Discussioni su The Truman show - Film (1998)

DISCUSSIONE GENERALE

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  • Zender • 16/04/10 08:22
    Capo scrivano - 47727 interventi
    Undying ebbe a dire nelle curiosità:
    Discutendo con Rebis e B.Legnani (in quel di Bologna) si faceva riferimento alle influenze di pellicole poco note (o a basso budget) su film che hanno poi avuto produzioni da kolossal e successi di pubblico e critica.
    Ad esempio a tutti è noto che Alien deve qualcosa a Bava, e precisamente a Terrore nello spazio.

    Anche Truman show sembra essere in debito con Il tunnel sotto il mondo, lungometraggio d'esordio di Luigi Cozzi che ha così risposto ad una mia specifica domanda:

    "Da sempre la mia passione principale è stata la fantascienza. The Tunnel Under the World, scritto nel 1955 da Frederick Pohl era un soggetto che considerai adatto per coniare la fantascienza con l'altra mia grande passione che è, appunto, il cinema. La storia originale (dove un’intera comunità viene tenuta prigioniera da ricercatori pubblicitari) è stata, recentemente, presa a prestito anche nel film di Peter Weir (The Truman Show, 1998)."

    Fonte: intervista a Luigi Cozzi

    Mah, sai, per Truman show parlerei prima di tutto di forti influenze letterarie, che appunto già al tempo ispirarono Cozzi (noto divoratore di fantascienza ma che con buona probabilità nessuno degli autori del film sa chi sia o che comunque abbia girato quel film). Io ricordo uno splendido (e stranamente dimenticato) romanzo di Philip Dick che s'intitolava L'UOMO DEI GIOCHI A PREMIO e l'idea era più o meno la stessa.
    Se vogliamo anche LA CITTA' MAGICA con James Stewart aveva a suo modo molti legami sempre con la stessa idea.
    Ultima modifica: 16/04/10 08:23 da Zender
  • Tarabas • 16/04/10 09:17
    Segretario - 2069 interventi
    Zender, se come credo il racconto a cui ti riferisci è quello pubblicato anche come "Tempo fuori luogo" (Sellerio prima, Fanucci poi), direi che l'analogia con il film si ferma all'idea che un uomo viva una vita del tutto controllata dall'esterno per uno scopo a lui ignoto (nel caso del racconto, uno scopo militare).
    Lo stesso racconto è alla base di Dark City di Alex Proyas.

    Se vogliamo andare ancora più indietro, nella raccolta "Sogni di robot" Asimov ipotizza che tutta l'umanità sia in realtà un parco di cavie inconsapevoli a disposizione di un'intelligenza superiore (in particolare, nel racconto, per studiare l'umorismo).

    Insomma, direi che sia un'idea che circola, come molte, da tanto tempo, a disposizione di chi ne sappia fare un uso creativo.
  • Zender • 16/04/10 10:37
    Capo scrivano - 47727 interventi
    Esatto, "Time out of joint", evidentemente l'han recentemente reintitolato.
    Infatti parlo dell'idea, ma questa stessa idea è quella chiara da cui parte il film e da cui sviluppa poi la propria trama. Quella dell'uomo che vive una propria vita senza sapere che c'è qualcuno che lo sta spiando per scopi misteriosi.
    DARK CITY è molto più dickiano di tanti film dichiaratamente ispirati a Dick, e infatti mi è piaciuto da impazzire.
    Infatti ho detto che a me veniva in mente Dick ma parlavo più in genere di forti influenze letterarie (anche Asimov, certo), quindi sono d'accordo con la tua conclusione.
  • Undying • 16/04/10 20:57
    Risorse umane - 7574 interventi
    Zender ebbe a dire:

    Mah, sai, per Truman show parlerei prima di tutto di forti influenze letterarie, che appunto già al tempo ispirarono Cozzi (noto divoratore di fantascienza ma che con buona probabilità nessuno degli autori del film sa chi sia o che comunque abbia girato quel film).


    Giusto, come nel caso di Eyes wide shut e ad Un passo dall'aurora entrambi ispirati, di certo, dal romanzo di Arthur Schnitzler.
    Anche se preferisco lasciare aperta anche l'ipotesi (utopistica) dell'influenza di un film sull'altro.
  • Caesars • 13/05/14 15:49
    Scrivano - 16799 interventi
    Nel film fa una comparsata anche il compositore Philip Glass, autore anche di brani che compaiono nella pellicola.
    (fonte Wikipedia. Trova riscontro in Imdb)
    Devo dire che non ci ho mai fatto caso.