Luigi Comencini, in pieno periodo di riflusso, persevera con l’analisi sul mondo dell’infanzia con esiti sempre positivi. In "Voltati Eugenio" vediamo un racconto vita di un bambino, figlio di ex sessantottini totalmente impreparati alla relazione coniugale ed incapaci di avere un rapporto stabile. Uno spaccato piuttosto veritiero e sentito. Il profilo dei personaggi adulti, a mio avviso, appare un po’ superficiale e stereotipato, tuttavia funzionale ai fini dello spettacolo.
Bellissimo. Comencini ci offre ancora una volta uno spaccato sui problemi dell'infanzia mostrandoci le disavventure di un bambino che soffre il rapporto tra i genitori divisi. Ottimo il cast: bravissimo il bambino Bonelli, eccezionale Marconi e bene la Di Lazzaro. Un film che consiglio.
Ecco servita la generazione del '68. Quelli che la vita volevano vivere ed invece son finiti ad accudire una nuova vita, in cui gli ultimi scampoli di ribellione si esternano in inattuabili chissene palesando insofferenza verso le responsabilità. Nel suo piccolo, un monito sulla famiglia (vecchia o nuova generazione che sia) e sul procreare, argomento che Comencini riesce a trattare con sarcasmo (a tratti) graffiante, senza strepitare e ricco di sfumature intelligenti.
Rivisto tempo fa alla Cineteca di Milano (che tanto ha contribuito a creare e consolidare), questo Comencini degli Anni Ottanta colpisce particolarmente per la sapiente sveltezza di ritmo e racconto. Una sorta di patina pop ammanta uno dei temi esemplari del suo cinema: la fragilità dell'infanzia contrapposta ad una generazione di mezzo priva di riferimenti. Come di consueto l'analisi del bambino è spigolosa e sfaccettata, forse un po' tirata per i capelli quella dei genitori post sessantottini. Bravissimo grillo parlante Memè Perlini e poi colpisce la voce di Gisella Sofio.
MEMORABILE: Il cartello con cui Eugenio indica la propria presenza.
Da uno dei registi italiani che meglio ha saputo raccontare il mondo infantile, un film che parla di bambini ma anche di genitori inadeguati che mettono al mondo un figlio non riuscendo poi a gestire gli avvenimenti successivi e sopratutto il loro rapporto. Il regista tratta il tema con leggerezza formale ma anche con la giusta profondità narrativa derivante dalla buona caratterizzazione dei personaggi. Purtroppo i due protagonisti "adulti" non offrono una grande prova recitativa. Meglio il bambino e i comprimari.
Luigi Comencini dirige questa commedia incentrata su tutto ciò che ruota attorno alla vita di un bambino amato/odiato e quindi alla sua famiglia. Il risultato sarebbe parzialmente riuscito, se non fosse per la recitazione un po' dilettantesca di alcuni attori (Di Lazzaro e Marconi), a cui fanno da contraltare i bravi Blier, Sassoli, Sofio e Perlini. Anche il piccolo Bonelli se la cavicchia. L'idea è comunque interessante.
Bel film di Comencini che tratta con molto garbo e analisi sociologica ben riuscita la storia di un bambino con i genitori immaturi e inadeguati con i quali il rapporto è molto ondivago. Uno spaccato di vita molto interessante, insomma. Inoltre il regista non manca di dare un forte graffio sarcastico e intelligente alla pellicola. Il cast si muove bene: ottimi Bilier, Marconi e la Sofio, non male nemmeno la Di Lazzaro, bellissima prova del piccolo Bonelli. Interessante.
Non riuscitissimo film di un Maestro, specialmente per la scarsa resa dei due protagonisti adulti, troppo ripetitivi e stereotipati, oltre che interpretati solo passabilmente da lui e male da lei, per di più con insopportabile birignao. Neppure Bonelli dice granché (meglio Bruzzese, il biondino: il miglior Comencini lo si vede quando gira nella casa di costui), per cui ci si consola nel contorno, con un irresistibile Perlini e con tre anziani che si dimostrano l'uno meglio dell'altro (la Sofio, la Sassoli e Blier). Il continuo meccanismo a flashback,a un certo punto, annoia un poco.
MEMORABILE: "L'hai steso con un destro o con un sinistro?"; Il cameo del regista, nei panni del cliente impaziente.
Bambino di dieci anni viene lasciato a piedi in mezzo alla campagna. Tolta la scena iniziale, che è la parte più debole del film, l'analisi psicologica del protagonista è ben approfondita. Gli alti e bassi umorali, le delusioni e il cercare conforto in un amichetto descrivono bene il candore e la sensibilità di un ragazzino. Sul versante genitoriale la Di Lazzaro fa qualcosa in più, anche se la rappresentazione degli ideali sessantottini è grossolana. La cornice dei nonni serve a dare sostanza familiare.
MEMORABILE: Il cartello all'aeroporto col nome; La Di Lazzaro che spacca i piatti; Al semaforo a vendere fazzoletti.
Il protagonista della pellicola è solo incidentalmente un bambino. In realtà sotto la lente di ingrandimento ci sono i due genitori di Eugenio. Luigi Comencini, uno che con i bambini ha spesso lavorato, utilizza la disastrosa unione Marconi-Di Lazzaro per raccontare di certi genitori che mettono al mondo un figlio senza averne la sufficiente voglia e maturità. Eugenio è vittima dei grandi, ma dalle sue vicissitudini impara l'indipendenza e la libertà. Un bel film, con un bel cast, una sceneggiatura molto interessante e un main theme leggermente fastidioso. Da riscoprire.
Luigi Comencini vuole raccontare le famiglie disfunzionali tipiche del post Sessantotto, che mettono al mondo i figli e poi si disinteressano di loro perché troppo presi dai propri problemi. Osservazioni intelligenti, purtroppo non aiutate dai protagonisti che risultano perlopiù scialbi e poco credibili. Però è un film senza partiti presi e senza giudizi moralistici, il che non è poco.
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- Il bambino protagonista è il nipote di Luigi Comencini. Probabilmente è noto ai più grazie ad uno spot (di una nota marca di detersivo) in cui si pone domande Marzulliane.
Comprato ad un prezzo stracciato presso un grosso centro della distribuzione, il dvd Medusa e di ottima fattura.
Durata:1h45m,30s Formato: 1.85:1 16/9 Audio: Italiano 2.0 dual mono. Sottotitoli: Italiano extra: Trailer originale molto bello. Booklet con trama, selezione scene,cast artistico e tecnico e foto.
Confezione molto ben fatta il packaging si divide in due parti, aprendo la prima che contiene la seconda confezione con il dvd e il booklet, il tutto e in colorazione predominante il marrone e presenta la cover originale del film.
Direttamente dalla prestigiosa collezione Lucius, il 45 giri promozionale originale (sul disco il timbro "campione gratuito vietata la vendita"), arrangiamenti di Bruno Nicolai:
Visto al cinema Fiamma di Roma quando uscì.
Lo ricordo come un grande film; chissà se la musica di Bruno Nicolai è all'altezza del suo valore artistico.
Lucius, di quanti film, anche belli, si perde il ricordo della musica e di quanti altri invece, magari mediocri, si ha ben presente in testa solo il ritornello della colonna sonora, dopo essersi scordati completamente la storia?
In questo caso, vale il primo esempio.
Poi ci sono film nei quali, nel ricordo, trama e musica sono così vivi, così compenetrati, che è quasi impossibile discernere l’una dall'altra.
Es: Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto.
Una canzoncina infantile un po' triste, ma di facile ascolto grazie al suono acuto del sintetizzatore. E' cantata da un bambino (forse quello del film, non so).
Si la canzoncina s'intitola "Ora sono qui", ma il brano strumentale "Voltati Eugenio", è si all'altezza del valore artistico del compositore.Alcuni film sono un tutt'uno con la ost, vedi "Profondo rosso", altri no.
A me capita anche di vedere film brutti con belle colonne sonore, in questo caso cerco di tenere a mente il valore della ost, in modo tale da poterla prendere se in futuro mi ci imbatto.
Ecco Lucius, Profondo rosso è un preclare esempio di perfetta simbiosi tra trama e musica. Pochissimi film riescono in questa impresa. Ci sono tanti capolavori entrati a titolo definitivo nella storia del cinema che non riesco per nulla a realizzare questa relazione simbiotica tra l'arte cinematografica (arte minore) e l'arte suprema della musica.