Bazzicando i lidi della serie B si può incappare nel "turno giusto", come nel caso di Laid to rest. Si può anche pescare quello "sbagliato", come fu per il secondo, mestissimo, capitolo sui redneck cannibali. Oppure incrociare un film compatto, senza grandi sorprese né dal punto di vista narrativo né sul versante splatter ma restare, ciononostante, piacevolmente intrattenuti. Wrong turn 3 è un film con budget e attori "di categoria" (il Banderas di serie B: Hassan), indicato per una pigra serata autunnale, birra alla mano e cervello in stand-by.
Pulmino carico di carcerati finisce tra le grinfie dei mutanti cannibali: la scamperanno una guardia e una sopravvisuta, reduce da un rafting insanguinato. Ulteriore capitolo ma non privo di idee e, cosa non da meno, il più sanguinario dell'intero terzetto. La violenza proviene non solo dal gruppo di montanari sadici e divoratori di umana carne ma anche da un capobanda criminale al cui confronto Jeffrey Dahmer impallidirebbe. La sceneggiatura oscilla tra il delirante e l'inatteso (il pulmino portavalori aggiunge carne al fuoco) e gli effetti speciali predominano sul testo. Una festa di sangue.
MEMORABILE: Il carcerato agganciato e trainato sull'asfalto; l'uomo "tagliato" in tre in maniera trasversale; il poliziotto infiltrato con faccia tagliata in due.
Stavolta la magia non si ripete perché c'è sbilanciamento fra il gore che ho trovato estremo, rispetto ai primi due film (la scena del cannibale che mangia il cervello in stile Hannibal, potevano risparmiarcela) e una prima parte un po' fiacca. La seconda parte è invece interessante ma converge in un finale bislacco.
A splatter e a cattiveria andiamo bene. Purtroppo però, sia dal punto di vista dei protagonisti, che della tensione non ci siamo. Rispetto ad altri film del genere sono più sopportabili, ma il materiale cartavelinico col quale sono stati creati li relega all’unico ruolo di carne da macello. Il fatto è che in un altro genere di pellicola questo particolare sarebbe stato letale, ma qui, dove il massimo della recitazione è urlare mentre si viene sbudellati, tranciati, o peggio, risulta quasi accettabile. E’ il classico film kleenex (usa e getta).
MEMORABILE: Le varie uccisioni (occhio fuori dall'orbita e mangiato; uomo diviso in tre; addio faccia; apertura cranica con degustazione cervello; gambe segate).
Nonostante la famiglia deforme sia stata decimata nei capitoli precedenti, qualcuno è rimasto. A farne le spese saranno alcuni galeotti e i poliziotti che li stanno scortando in un altro carcere di massima sicurezza. Si capisce sin da subito il livello molto splatter della pellicola, che scopiazza qua e là le trappole letali da altri film (una ricorda molto la griglia di Cube). La sceneggiatura inoltre è ridicola. Perchè girare ore e ore nel bosco a vuoto? Pessimo.
Il terzo episodio della stirpe cannibale in fondo alla strada sbagliata si rivela inaspettatamente godibile, grazie ad una storia un po' più articolata e personaggi un po' meno monodimensionali. Niente di che, intendiamoci, però se si cerca un film col solito abbondante splatterume, e che abbia anche un capo e una coda giusto per sostenere la visione senza sbadigliare, può rappresentare un prodotto abbastanza divertente.
Visto il secondo non sarebbe stato il caso di volersi "gustare" anche il terzo episodio, ma facciamoci pure del male. Il film offre subito il massimo: rafting per l'azione, un paio di tette per l'ammiccamento sexy e poi via con frecciate mammellari ed oculari, per la consueta dose di splatter... Peccato non passare in sala tali prelibatezze. Solita recitazione da telefilm, personaggi piatti ed effetti decisamente mediocri. Morti molto pittoresce bisogna dire, ma per il resto non c'è cosa salvare. Un paio d'effetti speciali riusciti: troppo poco.
Il problema di questo genere di film è che alla fine è sempre la solita minestra. Va bene, qui le vittime prescelte non sono più discinte coppie di giovani (a parte che nell'emblematico incipit) ma carcerati e guardie, ma per quanto riguarda lo svolgimento le differenze non sono affatto sostanziali. A qualche effetto gore riuscito se ne affianca qualche altro piuttosto ridicolo, ma il problema è che nel film non c'è proprio nient'altro. Evitabile.
Mettiamola così: per i fumettofili è il paradiso, per i fan della logica è un inferno. Azione e sangue come piovesse per i primi; verosimiglianza stuprata ad ogni cambio di scena per i secondi. Un soggetto promettente devastato da una sceneggiatura tagliata con l'accetta... ma quanto è divertente vedere il Mostro e il Boss criminale che si scannano a vicenda? Perfetto per i drive-in.
Un po' meno interessante dei due precedenti. Forse perché rimane solo Tre Dita della vecchia famiglia e la formula non cambia: manzi da macellare nel solito bosco. Certo Tre Dita ce la mette tutta per non far rimpiangere i suoi predecessori e sotto questo asetto il film non delude. Meno interessanti decisamente le dinamiche carcerarie tra i manzi. Attori, non occorre dirlo, di assoluto anonimato e insipienza. La saga comuqnue continua con un quarto e sembra addirittura quinto capitolo. Per completisti.
Si registra un qualche sforzo di dare un po' di linfa narrativa al tutto, più che nei due film antecedenti. Ma si tratta comunque di poca roba e gli esiti realizzativi sono alquanto superficiali, con uno script per lo più desolante agghindato, si fa per dire, da un finale loffio che dovrebbe spiazzare ma che serve solo ad ancorare il film al suo, già fino a lì ben scolpito, scoglio di mediocrità. I deformi carnefici le beccano un po', dato che nel gruppo perseguitato ci sono dei cattivi matricolati, slavando la tensione. Effetti spesso penosi.
MEMORABILE: L'incipit sensuale, condito da uno splatter più sincero che non in molti momenti successivi.
Un gruppo di carcerati, capitanati da un ferocissimo messicano, attraversa il bosco dei freak nel tentativo di evadere. Inferiore al primo film della serie ma superiore al secondo, si distingue un po' dai capitoli precedenti gettando nel calderone qualche similitudine con film come Cube (le trappole, le bizzarre uccisioni) e anteponendo ai mostruosi villains delle prede pericolose quanto loro (non più adolescenti in cerca di divertimento, ma pericolosi criminali). Bravo l'attore turco Hassan nei panni del perfido Chavez.
MEMORABILE: Tutte le fantasiose uccisioni; Chavez e Tre Dita che si riempiono di botte; Il finale.
Dopo il discreto colpo di coda del precedente sequel, la serie da qui prende definitivamente l'aspetto tipico degli horror straight-to-video, a partire da evidenti carenze di budget che si risolvono in una CGI non sempre riuscita e in un cast appena sufficiente (a parte la ragazza, dalla recitazione improponibile); se non altro non si lesina sul gore, che abbonda e diventa sempre più grottesco, rimanendo l'unico motivo d'interesse in una serie sterile. E' rimasto pure un solo freak, che tra l'altro sembra Bruno Arena dei Fichi d'India. Mediocre.
Invece che il complice di turno c'è un vecchietto cannibale su un carro attrezzi a favorire la fuga di un manipolo di beoti, più o meno cattivi: un latinos, un nazi, qualche bullo e un ex marine che vengono raggunti da un poliziottucolo e una rafter. La trama rispetto ai precedenti non muta, ma vuoi per uno splatter banalotto, per attori veramente ridicoli e per l'unico cannibale, ben presto ci si stufa. Regia piatta, effetti speciali mediocri e fotografia bruttarella. Della trilogia iniziale il più evitabile.
Ho apprezzato molto l'aver voluto ricercare un modo un po' più originale, per i personaggi, di capitare nel bosco maledetto. Il bus con i carcerati era alla base un' ottima idea, anche se fra la sottotrama del malloppo e del fatto che i galeotti sono perlopiù guerriglieri decisi, si perde un po' il senso del pericolo, trasformando il film da slasher ad action. Bella la parte finale con il twist dei personaggi rimasti in vita.
Buon prologo fulminante con tette giganti e frecce negli occhi; il resto della pellicola è una sarabanda di sciocchezze - come le ciliegie, una tira l'altra - a orchestrare la classica carneficina. Il giro di scommesse tra spettatori sulla prossima morte è l'aspetto più gradevole della serie, giochetto ben supportato dall'imponderabilità del body-count; e l'acceleratore schiacciato sulla componente gore arricchisce il quadretto. Rimane un film usa-e-getta: allo spettatore il compito di abbassare le pretese.
MEMORABILE: La divisione alla Cube; La cenetta cerebrale; Chavez che minaccia milioni di volte il protagonista senza mai premere il grilletto.
Il peggiore della saga: anche se il bodycount è il più alto fra i vari Wrong turn, la storia dei galeotti che cercano di sopravvivere al bosco degli orrori è poco interessante e molto prevedibile. Come se non bastasse il ritmo è altalenante, i montanari cannibali sono ridotti a due (di cui uno bambino, subito ucciso), il che tradisce lo spirito "familiare" à la Hooper della saga, gli omicidi sono gore ma banali e gli SFX spesso indecenti. Si salva soltanto qualche scazzottata e un finale in stile The departed sciocco ma divertente. Bruttino.
MEMORABILE: Il deforme Three Finger scopre la testa mozzata del figlioletto, ucciso dai galeotti cattivi in un raptus di violenza in stile Cannibal holocaust.
Al terzo capitolo, la saga di Wrong Turn comincia e perdere mordente. Complice soprattutto un'atmosfera da palese film a basso budget realizzato per l'home video. Si va al risparmio su tutto: qui il mutante è uno solo e il trucco non è dei migliori, un paio di omicidi sono realizzati con un pessimo uso della CGI e la sceneggiatura è ripetitiva, noiosa e incapace di valorizzare gli ambienti boschivi o di trasmettere un minimo di tensione. Si salvano qualche uccisione e il personaggio del criminale messicano, davvero spietato. Niente di che.
MEMORABILE: L'occhio trafitto dalla freccia; Uno dei criminali intrappolato in una "rete chiodata"; Il cranio del messicano aperto, con cervello in bella vista.
Torna il noto southern cannibal-slasher che stavolta si contamina con innesti di poliziesco che favoriscono la sceneggiatura. Dopo un inizio soft-core/splatter con teenager nel dopo rafting (di boormaniana memoria) si passa all'ambiente penitenziario con detenuti trasportati attraverso i noti boschi. Tra i poliziotti in ostaggio e gli evasi, il cannibale superstite (con pargolo) si pone come sovra-antagonista. Non mancano momenti splatter esasperati come l'affettatrice (Cube), il cervello... Finale multiplo che rasenta la parodia.
MEMORABILE: La ragazza in topless nel dopo rafting; Le varie dinamiche di stallo tra galeotti e poliziotti.
Senza dubbio un passo indietro importante nell'economia della saga; vuoi perché i mostri sono meno centrali nella storia, ma soprattutto per un uso pedestre della CGI, totalmente anticlimatico. Effetti tremendi che smontano la tensione e fanno venire il latte alle ginocchia. Una pellicola senza mordente e con ben poca personalità, proprio come buona parte del cast. Parecchio simile, nelle dinamiche tra carcerati, allo scarso film di Ittenbach. Il sangue non manca, ma è pur certo che una rondine non fa primavera e anzi in questo caso la sensazione di aver preso tempo è alta!
Tanto atteso quanto deludente terzo capitolo. Dopo il secondo bagno di sangue che lasciava intuire l'esistenza di una comunità di cannibal freaks, complici le evidenti ristrettezze del budget, ci si deve accontentare di un mutante smilzo e nasone che non incute terrore ma fastidio per i continui risolini e uno sgorbio che sembrerebbe sua progenie e che è pure innocuo come un'anatra azzoppata. Si spera, invano, che guardie o evasi li facciano presto fuori tra i rami, i cespugli o nella baracca e si passi a ben altri orchi delle montagne. Splatter col contagocce.
MEMORABILE: Evaso sfacciato; Affettatrice bio; Chiudi la bocca!
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Da noi è appena uscito il secondo capitolo, ma il buon "trend" economico della serie (a quanto pare anche gli straight to video pagano benone) impone di proseguire.
E' infatti annunciata l'imminente uscita (all'estero, of course) del terzo capitolo della serie (ovviamente solo in home video).
Il solito bagno di sangue, si dice essere garantito....
Il più feroce del terzetto.
Comincia come l'ennesimo clone di Venerdì 13, ma quando una nudista viene trafitta da una freccia prima al seno, quindi alla testa, si capisce che qua la dose di violenza è decisamente alta e, di conseguenza, si fa sul serio, nel pieno rispetto etimologico del termine "orrore".
Scene splatter (ben realizzate) senza freni con abbondanza di effetti speciali e con dose di crudeltà piuttosto sospinta.
Cattivo l'inizio, feroce il finale.