Regista progetta di assassinare la moglie durante una vacanza in baita, ma altre spiacevoli sorprese si manifestano con puntualità. Simpatica e frenetica black comedy criminosa dal Tommy Wirkola di Dead snow che, pur affidandosi a formule umoristiche abituali in questo genere di prodotti (specie coi personaggi, convenzionalmente inconsueti), dimostra di padroneggiarle con disinvoltura, concatenando una sfilza di colpi di scena, brutali scontri fisici e copiose irruzioni di gore. Forse qualche sforbiciata in sede di montaggio avrebbe aiutato, ma il climax sardonico è in pieno vigore.
MEMORABILE: Botte da orbi con l'energumeno nazista; Il vecchio padre reazionario; Nella falciatrice; La gamba spezzata con una pedata; Battaglia finale in barca.
Un regista di scarso successo progetta di uccidere la moglie durante un soggiorno nella loro villa sul lago ignorando che anche la consorte ha in mente lo stesso piano... Commedia nera norvegese che parte in sordina per procedere con un accumulo di imprevisti e personaggi bizzarri in un crescendo splatteroso fino ad un epilogo in chiave beffarda. Sceneggiata e diretta con gran senso del ritmo, una sorta di terapia di coppia molto meno noiosa di una serie di sedute presso un consulente coniugale. In parte tutti gli interpreti impegnati in personaggi molto duri a morire. Film spassoso.
MEMORABILE: Il maglione di lana; L'arrivo del babbo.
Una coppia in crisi, lui regista e lei attrice, trascorre un weekend in una baita, ma con un retropensiero da parte di entrambi, con in più un'imprevista incursione con la quale dovrà fare i conti e salvare la pelle. Spiritosa black comedy norvegese che sfrutta al massimo tutta la gamma di azioni e reazioni di una situazione paradossale che si fa sempre più sanguinaria, ma conservando comunque lo spirito ironico degli eccessi e delle iperboli. Wirkola sfrutta al meglio un cast duttile e divertito, con una grande padronanza tecnica e senso del ritmo, fino a un epilogo "al quadrato".
MEMORABILE: Attriti e battibecchi tra i due; La mansarda e gli evasi; Le palle da biliardo; Il padre di lui; La lotta sulla barca; Un film per finale.
Commedia nera che parte da uno spunto molto anni '90 per poi passare a un home-invasion/survival; non brilla quindi per originalità, vince però per come è messo in scena, grazie a una regia scattante e a un umorismo grottesco e splatter che degenera spesso e volentieri in momenti slapstick spassosi. Molto buono il cast, autore di prove intense e convincenti, con personaggi ben tratteggiati; il messaggio di fondo finisce per essere positivo, stemperando quindi il cinismo e la cattiveria della prima parte e il ritmo spigliato fa dimenticare una durata un po' eccessiva. Gustoso.
MEMORABILE: La lotta col naziskin; L'arrivo del padre.
Commedia nera che Wirkola dirige come al solito sulle note di un splatter dal sapore un po' anni '80/'90, quando il sangue schizzava ma (a volte) non ci si prendeva troppo sul serio. Pur facendosi apprezzare per la snellezza e perché mira dritta al punto senza troppi fronzoli, si nota una certa tendenza all'ammasso; ammasso di colpi di scena, ammasso di emoglobina, ammasso di un po' di tutto. Il che, alla fine, tende a far trasformare lo sguardo dello spettatore da attento a distratto. Si tratta comunque di una pellicola dignitosa, con un cast rispettabile e decisamente in forma.
Due cuori di tenebra in luna di fiele che più stregata di così si muore (e si muore eccome) e una capanna degli zii Tom & Jerry. Wirkola fa strage di unicorni: è capolinea per l'ego di coppia, per ogni amor proprio e altrui, per ogni sogno di famiglia o di gloria. Sangue pari a un alluvione in Cina, sovradosaggi di ultraviolenza che mandano l'Alex che è in noi in un highlanderiano orgasmo in un jacksoniano splattercoaster di 120' che sembrano 12. Sceneggiatore, regista e cast palesano attributi ottagonali (l'enormità di Antonsen non si quantifica). (T)rip-advisgore dice: imperativo.
Marito e moglie decidono di andare a fare una piccola vacanza nella casa di montagna del padre di lui. L'intento malevolo per entrambi è quello di uccidersi a vicenda per incassare il premio dell'assicurazione. Dal regista di Dead snow non ti aspetteresti un granché e invece eccoci di fronte a una black-comedy di quelle belle dure che dosa in giusta quantità violenza e umorismo. Non mancano nemmeno le scene splatter, con ettolitri di sangue pronti a invadere lo schermo. La costruzione della storia a scatole cinesi funziona alla grande. Bravissimi sia Hennie che la Rapace.
Che succede se chi dovrebbe morire resta in vita con tanto di imprevisti? Pare questo; e non è da augurare a nessuno. Pellicola che parte quasi in sordina, con coppia in crisi oltre i ferri corti. Ma poi è come se si aprisse un gorgo di violenza pulp, ai limiti del demenziale, valorizzata però da personaggi dai quali è lecito aspettarsi di tutto, alcuni perché esasperati, altri essendo semplicemente degli psicopatici che si nutrono di sofferenza. Una cosa è certa: il meccanismo, nonostante le palesi esagerazioni funziona; e si arriva alla fine con un certo sorriso di soddisfazione.
MEMORABILE: Il padre al figlio: "Quanto vi avrebbe fatto bene una guerra"; "Il problema è che sei un'attrice tremendamente insulsa"; Viktor; "Scusa quale naso?".
Due coniugi si recano in una baita di campagna per il fine settimana: in realtà vogliono farsi la pelle a vicenda. Ma ci saranno numerosi imprevisti. Pur fatto da situazioni non certo inedite e sorprendenti, il film ha dalla sua la capacità di riuscire a intrattenere e divertire grazie ai ritmi sempre elevati e a una buona sceneggiatura. La comicità, a tratti slapstick, è addizionata a una robusta dose di violenza condita da sprazzi splatter davvero gustosi e spassosi. Facili i bersagli satirici: da quello matrimoniale ai mass media, compreso il cinema.
Nerissima commedia scandinava che arriva dopo una prova poco convincente del regista Wirkola, che si riscatta pienamente in questa occasione. La storia non è particolarmente originale, ma colpisce la capacità dell'autore di "orchestrare" la messa in scena che prevede la partecipazione di molti personaggi e un ritmo sempre alto, così come il tasso di violenza. Nonostante la durata, non indifferente per il tipo di film, non ci si annoia e i colpi di scena giungono a ripetizione. Buona la prova degli attori.
Coppia cineasta in relax in uno chalet; in realtà entrambi progettano di uccidere il coniuge non sapendo che in agguato ci sono tre evasi. Thriller norvegese dalle tinte fortemente grottesche (considerato il tipico sense of humor scandinavo, magari si puntava alla commedia) piuttosto che drammatiche, con chiare influenze tarantiniane e scorie di exploitation. Il binomio regia-sceneggiatura è brillante con trovate ben progettate e senza troppi fronzoli (si veda la defecazione con conseguenza nella seconda parte) e ottima caratterizzazione dei personaggi. Condito da splatter-slapstick.
MEMORABILE: L'agguerritissimo padre di lui; I tre sanguinari e goffi evasi; Le varie scene slapstick e sanguinolente.
Black comedy con incursioni nel grottesco e nello splatter che intrattiene pur non riuscendo ad essere incisiva come potrebbe e vorrebbe. Dopo una prima parte che incuriosisce, il meccanismo si fa un po’ ripetitivo e conduce a un finale piuttosto scontato. I dialoghi avrebbero potuto essere più affilati, come il genere in effetti richiederebbe. Guardabile ma non imprescindibile…
Commedia nera norvegese di notevole livello. Una storia che, pur avendo poco di originale, diverte e intrattiene più che il giusto. Scazzottate a iosa, scene al limite dello splatter sono il condimento principale del film. Ottima la location. Personaggi ben creati (i tre evasi su tutti). Regia di Tommy Wirkola più che efficace. Noomi Rapace ed Aksel Hennie convincenti.
Coppia sposata passa un weekend in montagna con intenti omicidi reciproci. Soggetto simpatico (con moventi piuttosto deboli) che passa dalla commedia nera allo splatter. Gli snodi principali avvengono nei momenti giusti anche se il ritmo è appena sufficiente. Qualche idea funziona (le palle da biliardo, gli ami in faccia) mentre qualche aggressione poteva essere sforbiciata. I personaggi non lasciano particolarmente il segno; forse la Rapace fa qualcosa in più, ma il ruolo migliore è quello del padre, anche se ha poche scene.
MEMORABILE: A cosa serve il seghetto; La testa nella falciatrice; La macchina elettrica.
Black commedy diretta da Wirkola con ritmo spigliato e un certo senso per il grottesco quasi al limite del demenziale. Non si vede nulla di troppo innovativo o sorprendente rispetto ai topoi del genere, ma il meccanismo funziona perfettamente e certi eccessi narrativi non pesano più di tanto. Splatter e violento, sardonico per certi versi ma anche tensivo. Ottima confezione, cast perfetto, finale azzeccato.
MEMORABILE: Le palle da biliardo; "E' andata esattamente così".
Formidabile dark comedy firmata Tommy Wirkola che, dopo Seven sisters, ricostituisce il binomio con Noomi Rapace per un pulp schizofrenico, che va ben oltre il modello ideale - Coen per l'intreccio, Tarantino per il sangue sparso - e che conferma l'eccellente momento del cinema norvegese, acido e spregiudicato nei contenuti e impeccabile dal punto di vista tecnico. Finale spassoso per quanto tagliente nei confronti del politically correct e del mainstream hollywoodiano. Non per tutti, ma fortemente consigliato a chi ama il genere.
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DiscussioneDaniela • 22/10/21 09:03 Gran Burattinaio - 5937 interventi
Herrkinski ebbe a dire:
A questo giro gli anglofoni hanno scelto una titolazione veramente generica: The Trip (Il Viaggio)
Hai ragione. in questo caso oltre che generica la titolazione è anche fuorviante, dato che il viaggio è solo lo spostamento della coppia, risolto in poche inquadrature, dalla loro abitazione alla baita sul lago dove si svolgerà tutta la vicenda. A parte questo, mi dà sempre molto fastidio vedere appioppato un titolo in inglese ad un film doppiato proveniente da un paese con un'altra lingua, è un fastidioso segno di sudditanza culturale al pari dell'uso di termini anglofoni a casaccio come il famoso "jobs act" renziano che neppure gli inglesi capivano cosa potesse essere.
signori io non mi capacito. mi aspettavo un unanime quadripalla e magari anche un quasipenta per questa bomba sporca. ma un film che ve le canta e ve le suona ultracattivo e a così pieno ritmo per due ore senza mai un minuto di pausa risvegliando sia il bimbo davanti a tom e jerry che l'alexander delarge che è in voi dove altro lo trovate? :O
fortuna che almeno danyta un meritatissimo ***! glielo appioppa.
per il sottoscritto, tra le migliori sorprese del 2021. e dire che il resto della filmografia di wirkola mi aveva sempre lasciato tra il limbra e il lambra. mai mi sarei aspettato una giostra simile da lui.
signori io non mi capacito. mi aspettavo un unanime quadripalla e magari anche un quasipenta per questa bomba sporca. ma un film che ve le canta e ve le suona ultracattivo e a così pieno ritmo per due ore senza mai un minuto di pausa risvegliando sia il bimbo davanti a tom e jerry che l'alexander delarge che è in voi dove altro lo trovate? :O
A questo punto ti consiglierei anche Riders of justice, altro scandinavo sui generis che personalmente mi è piaciuto anche di più di questo.
Concordo con Herr su Riders of justice Di Wirkola avevo già amato forse anche più del dovuto Dead snow 2; comunque, anche se questo suo ultimo lavoro mi ha divertitissimo l'ho trovato un po' "studiato" nella definizione over-the-top dei personaggi (a parte il padre: la sua escalation reazionaria mi ha convinto). Insomma, mi sono scappati meno momenti "wtf" di quanto avrei voluto. Per questo mi sono assestato su un 7 tondo anziché 7,5.
io per certo ero totalmente impreparato a un così tronfio ultraboosting della più esasperata violenza a cavallo tra la MGM-cartoon e il kursaal splatter. a lasciarmi più sbalordito ancora è stata l'abilità nel gestirla lungo due ore senza mai uno scivolone uno sia per scansione ritmica che per ingegneria di scrittura-struttura, con quel continuo ribaltarsi situazionale tanto inatteso quanto sapientemente "prequelato" (forse fin troppo). la funzione caterpillar paterna l'avevo ahimè subodorata sverginato in tal senso dalla recente visione di nothing (appartengo purtroppo e/o per fortuna alla fascia spettatoriale "me l'hai fatta sotto il naso una volta e tanti accorati complimentoni, ma a una seconda ronda sotto le nari non ci arrivi") - non posso specificare oltre senza scatenare l'inferno di un duplice spoiler e in tal senso spero tu abbia già visto quel film. certo è che non mi aspettavo un'escalation così peterjacksoniana!! ma il jolly che sbanca è antonsen (toh, quasi tuo omonimo!!). no dico parliamone. quando ricapita un villain così laido turpe brutale e senza alcun dio manco pagano al tempo stesso così spassoso (il nostro viene dal teatro comico e si vede - buca da portarsi via tutto il cast) e capace di far sia sganasciare che paura anche ridotto a pinhead dei pescatori meno abbienti?
a volerlo proprio spulciare, avrei caricato dama sullo sconquasso fisico. insomma dai tutte quelle botte da orbi nei modi più variegati e non si vede un dente che salta, un osso rotto, una lesione seria seria che invalidi per tutto il tempo tutti. però son pulci in un prodotto che non vuole prendersi fino in fondo sul serio.
ora. non so cosa sia (né voglio saperlo) riders of justice ma se mi dite che fa il paio con una barra di plutonio simile apro subito la caccia alla volpe mandandovi cadauno una selva di baci con lo schiocco. ho solo intravisto che c'è mikkelsen, ed è quanto basta per l'acquisto a scatola chiusa.
una precisazione sul commento a venire: il riferimento a tom & jerry è duplice, e contempla sia la natura cartoonistica della violenza rappresentata sia la pasticcioneria dei villain cui sfugge il piano di mano di un film omonimo con mantegna dai nomi rovesciati: jerry e tom. non essendo quest'ultimo presente in database e di conseguenza non linkabile, ho preferito esentare i nomi da ogni mirroring.
io per certo ero totalmente impreparato a un così tronfio ultraboosting della più esasperata violenza a cavallo tra la MGM-cartoon e il kursaal splatter. a lasciarmi più sbalordito ancora è stata l'abilità nel gestirla lungo due ore senza mai uno scivolone uno sia per scansione ritmica che per ingegneria di scrittura-struttura, con quel continuo ribaltarsi situazionale tanto inatteso quanto sapientemente "prequelato" (forse fin troppo). la funzione caterpillar paterna l'avevo ahimè subodorata sverginato in tal senso dalla recente visione di nothing (appartengo purtroppo e/o per fortuna alla fascia spettatoriale "me l'hai fatta sotto il naso una volta e tanti accorati complimentoni, ma a una seconda ronda sotto le nari non ci arrivi") - non posso specificare oltre senza scatenare l'inferno di un duplice spoiler e in tal senso spero tu abbia già visto quel film. certo è che non mi aspettavo un'escalation così peterjacksoniana!! ma il jolly che sbanca è antonsen (toh, quasi tuo omonimo!!). no dico parliamone. quando ricapita un villain così laido turpe brutale e senza alcun dio manco pagano al tempo stesso così spassoso (il nostro viene dal teatro comico e si vede - buca da portarsi via tutto il cast) e capace di far sia sganasciare che paura anche ridotto a pinhead dei pescatori meno abbienti?
a volerlo proprio spulciare, avrei caricato dama sullo sconquasso fisico. insomma dai tutte quelle botte da orbi nei modi più variegati e non si vede un dente che salta, un osso rotto, una lesione seria seria che invalidi per tutto il tempo tutti. però son pulci in un prodotto che non vuole prendersi fino in fondo sul serio.
Mi ha salvato il fatto di aver visto il film di Naishuller dopo questo: inutile dire che quando "la svolta è avvenuta" non ho potuto fare a meno di ripensare a Wirkola.
Nulla da controbattere sulle doti di Antonsen, anche se come dicevo non sono stato "rapito" dalle caratterizzazioni cartoonesche dei villain, divertenti ma un tantinello impostate. Ma parlo a livello di scrittura dei personaggi, sulle interpretazioni non obietto.
Quanto al ritmo e alla durata, avrei forse preferito qualche minuto in meno, specie nella fase mediana a tema tentato stupro, un po' tirata per le lunghe a mio avviso. Ma sono dettagli, ce ne fossero di lungaggini così al cinema!
A questo giro gli anglofoni hanno scelto una titolazione veramente generica: The Trip (Il Viaggio) al posto della traduzione corretta dal norvegese che sarebbe stata In Bad Days. E' infatti un estratto del passaggio del rito nuziale: "I gode og onde dager", ovvero "in good and bad days" letteralmente (nel rito inglese,"in good times and in bad", in America "for better, for worse"), in italiano "nella gioia e nel dolore".
io l'ho maggiormente inteso come un letterale nella buona e nella cattiva sorte, non solo per quel che è il loro rapporto e per gli imprevisti che li spingono a rivisitarlo, ma anche per le conclusioni del protagonista, che deduce che il fallimento presiede entrambe le fasi (e poi c'è ovviamente il finalissimo, a dirci che un matrimonio è un business...)
Anthonyvm ebbe a dire: Quanto al ritmo e alla durata, avrei forse preferito qualche minuto in meno, specie nella fase mediana a tema tentato stupro, un po' tirata per le lunghe a mio avviso. Ma sono dettagli, ce ne fossero di lungaggini così al cinema!
pensa che quando è finito io invece mi sono sentito insaziato e ho invocato una mezzora in più! forse la durata può sembrare anomala per opere come questa dove dai che ti ridai gli sviluppi narrativi e le rifiniture psicologiche non sono nell'ordine delle dozzine, ma se non hanno mai cedimenti ritmici non la avverti (e a me il tentato stupro, con quell'inattesa sterzata, è parso centrato e funzionale a come viene ridisegnato nel finale dagli stessi protagonisti). in ogni caso con un wirkola alla settimana vivrei beato il resto dei miei giorni.
A questo giro gli anglofoni hanno scelto una titolazione veramente generica: The Trip (Il Viaggio) al posto della traduzione corretta dal norvegese che sarebbe stata In Bad Days. E' infatti un estratto del passaggio del rito nuziale: "I gode og onde dager", ovvero "in good and bad days" letteralmente (nel rito inglese,"in good times and in bad", in America "for better, for worse"), in italiano "nella gioia e nel dolore".
io l'ho maggiormente inteso come un letterale nella buona e nella cattiva sorte, non solo per quel che è il loro rapporto e per gli imprevisti che li spingono a rivisitarlo, ma anche per le conclusioni del protagonista, che deduce che il fallimento presiede entrambe le fasi (e poi c'è ovviamente il finalissimo, a dirci che un matrimonio è un business...)
Vero, ma ho scoperto che nel rito italiano "nella buona e nella cattiva sorte" non esiste, è sostituito da "nella gioia e nel dolore". Ci siamo abituati alla traduzione anglofona a forza di film, ma in effetti pare che nella realtà la forma non sia comune.