Sceneggiato di stampo teatrale, interamente ambientato in una stanza o quasi, adattato da uno splendido dramma di Francis Durbridge e di chiara ispirazione “giallistica”. Tutto ruota intorno all'omicidio di Maggie (Bonaccorti), una ricca signora sposata a Glenn Howard (Castelnuovo), il quale ne ha ideato la soppressione insieme a Sheila (Tanzi), un'attricetta eroinomane amica di lei. La prima parte si sofferma a descrivere bene il carattere dei personaggi ai quali si aggiungono la sorella di Maggie, Helen (Spina), e in una parte secondaria Sam (Bianchi), scrittore di un certo successo che aveva avuto una relazione con Maggie prima di unirsi a Glenn. Le due sorelle appaiono da subito...Leggi tutto molto legate, Sheila sembra costantemente su di giri o assente. Le tre dovrebbero andare insieme a teatro, ma Sheila adduce una scusa: il padre si è slogato una caviglia e tocca stargli vicino. In realtà lo fa per rimanere a casa con Glenn e organizzare il delitto del giorno dopo, quando lei dovrà imitare la voce di Maggie al telefono (d'altra parte è un'attrice, lo sa fare) per far credere che la donna sia ancora in vita. Ad ascoltare la telefonata è previsto sia il medico chiamato lì a una determinata ora per visitare Maggie, la quale dovrà comunicare (con la voce di Sheila) di aver avuto un incidente e di non poter tornare. Il medico tuttavia rimanda la visita e Glenn sarà costretto a sostituirlo con Helen, nel ruolo di testimone inconsapevole della telefonata chiave. Un piano ingengnoso - prevede anche di deviare ogni sospetto su Sam – che tuttavia andrà in porto con rischiose variazioni. L'ispettore incaricato delle indagini (Bertorelli) non tarderà a notare qualche crepa nelle risposte agli interrogatori, ma le due puntate (della media di un'ora e un quarto ciascuna) sono ricche di particolari interessanti, di colpi di scena notevoli (uno in particolare lascerà di stucco) e di dialoghi in cui la tensione monta mirabilmente. Castelnuovo, spesso sull'orlo di una crisi di nervi ma lucido anche nei frangenti più critici, si cala perfettamente nella parte e stupisce per l'adattabilità al ruolo prendendosi facilmente la scena assitito da un cast funzionale al massimo (con menzione particolare per l'eccellente sovrintendente della omicidi impersonato da Ugo Cardea); la regia non perde un colpo e solo nel finale si avverte una certa sbrigatività penalizzante che impedisce di godere appieno di quanto straordinariamente sviluppato fino a quel momento. Per costruzione pare un'impeccabile puntata di Colombo (e, volendo citarne una, il memorabile filmtv che anticiperà la serie), anche se l'accento è più posto sull'assassino che sull'investigatore. Inevitabilmente l'ambiente unico restringe l'azione limitando la portata del tutto, ma considerata l'origine teatrale è strabiliante la capacità di concentrare la vicenda tra quattro pareti senza che nulla si perda a livello di indizi, colpi a sensazione e suspense. Se quindi il merito è in massima parte da ascrivere a Durbridge, non si può negare che il lavoro in sceneggiatura di Mario Landi e Franca Cancogni sia in questo caso impeccabile.
Anche se non è uno sceneggiato d'azione ma un film di impianto teatrale, il copione di Durbridge fa sempre la sua buona figura. Prima puntata inizialmente un po' lenta con qualche dialogo inutile di troppo, ma quando "il progetto" entra nel vivo per lo spettatore si fa tutto molto divertente. La seconda puntata invece è più seria, con un buonissimo colpo di scena. Breve ma ottima l'apparizione di Ugo Cardea mentre la Tanzi è forse fin troppo esagerata nella recitazione in un personaggio che mette davvero ansia.
La contromossa finale è molto più geniale del perpetrato piano criminale, ma quando sono pervenuto a questo ottimo colpo di scena ero già in debito di ossigeno... Svolgendosi per intero nello stesso luogo chiuso, lo sceneggiato è reso ben più pesante dal dover ascoltare più volte il racconto (ora del reato ora della versione di copertura) che non dalla totale mancanza di azione. Peccato davvero, anche perché se Castelnuovo è odioso come sovente gli impongono dall'alto, la Spina è ottima e Ugo Cardea addirittura eccellente nel suo piccolo ruolo...
Se il colpevole è subito svelato, non lo sono tutti i complici e le contromosse, per cui l'intrigo di Durbridge, in virtù dei suoi secchi scambi dialettici, riesce comunque a catturare l'attenzione e, nonostante l'inevitabile lentezza, a vincere la difficile sfida dell'unità di luogo - tutto si svolge nella sala di un lussuoso appartamento - e dei pochi personaggi che vi interagiscono. Ottimi gli attori: Castelnuovo, Spina e Bianchi per la loro quotidianità, Cardea per l'incrollabile sicurezza di sé e la Tanzi per la sua ansia ed esagitazione di eroinomane.
MEMORABILE: Il cadavere della Bonaccorti con gli occhi aperti; la reazione della Tanzi alla risposta di Bianchi al telefono.
Altro buon frutto del fortunato sodalizio tra Francis Durbridge e la Rai. Stavolta la fonte non è un romanzo ma un dramma teatrale, con tutto ciò che ne consegue in termini di staticità, ma l'intreccio (che presenta similitudini con la formula del tenente Colombo) è comunque avvincente, e può contare su almeno un colpo di scena davvero magistrale, e su una tensione che sale progressivamente per reggere fino all'epilogo. Convincenti le prove attoriali, in particolare quelle di un Castelnuovo perennemente in bilico tra lucidità e scatti di rabbia, e di una calibrata Spina.
Mario Landi HA DIRETTO ANCHE...
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