Non ci sono aggettivi per questo film di Sam Fuller, il cui bianco e nero folgorante immortala un western che è anche melò, tragedia epica, noir. Collezione di scene madri (l'arrivo dei quaranta cavalieri guidati dalla straordinaria Barbara Stanwyck, l'uragano, il duello che prefigura Leone), ruolo della vita per Barry Sullivan, citatissimo (in Fino all'ultimo respiro, per esempio), da amare.
Strepitosa pellicola western dallo stile stupefacente e fiammeggiante che presenta lo stesso clima da tragedia greca presente in Johnny Guitar, a cui il film assomiglia sotto diversi aspetti. Merito della superba regia di Fuller che dimostra la sua arte in tantissime scene assolutamente memorabili. Bella anche la sceneggiatura che accumula scene madri una dietro l’altra. Peccato solo per il finale, un po’ posticcio, che non è imputabile però al regista che ne avrebbe voluto girare uno completamente diverso.
Western atipico, quasi sperimentale, diretto con la solita genialità dal grande Sam Fuller. Vicende sentimentali che si intersecano, fratelli minori che si ribellano ai maggiori che li hanno cresciuti. Alcuni passaggi sono un po' stucchevoli (gli eccessi di lirismo negli intermezzi musicali), altri invece sono potenti e carichi di significato (l'incredibile tornado che anticipa una turbolenta notte di passioni). Purtroppo nell'ultima parte la produzione impedì al regista di affondare il colpo (anche se, va detto, il finale imposto non stona).
Veramente un bellissimo film questo di Fuller, facilmente equiparabile a un Orson Welles che sdogana verso il cinema moderno il genere western. Un bianco e nero bellissimo per la storia di tre fratelli che devono fronteggiare un esercito di quaranta uomini capitanati da una donna, ricca proprietaria terriera, che si rivelerà un personaggio molto più complesso e interessante nel corso del film (interessante già nel suo ruolo di donna indipendente). Un paio di scene epiche (tutta quella del tornado); assolutamente non rovinato dal finale imposto.
Personalmente lo trovo appena inferiore a La tortura della freccia, che peferisco per la carica di modernità anticonvenzionale. Qui invece il geniale Sam sembra muoversi piuttosto all'interno dei canoni del genere, il cui stesso sovvertimento è pur elaborato sulla scia degli esiti di Fritz Lang e Nick Ray. Ciò detto bando alle quisquilie, perché il film gronda degli squarci saturi, delle brusche ellissi e del lirismo sensualmente esasperato tipici del cinema di Fuller, il quale con filologica ironia passa in rassegna le metafore fallocratiche del west.
MEMORABILE: La canzone tema del film; L'incedere di Griff davanti al tremante Brock; La tavolata in cui signoreggia la Stanwick; La morte di Wes; Il finale.
Un incipit strepitoso che fa capire subito la qualità del film, se non altro per la notevolissima fotografia. I quaranta cavalieri, con alla testa una Stanwyck perfetta sul suo cavallo bianco, sono una visione che non si scorda facilmente. Fuller è l'artefice, non solo il regista e crea un western corposo a cui non manca nulla. Si passa da momenti di commedia (il bagno nelle tinozze a suon di musica) all'amore "turbolento", fino a originali e decise sparatorie. Barry Sullivan si dimostra all'altezza dei colleghi più quotati dell'epoca.
Forte dei 40 uomini al suo servizio, una proprietaria terriera domina la vita di una piccola città, finché l'arrivo di un agente federale segna il ritorno della giustizia... Eclatante fin dai titoli di testa, un western atipico non tanto nella storia, piuttosto lineare, quanto nella distribuzione dei ruoli (la dominatrice Stanwyck trova una sua pari solo nella Vienna di Crawford) ed il rigore formale, con molte sequenze di notevole impatto visivo. Il finale, imposto dalla produzione, è l'innesto di un corpo estraneo che stona con il resto, ma non riesce a compromettere il valore del film.
MEMORABILE: La tempesta di sabbia; Trascinata dal cavallo; L'agguato con il fucile puntato dalla finestra; Il suicidio; Il confronto finale
Incredibile dimostrazione di come fare un film corto con una trama essenziale che però riesce, per merito di una regia formidabile, a offrire molteplici spunti di riflessione. Il genere western qui fa da sfondo a una storia nella quale si intrecciano varie personalità in uno scontro crudo tra vecchiaia e gioventù, spinte entrambe dal motore dell'amore. Magnifiche le musiche e ottime le interpretazioni di Barbara Stanwyck e Barry Sullivan. La fotografia è eccezionale, specialmente nei piani lunghi e lunghissimi. Grande cinema.
Tentativo di Fuller di rivisitare il western agganciandosi ai grandi classici del genere. Se la storia si dipana lenta ma inesorabile tenendo alti i canoni convenzionali (onore, giustizia, vendetta, amore e morte), la sapiente mano del regista riesce a dare una forza quasi sovrumana alle immagini, dipinte dal bianco/nero di un ispiratissimo Biroc. Cast eccezionale in cui domina la Stanwyck in uno dei suoi ultimi ruoli importanti, che riesce a mettere a frutto il suo passato da dark lady. Sceneggiatura all'altezza della situazione, scarna e densa di significati altri. Grande cinema!
Ricordato come uno dei pochissimi western in cui la figura dominante è quella femminile, nonostante i soli 80 minuti di durata presenta una certa ricchezza di contenuti, data da un robusto impianto melodrammatico che non scivola mai nello stucchevole grazie all'esemplare caratterizzazione dei personaggi e all'assenza di futili parentesi umoristiche. Stanwyck ovviamente brava, ma Sullivan ha forse il ruolo più rilevante della sua carriera. Il finale imposto dalla produzione, più conciliante di quello pensato da Fuller, ne smorza parzialmente la carica, ma la cosa non disturba troppo.
MEMORABILE: L'uragano; L'agguato nel vicolo; La resa dei conti.
Una donna è al comando di un gruppo di quaranta uomini. Western non convenzionale grazie alla figura della Stanwyck, unica donna di polso a combattere la giustizia. Le dinamiche con classiche eliminazioni sommarie vengono impreziosite dalla regia di Fuller, che si inventa inquadrature anche sfruttando le intemperie. La chiusura verte sul sentimentale, che è la parte debole in quanto fuori contesto e non in linea con le vicende precedenti. Qualche scambio di dialogo finisce nel didascalico.
MEMORABILE: La tempesta; Il suicidio; Il look della Stanwyck, nera su cavallo bianco.
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Qualcuno sa dirmi com'è la qualità del dvd in commercio ? Vorrei comprarlo ma se fosse possibile vorrei prima saperne qualcosa in più magari da chi già ne possiede una copia.
Cotola ebbe a dire: **)Il ruolo della Stanwick avrebbe potuto essere di Marilin Monroe ma Fuller si oppose alla cosa.
(risata rotolante) e meno male!!!!
CuriositàDaniela • 23/02/17 00:32 Gran Burattinaio - 5945 interventi
Unica prova d'attore per il cantante Jidge Carroll nel ruolo di un abitante del villaggio che si schiera a fianco dei fratelli Bonnell interpretati di Barry Sullivan, Gene Barry e Robert Dix.
Carrol canta per l'occasione due belle ballate appositamente scritte per il film.
Fonte (inglese): https://en.wikipedia.org/wiki/Forty_Guns