Alle 04:44 in punto il Mondo cesserà di esistere, bruciato da un immenso bagliore ossidrico. Ferrara lo sa e si stravacca coi due compari dentro un kammerspiel eco-orientalistico, sempre più asfissiato nel suo minimalissimo immobilismo concettuale. Il nostro ha la tracheite esistenziale e con questa raucedine espressiva può a malapena fare pio pio: banalizza l'essenziale, s'accanisce sul superfluo e non riesce a rendere intimo il proprio intimismo, a condividere un pensiero non insipido sugli ultimi battiti d'ali della nostra umanità. Non c'è evoluzione, non c'è rivoluzione, non c'è dissoluzione. Solo stagnante involuzione.
MEMORABILE: Al Gore che gufa catastroficamente dentro lo schermo tv...
La fine del mondo al cloroformio. L'umanità finirà nella noia, magari dopo aver visto troppi film come questo. Non ho mai negato il talento di Ferrara come regista, ma qui sembra si sia dedicato con impegno a distruggerlo: la vicenda è stravista, lo svolgimento irrealistico, i personaggi anti-patici, i dialoghi assurdi o puerili, le situazioni goffe. il ritmo cinematografico inesistente. Un quadro impresentabile, insomma, più che da fine del mondo, da fine del cinema.
Vezzo autoriale prepotentemente compiaciuto nel minimalismo apologante ed ostentato, che alterna lunghi momenti pretenziosi e vacui (anche irritanti), ad altri (pochi) più riusciti, intimi e partecipi, quasi commoventi. Gli ultimi istanti di vita dell’umanità secondo Abel Ferrara non esplodono in urla scalpitanti o agitazione parossistica, ma rimangono un silenzioso, sentimentale e dolente contemplare ciò che è e ciò che è stato. Magari artificioso e viziato da scelte discutibili (il ragazzo vietnamita, le chat) ma con qualcosa da regalare.
Noiosissimo, ed in parte anche lagnoso, film di Ferrara. Il regista, si sa, ce lo siamo giocati da molto tempo e qui se ne ha la piena conferma. Non ha più nulla da dire e ce lo dice nel modo più banale possibile sia da un punto di vista narrativo
che da quello visivo che risulta piatto oltre ogni immaginazione. Più che fantascienza è un dramma da camera con (soprattutto) due personaggi che non hanno spessore e sono praticamente monodimensionali. Non succede nulla: c'è solo Defoe che sproloquia e basta. Monopalla.
A mio parere l'apocalisse più credibile tra quelle recentemente proposte sui grandi schermi. Un'apocalisse apatica, privata, tutta vissuta tra le mura di casa tra monitor e telegiornali, sesso, cene e dialoghi vacui, effimeri momenti di isteria che assomigliano più a rigor mortis che a vera disperazione. Regia minimale e scene di normale noia quotidiana che dimostrano come il mondo sia già finito da un pezzo, anche se l'innalzarsi di quella fitta nebbiolina verde nel profondo della notte regala momenti di autentica suggestione.
Cosa aspettarsi dalle ultime ore sulla terra? Gioia, divertimento, rassicurazione, amore? Ferrara torna di nuovo con un bel film, dopo il periodo non proprio esaltante degli anni 2000, in cui riesce a elaborare con dignità una trama pericolosa, ossia la catastrofe. L'aria è carica di angoscia anche se non succede niente di eclatante: un suicidio, una rimpatriata tra amici, una chiamata del ragazzo della pizza alla sua famiglia, il telegiornale che parla inesorabile. A differenza dell'ottimo Melancholia qui si respira solo realismo.
L'ultimo giorno sulla Terra per una coppia di amanti è l'occasione per fare il punto della propria vita tra passato, presente e un futuro che non ci sarà. Nemmeno l'ultimo giorno permette alle persone di risanare le fratture interiori ed esteriori. La fine del mondo forse è la cosa migliore. Qualsiasi cosa volesse dirci Ferrara lo fa male perché non si arriva mai al dunque. Le lunghe sequenze dedicate ai sermoni televisivi pro-Al Gore rallentano il ritmo all'esasperazione. La scena d'amore iniziale invece è ben fatta.
Abel Ferrara HA DIRETTO ANCHE...
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Mega-incongruenza "snobistica" da parte dell'autore: la Terra ha poche ore di vita a disposizione ma, a parte un uomo che si getta malamente dal primo piano di un palazzo ed una donna che declama in stato confusionario la propria disperazione, tutto il resto della poca gente che si intravede per strada continua tranquillamente a fare quel caspita che gli pare, addirittura c'è anche il ragazzo delle pizze che consegna a domicilio la cena come in un qualsiasi altro giorno dell'anno...
In altri film di Ferrara, questo quotidanismo veritè attorno alle vicende e ai protagonisti può anche risultare particolare e interessante, ma qui non ha proprio ragione logica d'essere.
DiscussioneGreymouser • 14/10/12 16:56 Call center Davinotti - 561 interventi
Gestarsh99 ebbe a dire: Mega-incongruenza "snobistica" da parte dell'autore: la Terra ha poche ore di vita a disposizione ma, a parte un uomo che si getta malamente dal primo piano di un palazzo ed una donna che declama in stato confusionario la propria disperazione, tutto il resto della poca gente che si intravede per strada continua tranquillamente a fare quel caspita che gli pare, addirittura c'è anche il ragazzo delle pizze che consegna a domicilio la cena come in un qualsiasi altro giorno dell'anno...
In altri film di Ferrara, questo quotidanismo veritè attorno alle vicende e ai protagonisti può anche risultare particolare e interessante, ma qui non ha proprio ragione logica d'essere.
Sono esattamente le assurdità che ho notato e indicato nel commento che arriverà tra breve. La società tranquilla e ordinata a poche ore dalla fine descritta da Ferrara è solo un delirio rappresentativo. Nella realtà, se qualcosa del genere accadesse, il mondo sarebbe un caos babelico e ingovernabile già molto tempo prima.
Greymouser ebbe a dire: Sono esattamente le assurdità che ho notato e indicato nel commento che arriverà tra breve. La società tranquilla e ordinata a poche ore dalla fine descritta da Ferrara è solo un delirio rappresentativo. Nella realtà, se qualcosa del genere accadesse, il mondo sarebbe un caos babelico e ingovernabile già molto tempo prima.
Sono errori di sceneggiatura che nemmeno i dilettanti...
Da eterno rollingstomane come sono, potrei proclamare come minimo una settimana di lutto. Mi limito allo stesso minuto di raccoglimento che ho avuto per la scomparsa di Dennis Hopper...Poche altre donne son state cosi rappresentative e impersonificatrici di un'epoca così irripetibile. Congratulazioni Anita, sei stata immensa...