Azrael - Film (2024)

In un futuro imprecisato, in cui ci si esprime senza parlare, un gruppo di persone offre sacrifici per placare l'ira dei demoni; una ragazza prescelta fugge nei boschi. Ispirandosi a una divinità diabolica conosciuta in varie religioni, si svolge questo mix tra action e horror tutto basato sull'interminabile corsa nel bosco della protagonista e sugli scontri coi mostri antropomorfi e con la comunità di villani; i momenti splatter non mancano e i combattimenti all'ultimo sangue sono ben girati, tuttavia la quasi totale assenza di dialoghi e una certa ripetitività di base non aiutano.

La dimensione pre-alfabetica della barbarie (ritorno al mutismo, non al cinema muto) scatenerà una bella contesa tra sottovalutatori e sopravvalutatori di un'opera che tutto sommato agli horror-lovers non offre molto di più di un onesto survival game millenarista che quanto a goreteggiamento e slancio iconografico può anche fare innamorare ma che nei corpo a corpo tradisce dinamiche straviste e fa capolinea su un finale che più whatsappato non si potrebbe. Niente alzabandiera né messa al muro per l'ennesimo squilibrio tra efficacia della realizzazione e sbadataggini della scrittura.

La privazione della parola è dei nuovi selvaggi, conseguenza di una punizione divina, in una foresta post-apocalittica, tra tendopoli e rovine, avvengono immolazioni a demoni ciechi e sordi richiamati dall'odore del sangue. Un survival orrorifico (simile per impatto a The furies) purtroppo privo di trama e di caratterizzazione dei personaggi, con interventi musicali diegetici stranianti, una bella fotografia notturna, piacevoli eccessi gore e un finale fascinoso.

Una ragazza in fuga dei boschi, inseguita non si sa perché dai membri di una setta votata al silenzio mentre nei paraggi si aggirano esseri che hanno l'aspetto di cadaveri carbonizzati e si comportano come zombi voraci... Postapocalittico senza dialoghi che conta sull'immaginazione dello spettatore per fornire un senso alla storia: questa voluta cripticità può risultare irritante o affascinare oppure entrambe la cose, perché i tanti (troppi) punti interrogativi sono impaginati con un certo stile e Weaving col suo volto espressivo riesce a suscitare la nostra empatia. Perplimente.