Buiomega71 • 20/04/22 10:32
Consigliere - 27161 interventiPatrick Wilson (quì in un ruolo non facilissimo) vorrebbe fare il simpatico e imitare un pò il Jerry Calà di
Colpo di fulmine, ma mal gliene incoglie se la ragazzina su cui ha puntato gli occhi (o meglio gli scambi di email) è una psicopatica miseryana in erba, tanto sveglia quanto sadica.
Tesissimo kammerspiel che taglia come un rasoio, dove l'impostazione teatrale (alla fine è girato tutto all'interno di una villa con solo due personaggi e fitti dialoghi spesso al vetriolo) le da una dimensione angosciosa e claustrofobica.
Slade glissa sulla violenza grafica, ma l'operazione fai da te della castrazione mette parecchio a disagio (soprattutto noi maschietti) e alcune battute "thriller" (la pistola, il domopack, l'impiccagione, il teser, la cassaforte con i numeri della combinazione, la scelta finale sulla drastica decisione da prendere) sono ansiogene e ben centellinate.
Per una volta si riesce a empatizzare con il presunto pedofilo (forse era successo solo con il Kevin Bacon di
The Woodsman, anche se lì, la situazione, era ben diversa), forse solo colpevole di essere un David Hamilton in tono minore, e un pò meno con la "vittima"/vendicatrice", che , a tempo perso, legge la biografia di Jean Seberg (la Page è straordinaria ma il suo personaggio è ai limiti dell'irritazione cutanea, che speri che la situazione si ribalti in favore di Wilson) e questo dà valore aggiunto al film, che si smarca dai soliti clichè "rape and revenge" o solo "revenge", sempre sul filo del dubbio : Wilson è davvero un pedofilo (oltre che assassino) o è la Page che è una sociopatica psicolabile dagli istinti sadici e perversi?
Altro punto a favore è che Slade (e lo script di Brian Nelson) non diano spiegazioni su chi sia davvero Hayley (un angelo della vendetta di tutte le ragazzine abusate? come lei stessa afferma verso la fine o una proiezione delle colpe e della coscienza di Wilson? Se non fosse che ha a che fare pure con la vicina giapponese un pò troppo ficcanaso) lasciando allo spettatore di tirare le conclusioni e evitare banali spiegoni.
Slade abusa un pò troppo di una regia videoclippara in alcuni frangenti (ralenti, velocizzazzioni alla
Koyaanisqatsi) e la poco felice battuta sull'Oscar vinto da Roman Polanski poteva essere evitata, ma per il resto i 100 minuti sono praticamente di defribillazione continua, tra set fotografici di dubbio gusto, tentate liberazioni che vanno quasi sempre a vuoto, e suicidi indotti, dove la violenza è ben più psicologica che nemmeno fisica, perciò molto più realistica.
30 sfumature di Candy Candy che gioca al gatto con il topo con l'orco "cattivo", con la stessa impostazione kammesrpielesca (ma in ottica differente) di quello che Farrah Fawcett (lei si davvero vittima) farà subire a James Russo (lui si davvero carnefice) in
Oltre ogni limite.
Notevoli i titoli di testa e il bar hopperiano di
Profondo rosso.
POI DAVINOTTATO IL GIORNO 15/10/08
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