Il racconto è quello che la protagonista scrisse a 13 anni descrivendo fatti poi rimossi. Il suo ritrovamento la costringe a fare i conti con un passato da decifrare mediante il confronto con gli altri ma anche con se stessa bambina... Film-terapia, in cui la regista rielabora eventi realmente vissuti, di grande qualità per scrittura ed interpretazioni, in cui il tema della pedofilia è affrontato in modo originale, quasi con cadenze da thriller ma anche con la stessa pazienza richiesta per comporre un puzzle: impresa devastante per la protagonista ma anche necessaria ed infine liberatoria.
MEMORABILE: Rivolgendosi agli spettatori, la bambina rivendica il suo ruolo attivo nella vicenda, ma poi basta una parola per lasciarla sgomenta
Metaracconto in cui le parti della regista (violentata da bambina) si alternano tra la figura di lei adulta e quella bambina. Con il pretesto di una vecchia lettera scritta al tempo degli abusi, la donna adulta torna indietro nel tempo e scopre che i ricordi sono in realtà costruiti per nascondere fatti reali rimossi. La violenza qui è soprattutto psicologica ed è anche connessa a una infanzia difficile, con genitori assenti e un'educazione repressiva. Interessante anche per le sfumature date a stupratore e complice.
MEMORABILE: "Vorrei scrivere una storia bellissima...".
La regista rivive e reinterpreta, attraverso la protagonista (Dern) una parte drammatica del suo passato (gli abusi subiti da una coppia di allenatori) rimossa nel suo aspetto più doloroso e raffiorata col ritrovamento di un racconto infantile di quei fatti. Nonostante si tratti di una storia realmente accaduta, paradossalmente si ha l'impressione di una narrazione artificiosa, troppo patinata e schematica nella dialettica passato/presente, compresi alcuni passaggi psicologici eccessivamente addomesticati per il dramma realmente vissuto.
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Questo lo avevo adocchiato: ora le tue 4 palle mi obbligano alla visione, appena torno dalle vacanze.
DiscussioneDaniela • 8/08/18 18:20 Gran Burattinaio - 5944 interventi
Cotola ebbe a dire: @ Daniela
Questo lo avevo adocchiato: ora le tue 4 palle mi obbligano alla visione, appena torno dalle vacanze.
A me ha conquistato un aspetto in particolare: quello dei "falsi" ricordi con cui la mente sutura le ferite troppo dolorose. Ovvio che ne avevo sentito parlare, ma il film ne dà una rappresentazione plastica a mio parere molto riuscita. Ad esempio, in una delle prime sequenze, ripensando a se stessa all'epoca dei fatti, la protagonista si vede come una ragazzina alta, slanciata, una quindicenne che è già nelle forme una giovane donna. Solo il ritrovamento di una fotografia e un colloquio con la madre le restituiscono memoria di come era davvero allora: una tredicenne non ancora sviluppata, piccola per la sua età, che conserva nel volto e nel fisico l'aspetto rotondetto dell'infanzia. Ed infatti il ruolo è stato affidato ad una bambina di 11 anni, fra l'altro bravissima.