Ficarra e Picone poveri in canna nella loro Sicilia non sono certo una novità; a cambiare, di film in film, sono i metodi con cui procurarsi il minimo per sopravvivere. Questa volta l'idea è quella di portarsi in casa gli anziani del paese per gestire a piacimento le loro pensioni. La terza età come capitale d'investimento insomma, seguendo un malcostume comune che porta a un ovvio cinismo destinato a diventare il vero cavallo di battaglia soprattutto di Ficarra: è lui - come sempre - il motore comico del film, con Picone più dimesso e attirato dalla possibilità di tornare insieme a una sua vecchia fiamma (Fatima Trotta). Il ritorno al paese d'origine,...Leggi tutto quindi (Monteforte, composto unendo scorci di più cittadine sicule), dovuto a uno sfratto che li costringe ad abbandonare la "metropolitana" Palermo, porta con sé uno stato di provvisorio benessere. Almeno fin quando gli anziani/vacche da mungere non muoiono in rapida sequenza lasciando i due in braghe di tela. La soluzione c'è: far sposare a Picone (Ficarra ha già famiglia, con figlia a carico e nuovo nato in arrivo) zia Lucia (Liry Tirinnanzi), l'unica anziana rimasta del gruppo, in modo da assicurarsene definitivamente la pensione. Ficarra, secondo uno schema già ampiamente sperimentato che lo vede dipinto come massimo esempio di egoismo, non si fa problemi a calpestare i sogni dell'amico pur di salvare il salvabile. Dovrebbe essere un matrimonio celebrato nel silenzio, una cerimonia opportunistica da nascondere a tutti, ma come noto quando il paese è piccolo la gente mormora e il passaparola è immediato, con conseguente infangamento della reputazione. I due comici ripetono la formula dei loro film precedenti replicandone i difetti, individuabili principalmente in una regia incolore (da loro stessi firmata) e in una scarsa inventiva del soggetto. I paesaggi assolati sono suggestivi, comunque, il clima è quello di tante commedie siciliane anche d'altri tempi e Ficarra dimostra di saper essere un ottimo comico, capace da solo di dare un senso a gag che in bocca d'altri non avrebbero quasi significato. Le battute non mancano quindi, i duetti funzionano e più in generale qualche buon momento c'è. Peccato per la disorganizzazione generale, per l'assenza di scene memorabili, per un caos che sembra lasciare al caso montaggio e musiche col risultato di minare la fruibilità dell'opera (soprattutto quando è il momento di dare qualche direttiva che spieghi in breve la situazione alla base del film). Terribili le diverse fasi della love-story tra Picone e la bella Trotta, inevitabile prezzo da pagare per la preparazione dell'altrettanto inevitabile happy ending. Frassica barbiere non incide (due o tre scene di raccordo o poco più), Paolantoni agente di ps viene sfruttato meno di quanto si spererebbe. Epperò alcune trovate legate al rapporto tra Picone e la sua promessa sposa settantenne sono notevoli, così come l'ingenua perfidia di Ficarra. Le particolarità e lo stile della coppia in definitiva emergono bene dando un tocco di ruspante originalità al tutto. Dal punto di vista strettamente cinematografico le lacune sono enormi, ma spesso si ride e tanto basta.
Ficarra e Picone sono i protagonisti e i registi di questa divertente e scoppiettante commedia ricca di gag e duetti che strappano numerose risate. Il merito va anche al cast di contorno, che ben si amalgama con la loro comicità. Bei paesaggi siciliani a completare il tutto. Peccato per Nino Frassica, ridotto a un ruolo marginale e quasi inutile.
A loro modo, Ficarra e Picone sono due dinosauri: evitano ancora oggi e con ostinazione volgarità varie, natiche al vento o battute sulla topa e si rifugiano nella classica commedia italiana, regalando sketch leggeri e brillanti, sempre con gusto lieve e con quel pizzico di cinismo che non guasta. Il risultato è valido (comprese fotografia e location) e chiudiamo un occhio se il finale sbraca o se i duetti tra i due comici eccedono in ripetitività, esasperando la matrice televisiva. Bravi.
Mediocre commediola basata su un'idea che ossigena la pellicola per un tempo. Poi tutto si attorciglia su se stesso, compresi i due protagonisti, che pur essendo simpatici (sono l'unico perchè del film), non possono fare più di tanto al cospetto di una sceneggiatura sì cucita sui loro botta e risposta (sono i registi), ma troppo limitata e con l'aggravante dell'impresentabile ultima parte alla Uccelli di rovo. Si può anche vedere, ma fa parte di quei prodotti cellulosici usa e getta velocemente dimenticabili.
MEMORABILE: Ficarra vede i parenti sul balcone e commenta: "Sembra il palazzo dell'Inps"; La laurea come vassoio; Zia Lucia non è vecchia, è diversamente giovane.
Il simpatico duo comico siciliano con questo film ha rischiato di farsi mandare a quel paese. Hanno confezionato un prodotto commerciale che gli ha dato ragione dal punto di vista del botteghino, ma il tentativo di satira sociale risulta velleitario. Rimarcano in modo superficiale qualche situazione di attualità (la crisi sostenuta dagli anziani con le loro pensioni) e qualche luogo comune (i legami affettivi tenuti nascosti dai preti) per creare un vivace mosaico comico che strappa diverse risate, alcune però tirate per i capelli.
Non è certo da Ficarra e Picone che ci si può aspettare una satira sociale con tanto di strizzatina all'ormai cronico problema della crisi economica. E infatti l'obiettivo è velleitario e tale rimane. Anche perchè la loro comicità non cambia per l'occasione e continuano a ripetere le stesse gag trite ritrite, con Picone eterna vittima. Essere scevri da volgarità e adottare una certa delicatezza non vuol dire innalzare il livello del film, che si regge comunque su basi traballanti. Discreti i camei, ma far ridere il pubblico è un'altra cosa.
Intercettando i bisogni economici di un sud sempre più in crisi sociale, Ficarra e Picone propongono una loro personalissima versione di "commedia sociale", filtrata attraverso la loro comicità leggera e garbata. Volti e facce azzeccate con qualche piacevole (ri)scoperta come quella di Paolantoni e l'ottima Lily Tirinnanzi e una bella ambientazione paesana. Sebbene la sceneggiatura non sia impeccabile, specie nella seconda parte, il film è sostanzialmente riuscito e un passo avanti rispetto alla loro penultima produzione cinematografica.
Due innocui scansafatiche vengono sfrattati e lasciano Palermo per tornare al paesello d'origine, dove pensano di sfruttare le pensioni dei parenti anziani. Luogocomunismo a tutta forza, una sottotrama improbabilissima di matrimoni incrociati che potrebbe forse funzionare in un Feydeau in costume, battute non originalissime. A me i due sono simpatici e la loro comicità beneducata è piacevole, anche se del film resta in mente davvero poco. Forse dovrebbero provare a invertire i loro, troppo consolidati, ruoli (maschere?).
Ennesima pellicola trita e ritrita del duo siciliano che stavolta parla di pensioni e di come sbarcare il lunario. Citazioni di altre pellicole e soliti siparietti tra i due protagonisti. Le risate latitano, anzi appare anche una certa noia nel vedere sempre le stesse cose. Qualche barlume si osserva dalle partecipazioni di Regillo, Paolantoni e Frassica.
Simpatica commedia che combina in modo intelligente la satira sociale con la pura comicità. La ormai cronica mancanza di lavoro costringe i giovani a sfruttare le pensioni dei parenti anziani per poter sopravvivere. Il ritorno nel paesello di origine, nella provincia siciliana, offre ai due protagonisti diversi spunti per situazioni, spesso grottesche, nelle quali esprimere le loro indubbie capacità comiche. Divertente.
Costretti a trasferirsi da Palermo ad un paesino dell'interno a causa della crisi economica, due amici scoprono un'inattesa fonte di sostentamento: i pensionati INPS... La comicità di Ficarra e Picone, pur apprezzabile per la mancanza di volgarità. è troppo televisiva e macchiettista per graffiare, nè si nota alcuno sforzo per uscire dai binari dei battibecchi ormai risaputi fra i loro personaggi caratterialmente opposti, con il paziente Valentino vittima del mercuriale Salvo. La seconda parte, un poco più brillante, fa raggiungere la sufficienza ad una commedia garbata ma inconsistente.
Mi è sempre piaciuta la semplicità del duo comico anche se questa volta il film non è riuscito a convincermi del tutto perché alla lunga un po' troppo ripetitivo. La crisi economica che investe questa generazione non poteva non far capolino nella trama, soprattutto perché si parla di lavoro al Sud. Nella seconda parte ci si incanala in un perpetuo ripetersi di situazioni, il che non giova alla scorrevolezza della storia. Da loro mi aspettavo qualcosa di più.
Nel paesino siciliano di Monteforte, il rimedio alla crisi economica sembra essere sfruttare la pensione di anziane vedove... Come nel più recente film del duo, un'idea dal buon potenziale si perde tra una sceneggiatura poco brillante e la loro comicità gradevole ma alla lunga ripetitiva e priva di particolari guizzi. Rimane comunque una commediola piacevole, con tanto di sorpresina finale che vivacizza il tutto.
Discreta commedia della coppia palermitana che più o meno è allo stesso livello qualitativo dei loro primi due film; valida la sceneggiatura così come di spessore è il cast, impreziosito dalle simpatiche presenze di Frassica e Paolantoni; Ficarra (anche se a volte troppo logorroico) rende di gran lunga più di Picone e le battute migliori sono le sue.
Nell'Italia in crisi i nostri s'arrabattano sbarcando il lunario coi vecchietti di un paesino dell'entroterra siculo; uno spunto decisamente gradevole e un finale un po' troppo mieloso, quasi pieraccioniano. Questo volgere al telefonato annichilisce la prima parte e trascina giù anche qualche spunto interessante. Al solito il duo appare tutt'altro che sguaiato, ma non incide a sufficienza. Il cast di contorno svolge bene il proprio compitino e nulla più.
Tra il leggero e il pungente, si può definire in sostanza la solita commedia all'italiana sbarcata (o, piuttosto, naufragata!?) nei mari delle consumate realtà sociali e culturali post-2000. Si prendono in giro alcuni stereotipi sulla famiglia e sull'avidità lungo un domino di gag scontate ma ben sostenute dal battibeccare quasi teatrale di Ficarra e Picone. L'ambientazione in un paesino siculo di provincia marca la carica di surreale cinismo, senza adombrare le bellezze locali. Non suscita risate ma strappa sorrisi, anche un po' di rammarico.
Divertente commedia firmata Ficarra e Picone, nella quale si affrontano una serie di problemi tipici italiani, su tutti la crisi lavorativa e i benefici derivanti dalle pensioni. I due sono veramente affiatati e sopratutto Ficarra colleziona gag a raffica che permettono al film di scorrere senza problemi. Un po'forzata l'ultima parte, ma si può perdonare. Non male, nel complesso.
Dopo Anche se è amore non si vede, il duo comico zaloneggia e porta la commedia romantica su lidi vagamente più satirici. La prima parte conta le battute migliori e le piccole incursioni di humour nero (i parenti anziani morti accidentalmente mentre cercano di recuperare gli agognati dolcetti) rinvigoriscono lo script, ma la verve comica non va oltre una certa quota e la seconda metà non brilla. A ogni modo, la simpatia di Salvo e Valentino non si discute e la loro alchimia è perfetta. Simpatica la zia Lucia interpretata con garbo dalla Tirinnanzi. Film gradevole come ci si aspetta.
MEMORABILE: Le vecchiette che ricevono complimenti per strada sventolando la propria pensione; L'infarto della zia; Ficarra e Picone parlano con l'onorevole.
Commedia intelligente e cattiva (a partire dal titolo) che affronta il tema attualissimo dello sfruttamento degli anziani commettendo tuttavia l'errore di cedere al romanticismo nel finale. Comunque ben riuscita, inanella una serie di freddure azzeccate, ha un buon ritmo, un cast che funziona (la parte del leone la fa però Ficarra nel ruolo antipaticissimo dello scroccone immorale) e una regia competente (i due comici siculi si rivelano una piacevole sorpresa, in questo senso). Fa sorridere e riflettere.
MEMORABILE: Gli schiaffi di zia Nicoletta; La girandola di lutti; I progetti lungimiranti di Salvo; La canzone finale.
Due amici si trasferiscono (obbligatoriamente) dalla città in provincia e cercano vari sotterfugi per fare soldi. Si affrontano in maniera ironica disoccupazione e precarietà con dinamiche poco convincenti. Intrattiene il giusto. La prima parte meglio della seconda. Personaggi di contorno azzeccati. Ficarra e Picone anche in questa pellicola risultano meglio come attori che come sceneggiatori.
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Una curiosità: la scena in cui si vede quel mobiletto che cade dal balcone e si "sfracella" a terra, è stata girata probabilmente una volta sola. Le riprese di quella scena a cui ho assistito sono durate ben 2 giorni, quindi è possibile che l'abbiano rifatta il giorno successivo, ma guardando il film al cinema l'impressione che ho avuto è che sia proprio quella vista da me.
Sottolineo la presenza nel film di Salvatore Mancuso e Salvatore La Mantia, meglio conosciuticome Toti e Totino, una coppia palermitana ormai “storica” (almeno per noi siciliani), che (sempre nei limiti) si è chiaramente ispirata alla coppia Franchi-Ingrassia:
DiscussioneRaremirko • 22/12/16 23:30 Call center Davinotti - 3863 interventi
Sufficiente ma nulla di esaltante.
Tecnicamente discreto, attori ok, qualche dialogo vivace ma il tutto non fa altro che anticipare di poco Zalone (raccomandazioni, furberie, ecc.).
Paolantoni e Frassica si vedono poco ed incidono poco; la vicenda è purtroppo anche verosimile ma non c'è davvero nulla di nuovo.
Qualche critica all'Italia meridionale ma il tutto (società, mentalità, situazione) è, sin da troppo tempo, immodificabile.
Medio; è comunque, fondamentalmente, un film cinico.