Luigi Cozzi, futuro collaboratore di Dario Argento nonché uno dei pochi cineasti italiani interessato a portare la fantascienza su grande schermo, esordisce con un'opera sperimentale che si lancia nei territori della Nouvelle Vague partendo da un lavoro di Frederick Pohl ("The Tunnel Under The World", per l'appunto). Cozzi mescola presente e passato, confonde il tempo, colora di frequente la pellicola ottenendo effetti psichedelici sottolineati spesso da una colonna sonora vicina alle sonorità rock progressive dell'epoca (l'organo Hammond domina). Si moltiplicano le voci off che filosofeggiano dialogando coi personaggi in scena, non esiste una narrazione lineare...Leggi tutto o una storia da seguire. E' piuttosto un collage di sensazioni legate a immagini montate arditamente (Cozzi cura soggetto, regia e montaggio); è cinema d'avanguardia rarefatto, talvolta efficace in alcuni momenti che singolarmente possono anche affascinare ma che nel complesso si rivela un indigesto coagulo di suoni, colori e parole il cui significato appare piuttosto criptico ed esageratamente pretenzioso. Certi eterni monologhi di enormi computer spinti a studiare chi sia Dio, uniti alle camminate del protagonista tra i grattacieli di una periferia grigia o in riva al mare, intervallati dal ritorno costante del disegno d'un orologio a fianco del quale compaiono parole che si vorrebbero chiarificatrici, sono la testimonianza di un'opera tutta tesa a cogliere lo spirito avanguardista di Godard e molto lontana dalla fantascienza classica. Dura poco più di un'ora, per fortuna…
Lento, pretenzioso, privo di una narrazione lineare, con un montaggio sì ardito ma anche assai ingenuo, è un film che non ha davvero né capo né coda e che mette in difficoltà anche il più motivato degli spettatori. Il sorrisino che gli attori non riescono a trattenere mentre Luigi Cozzi (credo sia lui) interpreta, nella scena più trash della pellicola, un improbabile Davide, la dice lunga sull'operazione. Consigliato solo ai masochisti.
C'è un tunnel sotto il mondo di quasi ognuno di noi. Un lungo cunicolo stretto ed oscuro che espande le sue incalcolabili ramificazioni sino a giungere nelle nostre case, nel nostro privato e cibarsi del nostro corpo. Un tunnel che instilla dentro il nostro animo terrore e raccapriccio; come quello di trovarsi in fronte ad un Maelström vorticosamente avido di risucchiarci dentro le sue viscere quanto l'affrontare le temibili fauci gorgoglianti di Cariddi. C'è questo tunnel, ed è il tubo di scarico: tale film ci va giù che è un piacere.
Film sperimentale di fantascienza e critica sociale, lontanamente ispirato all’omonimo racconto di Frederik Pohl: obiettivo alto, nettamente mancato. Qua e là buoni sprazzi filmici avanguardistici farebbero intuire ben altro esito se ci si fosse limitati a uno o più cortometraggi. Ma il tempo lungo (peraltro solo 1 ora) e l’ambizione di voler macinare dentro mille cose, senza dimenticare interminabili tirate filosofico-politiche, sortisce un effetto di gigantesco caos in cui è impossibile raccapezzarsi.
Avete presente quei film noiosi e ampollosi che molti si immaginano quando pensano a un film d'autore? Eccolo! Sembra quasi una parodia del film d'autore con duecentomila storielline diverse molto pretestuose. Bisogna citare assolutamente il protagonista (o almeno così ho capito) che viene rincorso da due Babbo Natale o lo strambo nazista del finale. Belle le musiche e la regia, alla ricerca di inquadrature, funziona. Peccato che questi fattori davvero positivi siano sommersi da un mare magnum di retorica fuori da cui è impossibile emergere.
Lodevole nelle intenzioni (una polemica contro la propaganda capitalistica, già in altro romanzo di Pohl, "I mercanti dello spazio"), ma disastroso negli esiti. L'ambizione decostruttiva si stempera in un gioco velleitario d'avanguardia sessantottina che, complici i mezzi risicatissimi, sfocia in un pamphlet citazionista senza capo né coda, privo di fascino underground e gonfio d'una supponenza poeticista non infrequente ai tempi. Un guazzabuglio inservibile.
Il primo film di Luigi Cozzi, filmato quando aveva solo ventidue anni, si fregia della sceneggiatura di Alfredo Castelli, il creatore di Martin Mystère, ma sembra destinato solo a chi mastica ogni giorno pane e fantascienza, perché per gli altri spettatori risulta un prodotto sì psichedelico, ma anche poco commerciale. Girata con pochi soldi e un gruppo d'amici attori, la pellicola vorrebbe essere, a detta di Cozzi, una satira contro la pubblicità moderna e un Truman show ante-litteram; peccato che qui la vera protagonista risulti la noia.
MEMORABILE: La discussione del protagonista con il misterioso uomo di Marte in una spiaggia fuori Milano e l'incontro con il computer che vorrebbe studiare Dio.
Bizzarria italica il cui difetto maggiore è quello di prendersi troppo sul serio e volare troppo in alto, col chiaro risultato di schiantarsi al suolo. Libero e anarchico, come il cinema di oggi non si sognerebbe mai nemmeno nei suoi sogni più bizzarri,
non è però sorretto da una sceneggiatura all'altezza delle smodate ambizioni: tra l'altro all'epoca Cozzi aveva appena 22 anni. E così nonostante la breve durata (nemmeno un'ora), non mancano tanti momenti di noia, mentre sono pochi, direi
pochissimi i segmenti stuzzicanti ed intriganti.
Esordio amatoriale di un giovanissimo Cozzi di belle speranze ma di poche risorse che affonda le sue ambizioni nel ridicolo presumibilmente e purtroppo involontario. Cercando malamente di coniugare fumose affabulazioni sessantottesche alla Godard e suggestioni provenienti dalla fantascienza sociale e filosofica, Cozzi e i suoi sceneggiatori riescono solo a partorire un'ora di non sense senza che neppure un fotogramma o una frase riesca a suscitare la minima emozione, mentre la noia domina sovrana e incontrastata dalla prima all'ultima scena.
MEMORABILE: I vaghi sfondi di una Milano invernale, brulla e nevosa.
La prima regia di Luigi Cozzi porta sullo schermo tutta la sua sconfinata passione per la fantascienza. Alla base c'è il testo di Frederik Pohl (da noi in edicola per Urania), con tutta la complessa struttura che ne contraddistingue i tratti. E pertanto diegesi ed extradiegesi a confluire in un contesto di contestazione. Si grida la ribellione all'ordinarietà, alle azioni meccaniche e ripetitive, alla società ipertecnologica. Come in un manzoniano storico il progresso appare regresso mentale e le date appaiono soltanto numeri senza importanza. Giammai banale e con musiche strepitose.
Bastano un amore genuino verso la fantascienza e il cinema e tanta passione, ma zero soldi, per sfornare un prodotto dignitoso? Forse talvolta sì (vedi l'esordio di Carpenter), questa volta no. Cozzi ci regala un'opera piena di messaggi, troppi e tutti ben confusi. Eppure, nei primi minuti, tale caos narrativo riesce anche a far intravvedere la possibilità di momenti interessanti; poi col procedere della "narrazione" le cose si fanno sempre più confuse e, soprattutto, noiose, tanto da far sembrare l'oretta di proiezione assai più lunga, quasi interminabile.
Cozzi esordisce nel mondo del cinema con questo mediometraggio visionario dalla trama praticamente incomprensibile. Il film è una critica al consumismo e all’alienazione umana di fronte ai prodotti con cui la società getta le reti per auto riprodursi. Non mancano scene e trovate grafiche pop, spostando il genere verso altro, rispetto a ciò che sarebbe comune aspettarsi; e rendendolo degno di una qualche attenzione.
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HomevideoXtron • 14/05/12 16:47 Servizio caffè - 2233 interventi
Il dvd francese Neo Publishing
Audio italiano
Sottotitoli in francese
Durata 56m12s
Formato video 4/3
Extra: Due interviste a Luigi Cozzi. Nel primo disco è presente il film Contamination
CuriositàPanza • 30/04/13 21:43 Contratto a progetto - 5248 interventi
In uno dei numerosi montaggi frenetici (in questo caso virati in verde) è possibile avere un saggio di cartellonistica d'epoca. Il manifesto è quello del film 5 per l'inferno. Da notare come il grande manifesto fosse appeso sui muri cittadini.
Girato in quattro giorni nell'inverno del 1968, con importante ruolo per Alberto Moro, "dettosi poi Hans Roly e diventato maestro pornografo"). (fonte: Davide Pulici, Nocturno 134, pagina 63).
HomevideoXtron • 24/07/23 18:27 Servizio caffè - 2233 interventi
Il dvd OBLIVION GRINDHOUSE
Audio italiano Sottotitoli in italiano e inglese Formato video 4/3 pillarbox Durata 1h07m44s (compresa una intro di Luigi Cozzi) Extra: intervista a Luigi Cozzi, intervista ad Alfredo Castelli