Un cronista sportivo e una musicista (già impegnati sentimentalmente) si innamorano durante un viaggio aereo e si danno appuntamento a New York. A causa di un grave incidente, la donna non potrà essere presente. Remake di Un amore splendido di Leo McCarey, il film è tutto centrato sul glamour della coppia Beatty-Bening, oltre che su un apparizione (l'ultima della carriera) della grande Katharine Hepburn. Per il resto il film è una pellicola non memorabile a causa di una sceneggiatura stucchevole e una regia impersonale.
Purtroppo i remake devono fare i conti con il "titolare" e raramente ne escono vincenti. Perché li fanno? Riempitivi in caso di vuoti di idee o occasioni per ripresentare divi del momento? Anche in questo caso la nuova coppia non riesce a eguagliare la prima, specie il confronto tra Warren Beatty e Cary Grant non regge per niente. A parte questo il film soffre di altre pecche nella sceneggiatura e la regia è piatta. Annette Bening è la più convincente del gruppo, ma questo non basta a far sorpassare al film i due pallini.
Che sia un remake lo si accetta sin dall'inizio; poiché la storia coinvolge, si accettano consapevolmente anche gli errori dei due ricchi attori californiani. A conferma che le buone idee hanno tanti decenni, nella vita e al cinema. Gli incastri narrativi non presentano falle e questo conferma la robustezza degli schemi originali. Al confronto le trame di certi B-movie anni Settanta sembrano usciti da menti schizofreniche, altro che "la fantasia al potere". Sulla colonna sonora stavolta ho qualche perplessità.
L'ambientazione moderna non è servita a dare nuova linfa vitale a una commediola che sa di retrò e ha ben poco da raccontare (la trama non brilla certo per verosimiglianza). A parte la partecipazione della diva Hepburn, il cast è assai modesto: la coppia Beatty/Bening è esteticamente bella da vedere, ma il protagonista maschile risulta poco espressivo. La vicenda si fa un po' più interessante nella seconda parte (che vira sul drammatico) e il finale è a suo modo toccante, ma ciò non basta a salvare il film.
A parte la sostituzione della crociera in nave con il volo in aereo con tanto di atterraggio di emergenza, per il resto il film segue le orme delle due precedenti pellicole con lo stesso soggetto, ossia Un grande amore del 1939 e il più noto Un amore splendido del 1957, entrambi diretti da Leo McCarey. Però la magia romantica che aveva incantato in precedenza qui non scatta. Il motivo va ricercato nella regia poco ispirata e negli attori: Beatty e Bening forniscono prove opache, non all'altezza delle loro migliori interpretazioni. Ultima apparizione cinematografica per Hepburn.
Remake di un remake che, a parte qualche variazione di location e di epoca, conserva il succo originale della storia e procede senza sorprese fino al noto e commovente finale. Ma è proprio l'emozione a mancare, tra una regia scipita e prove attoriali tutt'altro che travolgenti, nonostante un cast calzante in fatto di esperienze sentimentali in-real-life (la coppia Beatty e Bening, la monogama Katharine Hepburn alla sua ultima apparizione cinematografica). Persino le sequenze clou del canovaccio emozionale cadono piatte (il numero al pianoforte), lasciando un senso di insoddisfazione.
MEMORABILE: L'atterraggio di emergenza; L'incidente stradale davanti agli occhi del tassista; Beatty ricorda la nonna nella casa vuota; La comprensione finale.
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Sulla colonna sonora stavolta ho qualche perplessità, non tanto per il tema d'amore, decisamente valido. Nulla da eccepire sulle fioriture orchestrali e sull'incantevole "ultima volta di Edda" come voce solista.
Il problema è la fissità della partitura.
Se fate mente locale, nei bei tempi il Maestro trovava l'occasione per sperimentare, per cimentarsi in qualcosa di creativo e diverso ogni volta; qui invece si ritrova l'eco solitaria del mestiere, non più l'invenzione, il genio. Per un B-movie si scrivevano partiture talmente nobili che oggi sono la cosa migliore di quel filmaccio. Per suscitare l'emozione di certe atmosfere bastava una "bossa nova" ed era subito una festa di arrangiamenti.
Erano altri tempi, si dirà. C'era più fame e meno fama. C'erano artisti talmente dedicati all'Arte da dimenticare che le ore in studio passavano; si lavorava divertendosi.
Ma era così che si generavano capolavori musicali senza tempo. Il remake in musica può andare bene purché non si diventi la brutta copia di se stessi. E qui mi pare prevalga il mestiere, per uno sfuocato "ritratto d'autore".
MusicheZender • 11/12/15 17:28 Capo scrivano - 48959 interventi
Ok, bella riflessione. Però magari la prossima volta scrivi che il Maestro è Morricone, perché non tutti conoscono l'autore della colonna sonora del film.