracula razzista che però non disdegna succhiare sangue dal nobile di colore, tanto da creare un suo analogo dalla pelle nera, che si risveglia in una Los Angeles anni settanta. Ed ecco Blacula coi dentoni e pelosetto come un mister Hyde in formato romantico. Film che diverte più che terrorizzare, ed è proprio questo suo mix tra il serioso e il suo contrario a renderlo accettabile. Senza dimenticare che è stato anche girato bene (non mancano crocifissi e paletti) e interpretato decentemente. A quando un Dlacula giallo?
La trama, se si esclude l'idea di proporre un Dracula di colore, non presenta certo grosse novità, ma la realizzazione può dirsi soddisfacente, contenendo anche momenti ben realizzati e di discreta tensione, anche se in generale la messa in scena ricorda molto, più che il genere horror, la serie dedicata a Shaft il detective. La parte che precede l'epilogo vero e proprio risulta particolarmente lunga e ripetitiva e sembra realizzata così per allungare un po' il brodo. Più che dignitose le interpretazioni dei protagonisti.
MEMORABILE: L'attacco della vampira taxista a Elisha Cook Jr.
Un prodotto storicamente rilevante e, almeno all'inizio, molto apprezzabile per la fluidità, il tono action e il divertimento nel vedere il casco afro alla Angela Davis sostituire le eburnee e diafane creature di Stoker. Sul lungo termine è altrettanto indubbio che il film abbia il fiato corto: in fondo non si tratta che di un poliziesco anni Settanta dal ritmo black-funky senza nessuna sorpresa. Gradevole, ma sopravvalutato.
Originale l'idea di mescolare la blaxploitation con il più classico dei temi dell'orrore (vampirismo e conte Dracula in particolare). Il risultato purtroppo è però un film mediocre che non lascia il segno. Il trucco dei vampiri è terribile, la recitazione non eccezionale e diversi momenti ridicoli danno poi il colpo di grazia a una struttura già traballante. Evitabile.
Filmetto che non sfrutta il potenziale dell'idea e spreca un cast che offriva un buon assortimento. La regia procede statica e si concede giusto due o tre spinte in avanti, tra il grottesco e il romanticone. Già il prologo in terra transilvana aveva fatto capire che si andava sull'ironico ma quello di grana grossa, con dettagli ridicoli (vedi quello che arriva dall'alto o il vaso gettato sopra la testa). Le figure femminili non sono male e magari si poteva osare di più sul versante sexy. Make-up vampiresco così così.
Aggiornamento all'era blaxploitation del classico stokeriano, di cui riprende solo qualche spunto; il resto è più una vicenda a cavallo tra poliziesco e thriller/horror anni '70, con il vampiro che semina vittime e il poliziotto che cerca d'incastrarlo. Ottima la caratterizzazione di Marshall, sempre carina la McGee, favolosa l'apparizione dei The Hues Corporation; il film scorre che è un piacere, non rinuncia a qualche effettaccio e crea una buona atmosfera nelle scene più suggestive. Meno macchiettistico di quel che si potrebbe pensare, è un ottimo esempio di cinema di genere 70s.
Malgrado il titolo (geniale) faccia pensare ad una parodia, si tratta di un vero film di vampiri, con moltissime libertà rispetto al testo di Stoker, ma tutto sommato fedele ai suoi architravi, tanto da mettere in primo piano il motore melodrammatico acceso dal carisma di Marshall e McGee. Il prologo, con il passaggio di consegne da Dracula a Blacula nutrito di istanze antirazziali, è scoraggiante, ma il film adesca progressivamente con un paio di sequenze terrifiche, lancinanti uccisioni di vampiri e una bizzarra dissolvenza incrociata tra atmosfere voodoo e poliziesco urbano.
Operazione di marketing che, per strizzare l’occhio agli afroamericani, abbandona le usuali ambientazioni gotiche per abbracciare un colorato stile horror-funky in cui il nemico è la polizia. Il vampiro non è infatti il solito malvagio ma un principe nero condannato a questa nuova schiavitù da un bianco: Dracula, dipinto come un triviale razzista. Reinterpretazione che poteva cadere nel ridicolo e che invece, seppur arruffata, funziona. Nel cast anche Ketty Lester, che non canta “Love Letters” ma fa la tassista, lasciando il palco alla Hues Corporation che si esibisce in gustosi R&B.
MEMORABILE: Il vampiro che ordina un Bloody Mary; Il nero gay con la cadenza veneto-friulana; La trasformazione in pipistrello. Perché ce lo aspettavamo bianco?
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Zender, è vero che il film a tratti ha un'atmosfera da poliziesco, ma lo classificherei come horror, è proprio un film di vampiri.
Concordo
DiscussioneZender • 24/10/22 12:58 Capo scrivano - 48881 interventi
Mah io lo ricordo proprio come un poliziesco che ha a tratti delle scene horror veramente, è proprio impostato come un poliziesco a quanto ricordo. Credo di aver messo poliziesco proprio per far capire che con l'horror c'entra poco. Ad ogni modo cambio, non è un problema.
L'ho visto ieri sera in cineteca, rassegna "Black horror": ha sicuramente degli elementi da poliziesco legati all'indagine del Van Helsing di turno, qualche scazzottata anche, ma la storia è quella del Conte che ritrova l'incarnazione dell'amante perduta mentre fa dilagare una pandemia di vampirismo a Los Angeles. Muore corroso dalla luce del sole come da tradizione. Insomma, ci sono i poliziotti perché c'è un'orda di vampiri in città!
DiscussioneZender • 24/10/22 17:23 Capo scrivano - 48881 interventi
Sì beh dicevo poliziesco non solo perché ci sono dei poliziotti, ma porprio come prevalenza di action e di scene più appartenenti a un genere diverso dall'horror. Comunque non lo ricordo così bene da poter eventualmente ribattere :)