Mettiamo subito in chiaro l'evidenza: il caratteristico disegno dell'Italia e della sua gente si fonda una volta di più sugli stereotipi che da sempre gli americani sono abituati a cucirci addosso e che si aspettano di ritrovare quando entra in scena il Belpaese. Soprattutto in film così, di puro intrattenimento, in cui al centro non stanno certo le psicologie dei personaggi, tagliate con l'accetta come le facce di alcuni di loro.
L'ineffabile Robert McCall (Washington) comincia ammazzando e finisce allo stesso modo, partendo dalla Sicilia e arrivando in Costiera Amalfitana per un'avventura tutta italiana (solo il breve epilogo, in cui Robert nemmeno è...Leggi tutto presente, è nell'originaria Boston). Sorvoliamo quindi sull'abuso di luoghi comuni e pure su certe gaffe evitabili (il kebab in riva al mare spacciato per delizioso cibo locale). Ciò che resta è un action drama estetizzante in cui Fuqua esalta a suo modo (e con riconfermata propensione allo spettacolo) una Atrani ripresa di rado così bene e che si fa grande spot delle incomparabili magnificenze paesaggistiche del nostro Meridione. Utilizzando una fotografia cupa, livida, che anestetizza il sole del Sud per tuffare la città in una sorta di semioscurità perenne, nuvole e mare nero, il film trova tra le bianche case in pietra di Altamonte (nome inventato che cela appunto Atrani) il contrasto scenografico ideale per una nuova avventura in cui il nostro McCall in trasferta dovrà scontrarsi nientemeno che con la camorra.
Dopo aver massacrato in Sicilia nell'incipit una gang di cybercriminali dal grilletto facile, si becca una fucilata nella schiena da un ragazzino che aveva risparmiato. Viene raccolto sulla strada dal misericordioso Enzo (Girone), che lo cura in casa fino a restituirgli la smagliante forma che ancora Washington sfoggia alla soglia dei settanta. Ristabilitosi, Robert telefona alla Cia per denunciare la strage e qualche immaginabile traffico illecito legato alle vittime; all'altro capo risponde una giovane (Fanning) che diventerà la sua interlocutrice principale e comincerà a indagare mentre lui si dedicherà a eliminare uno per uno i feroci camorristi che minacciano i suoi amici del posto.
Nulla di nuovo quindi, è chiaro, anche se l'età avanzata di Washington lo porta a contenere i corpo a corpo al minimo indispensabile (e a un unico azionamento del fatidico cronometro). Si punta a farlo agire spesso letteralmente nell'ombra, al buio, perché ancora una volta Fuqua lavora certosinamente sulle immagini, impone una regia di classe sopraffina e recupera parzialmente quell'ironia che nel numero due aveva smarrito: il faccia a faccia col ragazzo camorrista che gli si siede davanti al ristorante ha momenti esilaranti, ma non è l'unica scena in cui Washington fa valere il sarcasmo e i tratti semiparodistici del suo personaggio; ed è grazie a tale attitudine se il film sa intervallare sequenze crudissime (il taglio della mano, le improvvise esplosioni di violenza) ad altre sdrammatizzanti e spassose, pure quando scade in qualche mielosità di troppo.
Eccellente utilizzo del sonoro e delle musiche, sorprendente l'irrompere di frangenti assai crudi che sconfinano col noir moderno più selvaggio e che testimoniano di un Fuqua ancora dedito a baloccarsi col sangue e lo splatter (si veda McCall che spara con la pistola appoggiata all'interno di una testa a cui ha appena forato l'occhio). Si sorride, ovviamente anche per l'ingenuità e la faciloneria con cui vengono dipinti gli italiani, si apprezzano la magnificenza delle riprese (ombre e luci quasi caravaggesche, nella villa in Sicilia), il grande senso dello spettacolo e l'imponente carisma di un Denzel Washington imperturbabile (come sempre egregiamente doppiato da Francesco Pannofino) che, tra i tanti giustizieri che continuano ad affollare lo schermo, il suo posto se l'è trovato senza dover piroettare in cielo, tuffarsi nel vuoto, sparare all'impazzata o trasformarsi in una sorta di eroe da videogame impazzito.
Terza (e speriamo ultima) avventura cinematografica di Robert McCall, in una trasferta amalfitana che più da cartolina stereotipata dell'Italia quasi non si può e al cui confronto una qualsiasi fiction tipo Lolita Lobosco pare, per realismo, alla Lenzi. Gli italiani sono tutti bravi e solidali tra loro, amichevoli senza motivo con l'americano e l'unica realtà malvagia del fu Belpaese è una mafia da operetta (ma forse è la camorra, non viene troppo specificato), con un boss da pupari, Victor, amante di spaghetti e Ferrari nere, ucciso da una Fiat Punto. Detto tutto.
C'è la Costiera Amalfitana dei vlog americani, con le idilliache immagini di calici di spritz e gelati innalzati al cielo per una veloce ripresa con sfondo case a picco sul mare e quella, invece, riportata qui da Fuqua: toni grigio/autunnali e botteghe locali sotto la violentissima morsa della camorra fascista (auto nere, busto di Mussolini in casa). Washington appare a proprio agio in un ruolo che emana simpatia e comprensibilmente empatia col pubblico giustizialista. Insomma, l'antica formula del Giustiziere funziona ancora e, al netto di qualche virata trash, ci piace così.
MEMORABILE: La mano mozzata e messa dentro un cestello del ghiaccio; Un taglio di Kebab spacciato per cibo locale amalfitano.
Chiusura in sordina per Robert McCall. La trasferta italiana mal si addice al personaggio, e pur volendo sorvolare sulle varie assurdità nel ritrarre il nostro paese (kebab come cibo tipico, dialetti a casaccio), la sceneggiatura non riesce proprio a decollare mai. L'azione è poca con Washington che sembra svogliato, accendendosi giusto in pochi momenti e combattendo nell'ombra o da seduto come il Seagal degli ultimi anni. Non male i duetti con la Fanning e quei pochi sussulti di violenza, malissimo il reparto cattivi con una camorra da operetta. Mediocre.
Il Robert McCall di Denzel Washington è in trasferta in Italia, per riposarsi dopo tanto sangue e dolore, ma la violenza lo raggiunge anche in Sicilia, dove si scontra con una banda di mafiosi-camorristi che fa il brutto e il cattivo tempo nel quartiere dove si è stabilito. Location non solo siciliane, ma anche napoletane e romane, per un capitolo che non risparmia le scene forti e la violenza. Antoine Fuqua e Denzel Washington si incontrano nuovamente, in un B-movie pulp crudo e crudele che offre ben pochi momenti di spettacolarità e quasi nessuna auto-ironia.
MEMORABILE: Il ferimento iniziale di Denzel, che lo porta a conoscere il dottore impersonato da Remo Girone; I duetti al bar (e non solo) con Dakota Fanning.
Che sia la Sicilia o la Costiera Amalfitana poco importa, il nostro ex agente McCall è costantemente a caccia di pace e di giustizia. Per questo terzo capitolo Fuqua decide che il luogo giusto per ambientare l'ennesima avventura dell'Equalizzatore è il Belpaese e il risultato è più che apprezzabile. Infatti, al posto delle classiche organizzazioni criminali americane, abbiamo le nostrane mafia e camorra. Nonostante il protagonista si muova più lentamente, le scene d'azione rimangono comunque notevoli e la scia di sangue che si lascia alle spalle è impressionante. Da non perdere.
MEMORABILE: L'avvertimento al ristorante a suon di compressione del nervo mediano.
Diciamoci la verità, la saga di McCall si era già esaurita da tempo. Qui mancano azione, una sceneggiatura ben strutturata e tanta fantasia, quanto crudeltà, nelle uccisioni effettuate dal nostro buon Robert. Manca soprattutto un cattivo "da manuale" che possa risultare credibile nel suo sadismo. L'azione è ridotta al lumicino e il cattivo di turno è a dir poco ridicolo. Senza contare un Washington stucchevole quanto Fuqua. Un disastro completo.
MEMORABILE: I due fratelli camorristi: uno che parla il dialetto siciliano l'altro il napoletano. Mah...
Sicuramente atipico, visti i precedenti episodi e, in un certo senso più impegnato, esagera però nella stereotipizzazione dei personaggi e convince poco in alcuni passaggi, con tanto di libertà prese nei confronti delle forze dell'ordine (colluse e non), che seppur in un paese gestito da un boss, appaiono quantomeno eccessive. Detto ciò, Denzel, anche se ammaccato (una fastidiosa pallottola nella schiena), fa il suo mestiere, offrendo alcune sfiziose tecniche di uccisione, più o meno rapide; e Girone è sempre professionale. Resta però vedibile e nulla più.
MEMORABILE: Mai fidarsi dei ragazzini; La descrizione dei livelli di dolore con conseguenze; "Autoaccoltellamento" con braccio rotto.
Torna McCall questa volta in trasferta in Italia, alle prese con la criminalità organizzata. Sebbene gli autori si prendano più di una libertà nel tratteggiare usi e costumi italici, dimostrando come la produzione guardi soprattutto ai mercati esteri, con momenti di involontaria comicità, il film è tecnicamente ottimo. Antoine Fuqua dirige in modo eccelso le scene d'azione e la tensione è sempre presenta, anche grazie ai suggestivi effetti sonori. Doveroso citare la fotografia dai toni plumbei (questa sì in controtendenza rispetto agli stereotipi e la prova del roccioso protagonista.
La mitica coppia di Man on fire con la bambina che però è decisamente cresciutella. Il film però, con tutto il bene che si può volere alla saga, stavolta traballa un bel po'. La camorra è ridotta a un gruppetto di ragazzini prepotenti, ognuno parla un dialetto diverso e quando la cameriera promette a McCall il "vero cibo italiano" rifiutando il polpo fresco e preferendogli il kebab, viene voglia di spegnere. Si salvano, al solito, le scene d'azione, soprattutto la prima, ma è incisiva anche quella al ristorante. Bello il finale dell'eroe che resta nell'ombra.
Nel terzo episodio saltano anche gli stereotipi sugli italiani: il “nostro” eroe (Roberto!) gironzola per le viuzze d’un paesino siciliano (s’intende tra i pochi scampati alle bombe dell’ultimo conflitto) accompagnato da musica francese (pourquoi?) e per pasteggiare “locale” lo portano da un kebabbaro (mangiaspaghetti addio?). Si aggiunga che la camorra, anziché tenere, come tiene, un profilo manageriale, si diversifica dedicandosi ad attentati tipo anni di piombo, il tutto nell'assordante inerzia dei carabinieri locali. Serve altro per esprimere un giudizio?
MEMORABILE: Nel covo del capo camorra campeggia un busto-capoccione mussoliniano da un quintale e mezzo, almeno.
Il Sud Italia fa da sfondo a questo terzo capitolo dedicato a Robert McCall, ex assassino governativo. Action movie discretamente riuscito, al netto dei soliti stereotipi nostrani rappresentati dalle major americane. Non mancano scene al limite dello splatter. Denzel Washington come in passato è sempre convincente. Regia di Antoine Fuqua efficace. Bellissime le location.
Atmosfere da Costiera Amalfitana per l'equalizzatore, che sembra essersi ritirato a piaceri privati. Purtroppo il crimine è sempre in agguato e il protagonista si prende di nuovo la scena. Stereotipi italici a iosa con qualche caduta di stile, ma d'altronde il film è americano... Violenza e azione in buona mostra con Washington unico interprete degno di nota e con un caratteristico Girone. Per una serata senza pensieri.
Il "buon" Roberto gioca fuori casa, anzi lo fa dalle nostre parti ricordando che a cotanto paradiso turistico corrisponde un discreto sottobosco criminale, qui oramai esagerato nei metodi ma, se equalizzare bisogna, serve un minimo di perché. Inizialmente brutale quanto beffato dalla tenerezza, lo vediamo dunque trascorrere una vacanza confusa e movimentata. Fuqua e Denzel: una garanzia in scadenza, sebbene riconoscibile nelle espressioni di McCall, le labbra sovrapposte, la furia cronometrata, la tecnica e la poca voglia di sopravvivere. Tra il passo falso e l'action nudo e crudo.
MEMORABILE: Il tentativo estremo nel gesto armato, dopo il ferimento, durante il finale del violento prologo; L'identità della Fanning; Il nervo mediano.
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DiscussioneZender • 20/09/23 22:20 Capo scrivano - 48959 interventi
Ma chi ti ha detto che sei la minoranza qui? Lascia che il film sia disponibile al di fuori del cinema e vedrai che tornerai a essere in maggioranza anche qui, secondo me. Chi ha detto che hai sempre torto? Avrai le tue ragioni, nessuno ti dice di no e nessuno ti dice di non scrivere contro un film, basta non esagerare a prendersela contro chi la pensa diversamente. Molto più importante, lascia fuori la politica, sempre e comunque.
Guardando il film il capo della polizia in Italia si reca ( accompagnato forse da auto blu)per un visita al capo della camorra Vincent. Dal discorso che i due fanno ,parlato in lingua incomprensibile(forse dialetto napoletano), mi sembra di capire che sono amici e sono soliti scambiarsi favori. Durante quella visita, al capo della polizia viene prima trafitta la mano con un pugnale , poi mozzata ed infine gliela mettono in un secchiello per spumanti per rispedirlo da dove era venuto. Qualcuno mi spiegherebbe in modo chiaro una sintesi di quanto si sono detti e perchè Vincent si è arrabbiato così tanto da fare il gesto estremo della mutilazione? Grazie. Ciao.
Guardando il film il capo della polizia in Italia si reca ( accompagnato forse da auto blu)per un visita al capo della camorra Vincent. Dal discorso che i due fanno ,parlato in lingua incomprensibile(forse dialetto napoletano), mi sembra di capire che sono amici e sono soliti scambiarsi favori. Durante quella visita, al capo della polizia viene prima trafitta la mano con un pugnale , poi mozzata ed infine gliela mettono in un secchiello per spumanti per rispedirlo da dove era venuto. Qualcuno mi spiegherebbe in modo chiaro una sintesi di quanto si sono detti e perchè Vincent si è arrabbiato così tanto da fare il gesto estremo della mutilazione? Grazie. Ciao.
Il capo della polizia si reca dal boss per dirgli che c'è una ragazza della CIA che sta indagando sui terroristi che stanno importando droga e alla fine scoprirà che dietro c'è lui (il boss camorrista). Gli suggerisce di chiudere bottega e il boss gli rinfaccia la sua inutilità: "Mio fratello è morto e tu vieni qui a sparare stronzate, senza portarmi nessuna informazione. O sei scemo, o ti stai scordando qual è il tuo posto (ossia, che mestiere fa)". Al che, il poliziotto gli dà del barbaro. Secondo me, il camorrista gli fa tagliare la mano per dimostrare proprio di essere un barbaro.
DiscussioneZender • 24/09/23 09:07 Capo scrivano - 48959 interventi
Concordo in tutto e per tutto con Nemesi. Il poliziotto gli dà del barbaro e lui agisce di conseguenza, ritenendolo non un'offesa ma un sincero complimento a cui rispondere a tono per conferma :)
Concordo in tutto e per tutto con Nemesi. Il poliziotto gli dà del barbaro e lui agisce di conseguenza, ritenendolo non un'offesa ma un sincero complimento a cui rispondere a tono per conferma :)
Esatto. Alla fine, sarcastico, aggiunge: "Ora ti faccio portare in ospedale, a farti curare dai miei barbari".
Se non ricordo male è il capo della polizia che dice al boss camorrista dandogli del voi " voi vi siete dimenticati che io sono il capo della polizia e voi non siete altro che un barbaro".
Se non ricordo male è il capo della polizia che dice al boss camorrista dandogli del voi " voi vi siete dimenticati che io sono il capo della polizia e voi non siete altro che un barbaro".
Sì, è da quella frase che scaturisce l'amputazione.
Il capo della polizia si reca dal boss per dirgli che c'è una ragazza della CIA che sta indagando sui terroristi che stanno importando droga e alla fine scoprirà che dietro c'è lui (il boss camorrista).
La droga veniva comprata dal boss camorrista Vincent dai siriani?Quindi trasportata dalla Siria a Napoli? Il ricavato della vendita veniva utilizzato dai siriani per fare attentati dinamitardi? Chiedo perchè il film è ambiantato non solo nel paese immaginario di Altomonte nella costiera amalfitana ma pure in Sicilia.
Il capo della polizia si reca dal boss per dirgli che c'è una ragazza della CIA che sta indagando sui terroristi che stanno importando droga e alla fine scoprirà che dietro c'è lui (il boss camorrista).
La droga veniva comprata dal boss camorrista Vincent dai siriani?Quindi trasportata dalla Siria a Napoli? Il ricavato della vendita veniva utilizzato dai siriani per fare attentati dinamitardi? Chiedo perchè il film è ambiantato non solo nel paese immaginario di Altomonte nella costiera amalfitana ma pure in Sicilia.
Sì, per quanto riguarda la droga e gli attentati terroristici. In ogni caso, non stare a preoccuparti della geografia. È un film senza capo né coda, nel senso che comincia da una parte, finisce da un'altra, ma l'essenza è tutta nel mezzo.
Segnalo questo interessante video (sperando sia cosa gradita) che spiega per bene il film , non sempre facilmente comprensibile nei minimi dettagli alla prima visione: https://www.youtube.com/watch?v=S-Y5HVoDU24