Kaufman ribadisce la sua originalità con una sceneggiatura degna di un trattato psichiatrico: alterna come su un filo di un rasoio la depressione più nera all’emozione di un innamoramento a prima vista. Anche lo stop motion aiuta a togliere orpelli come l’uso scarno di musiche. Piccole iniezioni di ironia perché anche nel dramma l’imperfetta umanità diviene goffa e ridicola. Breve durata, anch’essa funzionale all’essenza della storia.
Curioso lavoro di animazione, splendido nei dettagli e delicatamente sospeso tra l'inquietudine della depressione, l'appiattimento della percezione (la sindrome di Fregoli, che è anche il nome dell'hotel dove si svolge la vicenda e l'ansia di intercambiabilità post-umana), la tenerezza dell'amore a prima vista come fuga dall'angoscia. Magari non travolgente, ma sottilmente perturbante, vale una visione.
MEMORABILE: Il sexy shop scambiato per negozio di giocattoli; Il sogno nel sotterraneo.
Più che anomalo, bizzarro: sverginando la stop-motion nella tragica, adulta mediocrità dell'esistere, tra livide stanze d'albergo e sexy shop, solitudini esiziali ed egocentrismi radicali, Kaufman fa un'operazione programmaticamente destabilizzante - la scena di sesso è destinata a infestare i social con un mucchio di chiacchiere... - ma la reiterata ostentazione di pudori, goffaggini, esitazioni rende dubbia la sincerità della sperimentazione e sintetizzare l'ardita soluzione stilistica al narrato diventa un impegno fin troppo ingombrante per lo spettatore. Solo per adulti, comunque.
Nella sequenza più memorabile di un film sceneggiato da K., John Malkovich si trovava circondato da repliche di se stesso. Qui il protagonista invece percepisce se stesso come unicum in mezzo a persone che hanno tutte lo stesso volto e la stessa voce, finché incontra una "anomalisa"... Girato con una tecnica d'animazione particolare, il film all'inizio disorienta per la goffaggine dei movimenti abbinata ad un realismo minuzioso, ma col passare dei minuti finisce per conquistare come originale rappresentazione della depressione e del sentimento amoroso. Opera singolare, angosciosa con ironia.
MEMORABILE: Il sogno con le profferte di amore da parte del direttore dell'albergo e di tutte le segretarie
I film e le sceneggiature di Kaufman non sono mai banali e questa non fa eccezione. Poiché se è vero che ad un certo punto sembra di assistere alla solita storiellina che
unisce esistenze grigie ed insodisfatte, a ben guardare ci si accorge che non è assolutamente così: si parla (in maniera sobria) di amore, depressione, malattia mentale. Soprattutto lo si capisce stando attenti a particolari che sembrano insignificanti (l'hotel che si chiama Fregoli, i personaggi che hanno quasi tutti una voce maschile, le maschere sul volto delle persone). Forse un po' incompiuto ma interessante.
Storia di un individuo in piena crisi affettiva e di identità che stenta a separare immaginario e reale, impulsi e relazioni non risolte. Pur accattivante per la soluzione in stop motion, la trama regge fino a metà dell'opera, puntando anche su qualche tratto di ironia, per poi dilungarsi e avvitarsi in un percorso patologico difficilmente comunicabile. Originale la soluzione dell'uso della voce indistinta tra maschile e femminile, destabilizzante ma funzionale. Solo a tratti coinvolge a causa dell'alone troppo individuale e chiuso del protagonista.
MEMORABILE: L'incontro con una vecchia fiamma; L'estenuante corteggiamento di Michael a Lisa; L'incubo di Michael.
Bel film, capace di trasmettere emozioni pari se non maggiori rispetto ai prodotti tradizionali grazie a una complessità di argomenti e un disegno, sia reale che metaforico, che crea la giusta empatia e grado di coinvolgimento. Come nella migliore tradizione fumettistica orientale, solo che qui non è possibile ricorrere a panorami immaginari, siamo infatti circoscritti a hall, stanze d'albergo e room congressuali. Luoghi "tristi" ma che nell'ottica del pubblico americano acquistano un vissuto considerevole (si pensi a Lost in translation).
Animazione dallo stile spiazzante che offre una dose di strano realismo che conquista fotogramma per fotogramma. Quel genio di Kaufman è forse meno brillante del solito, ma nonostante ciò scrive una gradevole sceneggiatura dalle molteplici chiavi di lettura (è la mancanza di amore che rende tutti uguali? o il protagonista soffre della sindrome di Fregoli?) con dialoghi vivaci e originali. Atmosfera generale particolarissima, poiché vedere un atto sessuale e sentire un linguaggio non sempre elegante non è usuale, per un film d'animazione.
MEMORABILE: Il protagonista che chiama la sua ex; Il negozio di giocattoli; L'incontro con Lisa; La canzone di Cindy Lauper.
Un lavoro che disturba. Lo fa a iniziare dal modo in cui è messo in atto questo stop motion, dai dettagli talora grezzi di scenari e personaggi, per arrivare poi al messaggio di fondo: questa sindrome di Fregoli (che è anche il nome dell'hotel dove si svolge gran parte della vicenda) chiave di lettura per un'esasperante ricerca di individualità, elemento precario (la parte inferiore del volto che cade al protagonista) e quasi irreperibile. Una buona riflessione non del tutto riuscita.
Interessante in questo film la scelta dell'animazione: senza di essa la sceneggiatura firmata Kaufman sarebbe stata priva di una verve che invece rende bene in stop motion (i volti stranianti dei protagonisti e i loro goffi movimenti). Si perde molto dietro a orpelli che spesso sembrano riempitivi più che altro dal punto di vista del minutaggio, dato che l'idea sarebbe potuta stare dentro un quarto d'ora di film. Quest'indole descrittiva tuttavia non disturba: più che altro è la sbrigatività con cui si conclude il finale che delude un po'.
Ci vuole un pochino per entrare nel film e altrettanto per cominciare a digerirlo. Poi ti rendi conto che è una splendida opera sull'amore o meglio sulle ossessioni che ne derivano e che possono portare alla patologia. L'uomo annoiato e depresso trita il presente per cercare rifugio in un passato che non lo ha mai perdonato e in un futuro che non è ancora in grado di odiarlo. In mezzo c'è la vita che scorre accanto a corpi che si trascinano stanchi da un luogo all'altro con il pensiero rivolto a qualcosa che sfugge ogni volta.
Senza dubbio disturbante, restando però sempre lontano un palmo dall'esser perturbante, Anomalisa è un film dietro al quale c'è un "pensiero" importante, che si rivela tuttavia (come altrove in Kaufman) più letterario che cinematografico. Così pur se l'utilizzo dell'animazione in stop motion è genialmente congruente al narrato, il peso della scrittura si fa gradualmente angosciante fino a rendersi urtante. Si è così portati a "giudicare" il personaggio Stone, senza che la regia riesca mai a straniarci e a straniarlo. Opprimente ma soffocato.
MEMORABILE: Nel bene e nel male la scena di sesso tra Stone e Lisa.
Parafrasando il titolo, si potrebbe definire un film anomalo che non lascia indifferenti, come del resto molti dei lavori di Kaufman, sceneggiatore e regista. Un lavoro in stop motion, soltanto all’apparenza semplice tecnicamente, in realtà estremamente raffinato, che indaga con inconsueta profondità sulle contraddizioni dei sentimenti, sul come percepiamo l’altro nelle relazioni amorose. Geniale l’escamotage delle voci tutte uguali eccetto quella della protagonista femminile (l’Anomalisa del titolo). Notevole.
Stop motion iperrealistico per una storia di ordinario squallore, incentrata sulla spasmodica e inesauribile tensione del life coach Michael Stone verso la ricerca di un'anima gemella che si distingua dall'oceano di umanità tutta uguale di cui è circondato. Più complesso di quanto sembri, soprattutto nell'evoluzione narrativa degli ultimi venti minuti, innescata da eros (una lunga scena di sesso quasi del tutto esplicita) e dall'inconscio (l'incubo rivelatore), lungo un disvelamento quasi tolstojano. Pellicola amara, dal finale aperto.
MEMORABILE: Lisa sbatte contro la testiera del letto durante i preliminari; Stone a colloquio, nel finale, con la sola indecifrabile bambola giapponese.
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DiscussioneDaniela • 7/03/16 10:18 Gran Burattinaio - 5946 interventi
Schramm ebbe a dire: con la sua opera precedente feci una fatica boia. mi sa tanto che diserto.
Fatica con Synecdoche, New York? Capirei se scritto da altri, ma da te Schrammettino che hai goduto con film che personalmente mi hanno fatto venire cose che fisiologicamente non avrei neppure (1), beh, questo non me aspettavo...
* Il nome dell'hotel dove alloggia il protagonista è Fregoli.
* Il protagonista vede negli altri sempre la stessa persona e sente sempre la stessa voce; questa cosa fa pensare che soffra della sindrome di Fregoli.
si danyta lo trovai di una programmatica pesantezza che fece saltare la resistenza elettrica del mio essere spettatore. ma tanto quello mi pesò come une petroliera trainata coi denti, quanto anomalisa mi è stato terreno lieve in cui soggiacere. col tutto che mi aspettavo davvero di dare forfait dopo 20'. commento a breve.
DiscussioneDaniela • 17/09/18 17:34 Gran Burattinaio - 5946 interventi
beh Schramm, aspetto di leggere il tuo commento: per adesso, fai conto di aver recuperato nella mia personale classifica delle anime gemelle davinottiane i punti persi con il mancato gradimento di Synecdoche, New York. ;o)