Principe ereditario si dà a orge e piaceri lontano dal padre imperatore. Liberamente ispirato alla tragedia di Mayerling il film è un arioso e teatrale apologo sull'impasse generazionale: reso impotente dal padre nelle sue prerogative di potere, il principe cerca lo scandalo e rifiuta la gerarchia e la storia, così come il film rifiuta una vera narrazione. L'opera si dipana infatti tra fatti irrilevanti e insulsi che preludono alla tragedia, descrivendo il sesso come rifugio anarchico del rivoluzionario impotente. Estenuante ma intrigante.
Considerato scandaloso alla sua uscita, oggi farebbe semplicemente ridere. Ma il problema principale è che trattasi di un brutto film pseudo erotico in cui il regista Jancsó non si capisce bene dove voglia andare a parare o forse sì. Peccato però che la tesi su cui si fonda il film sia messa in scena in maniera arraffazonata e troppo semplicistica. Il risultato finale è decisamente trascurabile.
Balletti e orge in questo particolare film erotico caratterizzato da un certo ritmo e nudità profuse. Una regia pittoresca per un film goliardico intriso di ozio e sesso. I primi venti minuti sono da antologia e il film appare destinato principalmente a cultori dell'erotismo in tutte le sue espressioni. Il protagonista recita nudo senza inibizioni in una cornice scenografica bucolica e libertina.
Una pletora di belle ragazze quasi sempre nude, va bene. L'erotismo patinato dell'autore, ok. La fondamentale cornice storica, come no, non lo metto in dubbio. Detto questo, il film in pratica non procede, semplicemente si osserva come uno di quei grossi tazebao in cui hai già tutto davanti agli occhi dopo pochi istanti, e decidi tu se e dove guardare, e per quanto tempo. La proverbiale eleganza formale di Jancsó è talmente fine a se stessa che risulta fasulla come il pistolino di gomma appiccicato alla bella Savoy. Noia.
L'arte erotica è tra le peggiori, per difficoltà nel praticarla. Chi riesce ad esprimerla nella propria intimità, chi riesce a farne un libro chiacchierato oppure un film scandaloso. In questo episodio artistico (o pseudotale), il nudo è l'elemento tecnico distintivo, incorporato nella giornata quotidiana dei protagonisti. Certo, ci si ribella nudi, più facile a dirsi che a farsi. Trasgressivo, senza dubbio per l'epoca, ma privo dei contenuti elementari per produrre profitto nella visione. Tra piume di polli e puerili giochetti, la fine diventa una liberazione.
Atroce e inguardabile esperimento filmico dell'ungherese Jancsó, con interminabili danze dei protagonisti (sempre ingnudi) e dialoghi da suicidio. Jancsó si crede Pasolini e Borowczyk, ma non ha un grammo della ferocia poetica del primo né tantomeno la visionarietà barocca del secondo. Tutto quello che produce questa ignominia è solo noia mortale. Interminabile e per nulla erotico e più che trasgressivo lo definirei demenziale. Puro trash e non fa manco ridere. Da evitare come la peste.
MEMORABILE: Quando appare l'ermafrodita di Therese Ann Savoy (ma anche sotto questo punto nulla di che).
In fondo, a Jancsó, i fatti di Mayerling, di cui fornisce una libera interpretazione, secondo il principio del sesso come strumento di rivolta, non importano più di tanto, se non come pretestuoso aggancio storico per compilare un catalogo fotografico di verdi radure, banchetti, nudi senza anima, goliardie, orge ed interminabili danze: un calligrafismo autoreferenziale di estenuante freddezza, privo sia di progressione drammatica che di approfondimento psicologico. Se il significato etimologico di cinema è “immagine in movimento”, questa è piuttosto una proiezione di noiosissime diapositive.
MEMORABILE: Gli accoppiamenti incestuosi del principe con la sorellastra e il fratellastro.
Goliardico mi sembra l'aggettivo più appropriato, anche se del tutto assente l'irriverente ironia che rende divertente un lavoro goliardico. Non basta mostrare in infiniti piani sequenza corpi nudi che danzano o che mimano amplessi più o meno regolari, per rappresentare una ribellione generazionale, politica, di costume o di libertà. Troppo spazio (mancanza di idee?) è lasciato alla mera e alla fine noiosa visione di danze, giochi, libagioni più o meno drogate, lasciando al resto solo maschere ed effigi del kaiser su cui sputare. Fasullo.
Il riferimento storico della morte dell’erede al trono Rodolfo D’Asburgo e della sua amante ha dato a Jancsó lo spunto per una sarabanda di corpi nudi immersi nell’ozio dell’abbandono a se stessi e alla natura (che fa da splendida cornice scenografica). Una frenetica, pittoresca e spudorata goliardia (con gradevoli musiche invitanti al buonumore) che costituisce un tripudio del piacere in senso dannunziano. Scatenati balletti e orge per tutte le possibili combinazioni sessuali sono il filo conduttore di un film figurativo che gira su se stesso.
Incurante dei richiami all'ordine dell'imperatore, l'erede al trono passa il suo tempo in una tenuta di campagna impegnato a saltellare nudo tra i campi in compagnia della tata ridanciana e a fare il porcello sperimentando varie posizioni con diversi partner... Deludente all'epoca dell'uscita, rivisto adesso fa l'effetto di una bambinata: svanita l'aura scanndalosa, peraltro poco morivata dai contenuti, resta la presunzione di un apologo peurile che individua nello sberleffo e nel sesso libero di un bischero sciolto le premesse della contestazione al sistema. Più insulso che brutto.
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Di lui ho visto solo questo obbrobrio insostenibile...Pace all'anima sua.
DiscussioneDaniela • 31/01/14 15:58 Gran Burattinaio - 5944 interventi
Buiomega71 ebbe a dire: Di lui ho visto solo questo obbrobrio insostenibile...Pace all'anima sua.
E' un peccato che sia proprio questo il suo film più facilmente reperibile, essendo una cooproduzione italo-juvoslava (non semplicemente brutto, ma pesantemente brutto, di quella pesantezza che ne preclude anche lo sbertuccio sollazzevole destinato alle cazzatelle filmiche). Di altri suoi, visti in tempi ahimè lontani, conservo un ricordo migliore per quanto assai vago, in particolare dell'Armata a cavallo, che rammento suggestivo,
Io avrei voluto vedere La Stagione Dei Mostri, ma se lo stile e quello di Vizi Privati... (forse il film più orrendo visto in vita mia) meglio lasciar perdere...
Comunque anche La Pacifista con la Vitti, ha il suo peso (nel senso di notorietà)
* Il film viene bocciato, in prima istanza, dalla commissione censura. Dopo un taglio di una decina di metri di pellicola, viene concesso - in seconda istanza- il nullaosta alla circolazione con divieto ai minori di 18 anni
* La prima nazionale si tiene in provincia di Torino il 6 giugno del 1976
* Il 2 settembre 1976 il film viene sequestrato a Roma
* Il 22 ottobre 1976, il regista la sceneggiatrice e i produttori vengono condannati a 4 mesi e ottantamilalire di multa con attenuanti e la sospensione condizionale della pena. La pellicola viene confiscata
* Il 13 Maggio 1977, il film viene assolto dall'accusa di oscenità dalla corte di appello di Torino, che ordina il dissequestro della pellicola.