Note: Aka "7 giorni a maggio" o "7 days in may". Soggetto tratto dal romanzo "Seven Days in May" di Fletcher Knebel e Charles W. Bailey pubblicato nel 1962.
Uscito pochi mesi dopo l'assassinio di JFK e STRANAMORE ma alcuni prima di A PROVA DI ERRORE, il film di Frankenheimer si colloca in un periodo storico ben preciso in cui la Guerra Fredda con i russi toccava i suoi vertici e il cinema reagiva di conseguenza. Ragionare come in questo caso sul disarmo nucleare dei due blocchi poteva significare andare contro l'opinione pubblica (come ci viene mostrato nell'incipit, nel quale le fazioni pro e contro sfilano coi cartelli a Washington), ma il rischio di una guerra “definitiva”...Leggi tutto era fortemente sentito. Qui l'ipotesi sostenuta da chi riteneva che continuare la corsa agli armamenti avrebbe portato solo alla distruzione sembra prevalere ed essere difesa dal presidente (March), pronto al grande passo. Per questo l'esercito, rappresentato in primo luogo dal Capo di Stato Maggiore (Lancaster), organizza in gran segreto un complotto per sovvertire l'ordine costituito. A rendersi conto del piano è il colonnello Casey (Douglas), che riferisce quanto ha scoperto direttamente al Presidente. Un gioco di posizioni che Frankenheimer organizza con professionalità ma senza l'altissima tensione che riuscirà invece a ottenere Lumet di lì a poco. La situazione tende infatti a ristagnare non poco lasciando spazio a verbosi dialoghi che, per quanto ben interpretati, finiscono per appesantire il film ottenendo solo di rado qualche accelerazione significativa. Già ci vuole un po' troppo prima di entrare nel vivo dell'azione e capire in che direzione si voglia andare; se poi una volta raggiunto il fulcro si prosegue pontificando e filosofeggiando in attesa di capire davvero come la situazione possa evolversi, allora si capisce come le due ore rischino di farsi pesanti. Ci si arena in fasi interlocutorie, di chiara attesa, si ripetono gli stessi concetti per tutto il film variando solo i toni e i personaggi che si affrontano in quello che di fatto è un dramma teatrale in cui le scenografie sono rappresentate quasi esclusivamente dalle sale del potere. Tra i tre protagonisti chi ha il ruolo più importante è il presidente di March, con Lancaster subito dietro e Douglas più defilato e controllato. Ammirevole comunque la misura con la quale tutti e tre interpretano la buona sceneggiatura di Rod Serling. Cinema di qualità che tuttavia del terzetto eccellente del 1964 resta il meno incisivo: perde con la satira ficcante e straordinaria di Kubrick ma anche con l'inquietante allegoria di Lumet.
I più alti generali Usa complottano un golpe contro il Presidente che vuole il disarmo nucleare: un plot impegnativo per i temi e per la tensione narrativa che viene messa in campo. Il film evita trame troppo complicate o azioni muscolari, concentrandosi invece sull'incalzare degli eventi e sui confronti intellettuali che portano i vari personaggi a scelte e responsabilità. In un pulito b/n prendono forma casi di coscienza e spunti di riflessione su grandi questioni politiche: la democrazia e la pace, prima di tutto. Cast di alto livello.
Usa e Unione Sovietica si impegnano a mettere al bando le armi nucleari; la posta è alta, i timori che l'altra parte venga meno agli accordi è fondato. In un contesto di retorica pro e anti militarista vediamo Lancaster in un ruolo "da cattivo", assolto con bravura: un generale che, daccordo con altri capi militari, è pronto a subentrare al presidente per dare una sterzata a una politica rischiosa. A volte dà la sensazione di un film di propaganda al contrario, mellifluamente incentrato non sulla forza ma sul dialogo. Grande prova del cast.
Thriller fantapolitico appassionante. Nonostante tutto sia affidato a lunghi dialoghi e i complotti rimangano sempre nell'ombra, il tempo scivola via molto bene e la regia di Frankenheimer è corretta. Il cast aiuta molto: Lancaster è perfetto nel ruolo del generale esaltato dalla guerra e dalle armi, da contraltare gli fanno un ottimo Douglas e l'invecchiato March. Un piccolo gioiello anche la fotografia in bianco e nero.
A differenza degli altri due capitoli della trilogia (Va e uccidi e Operazione diabolica) il film è privo di una vera sensazione di angoscia e paranoia. Scompare l'individuo e sulla scena si affrontano in un duello fratricida le grandi forze istituzionali della democrazia americana: vi scintillano, perciò, l'abilità dialettica e la finezza delle strategie, il che induce una lieve sensazione di prolissità. I dialoghi, però, sono ottimi (bello il confronto fra il Presidente e il generale ribelle) e gli attori perfetti (grande Lancaster).
Guerra fredda, pericolo nucleare, minaccia di un colpo di stato militare... Musica per le orecchie di Frankenheimer, che affronta l'incandescente materia con apprezzabile realismo, evitando facilonerie e spettacolarizzazioni, forte di una solida sceneggiatura e di un grande cast: memorabili March (il presidente democratico fautore del disarmo con la Russia) e Lancaster (il generale che mira a sostituirlo), più in ombra Douglas, sebbene sia lui a smascherare il complotto; bei ruoli di fianco per O'Brien, la Gardner e Balsam.
MEMORABILE: L'inizio; Il confronto tra March e Lancaster; Il finale.
Quando il Presidente degli USA prende posizione per la distensione ed il disarmo, alcune alte gerarchie militari complottano per esautorarlo... Falchi vs. Colombe in questo film di fantapolitica poco fanta e molto politica sceneggiato dall'esperto in uto/distopie Rod Serling e diretto con polso da Frankenheimer che può contare su un cast da grandi occasioni. Ineccepibile March, al quale pure spetta il ruolo più a rischio di retorica, grande duello sotterraneo della rodata coppia Lancaster-Douglas, bene gli altri. Quasi interamente basato sui dialoghi, avvincente, con poche pause o cedimenti.
MEMORABILE: "Conosce la Bibbia abbastanza bene da sapere chi era Giuda?" "Si, conosco Giuda, ed un tempo lo ammiravo..."
Film figlio di un'epoca in cui il pericolo di un conflitto atomico USA-URSS era molto sentito. Nel 1964 uscirono ben tre ottime pellicole dedicate all'argomento e questa di Frankenheimer non sfigura certo, al confronto delle altre. La trama è solida così come la regia, che ci fa vivere una settimana cruciale per la vita democratica degli USA. Ottimi tutti gli interpreti principali, che reggono sulle spalle un film basato soprattutto sui dialoghi. Cinema di un tempo che fu, che oggi può apparire datato ma che rimane tuttora validissimo.
L'accordo tra gli Usa e l'Urss sulla riduzione degli armamenti causa disordini fino al tentativo di un colpo di stato. Film di chiara impronta politica che con un po' di fantasia rispecchia la situazione di quel periodo politicamente delicato. La solida regia di Frankenheimer gli conferisce il sigillo di prodotto di qualità nonostante sia molto dialogato per via di uno script verboso e distaccato ma di spessore. La matura Ava Gardner compensa il minore fascino con la classe.
Thriller fantapolitico diretto con la solita mano solida di un Frankenheimer in grandissima forma. Non c'è azione eppure il livello di coinvolgimento è totale e la tensione narrativa si mantiene sempre alta, a parte pochissime pause.
E tutto viene ottenuto solo attraverso dei dialoghi sempre brillanti, stringenti e ficcanti, con alcune momenti che restano nella memoria. Ottima prova del cast, sia tra i protagonisti che nelle parti di contorno. Gran film che coniuga alla
perfezione intrattenimento con interessanti e sempre attuali tematiche. Da recuperare.
Il governo USA sembra seriamente minacciato da un colpo di stato militare che si prepara in gran segreto e il film, vera propaganda a favore della democrazia e della politica pacifista, ne racconta le sorti con uno stile pacato ma stringente. Il messaggio è chiaro, il cast quanto di più stellare, Lancaster/Douglas/Gardner in primis. Peccato per più di qualche momento in cui la veglia dello spettatore è messa a dura prova.
Ottimo thriller fantapolitico di Frankenheimer, meno avvincente e "speciale" di Va e uccidi, ma dotato di una sua perturbante personalità grazie anche all'apporto della "crepuscolare" sceneggiatura di Serling. Se sul piano sociologico l'attualità del discorso sull'ultradestra ancora colpisce per la sua irrazionale intransigenza ideologica, il versante più prettamente cinematografico è segnato dalla geniale caratterizzazione di Lancaster e dallo sguardo languido di una fragilissima Ava Gardner più che dalla democraticità da soldatino di Douglas. Bravissimi i "veci" March e O'Brien.
Nonostante un accordo per il disarmo bilaterale, un generale prepara un colpo di stato. Clima da guerra fredda con l’intenzione di placare i toni bellici, il film diviene una specie di noir politico e patriottico. Ben scelti sia March che Lancaster, mentre Douglas che fa il salvatore della patria incide poco. Qualche sforbiciata dialettica avrebbe alleggerito il discorso (tra cui la storia delle lettere dell’amante) e la regia di Frankenheimer è senza dubbio professionale. Le congetture finali sono abbastanza iperboliche e romanzano un argomento delicato come gli armamenti.
MEMORABILE: Il filmino della casa di villeggiatura; La richiesta di dimissioni al generale.
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CuriositàDaniela • 20/05/17 23:26 Gran Burattinaio - 5937 interventi
Soggetto tratto dal romanzo "Seven Days in May" di Fletcher Knebel e Charles W. Bailey pubblicato nel 1962.
Sceneggiatura di Rod Serling, scrittore noto soprattutto come ideatore della serie Ai confini della realtà.
In un primo tempo il ruolo affidato a Burt Lancaster doveva essere interpretato da Kirk Douglas. L'attore ritenne però che il suo amico Lancaster fosse più indicato per quel personaggio e quindi, quando quest'ultimo firmò il contratto, passò al ruolo del Col. Martin "Jiggs" Casey.
Fonte: Imdb
DiscussioneDaniela • 8/05/18 09:27 Gran Burattinaio - 5937 interventi
Caesars ebbe a dire: In un primo tempo il ruolo affidato a Burt Lancaster doveva essere interpretato da Kirk Douglas. L'attore ritenne però che il suo amico Lancaster fosse più indicato per quel personaggio,e quindi quando quest'ultimo firmò il contratto, passò al ruolo del Col. Martin "Jiggs" Casey. [fonte Imdb]
Grande film d'azione, in cui colpi bassi e fendenti di spada sono sostituiti dalle parole.
Non sapevo dello "scambio", ma certo Douglas ha avuto ragione: entrambi sono perfetti nei rispettivi ruoli.
HomevideoRocchiola • 9/05/18 12:03 Call center Davinotti - 1278 interventi