Primo incontro di Totò con la farsa di Eduardo Scarpetta (e unico non diretto da Mattoli), che i sei sceneggiatori (le coppie Metz/Marchesi, Age/Scarpelli più Alberto Vecchietti ed Eduardo Passarelli, vecchia spalla di Totò ed eccellente nel ruolo dell’avvocato Espinaci) hanno tratto dal mediocre “‘Na creatura sperduta”. Benché generalmente snobbato dalla critica, SETTE ORE DI GUAI mantiene ancora oggi, nella prima parte almeno, una comicità per nulla disprezzabile, anzi frutto di alcune tra le migliori performance di Totò. Scomparso poche ore prima del battesimo suo figlio di sette giorni, Totò comincia a cercarlo con i due “compari”...Leggi tutto improvvisati incorrendo in una serie di qui pro quo causati in gran parte dall’iperbolica distrazione dei vicini di casa, i Romolini (Carlo Campanini, Giulietta Masina e Mario Castellani), anch'essi con neonato a carico. I duetti di Totò con Passarelli (col quale si ritaglia un vero e proprio sketch degno di Stanlio e Ollio, travestito da imbianchino pronto per stendere la carta da parati), la Barzizza, Campanini e Castellani sono in alcuni casi esilaranti. Peccato che la regia di Metz e Marchesi si perda i fastidiose lungaggini nell’inutilmente acrobatica (troppo diluita la sequenza sul cornicione) mezz'ora finale, altrimenti potremmo parlare di un ottimo prodotto comico, con qualche tocco geniale non da poco (la distrazione dei Romolini raggiunge livelli a tratti sublimi) e una sceneggiatura capace di trattenere l'esuberanza improvvisativa di Totò non castrandola affatto. Purtroppo la parentesi “fuori porta” è tutta da dimenticare e occupa troppo tempo per essere registrata come “breve momento interlocutorio”...
Film poco conosciuto del grande comico napoletano ma decisamente da riscoprire. Gag a iosa, ritmo effervescente (sopratutto nella parte finale) e un Totò più esplosivo che mai sono i pregi di questo film. Notevole anche il resto del cast, su cui spiccano la Barzizza, Campanini e il fedele Castellani. Buono.
Film tutto di corsa di Totò diretto per l’unica volta da Marchesi e Metz. Un modesto sarto smarrisce il figlio nato da pochissimo per colpa di una balia sbadata. Da qui si innesta il moto perpetuo del film che ben presto acquista l’andatura affannata di una comica muta alla Mack Sennet. In fondo il copione teatrale originale di Scarpetta non è granché ma il film ha un gran ritmo, alterna gag demenziali ad acute notazioni psicologiche e a precisi dettagli ambientali, ha caratteristi all'altezza e diverte fino alla fine in modo intelligente e garbato.
MEMORABILE: I curiosi baffetti di Totò; Totò sull'autobus quando cerca di andare d'accordo contemporaneamente con l'opinione di ciascun passeggero.
Partendo da un copione abbastanza esile e più adatto per le tavole di un palcoscenico si innestano una serie di situazioni comiche che si concedono addirittura il lusso di sconfinare nel surreale. La regia per gran parte del tempo è svelta e concisa, salvo nell’ultima parte in cui decide di diluire eccessivamente la sostanza. Totò è slegato dalla maschera di marionetta e incanala la sua verve nel personaggio ottenendo ottimi risultati. Ingiustamente poco considerato, meriterebbe una rivalutazione, sebbene non sia un capolavoro.
MEMORABILE: Totò che insiste con i Romolini che sbagliano sistematicamente il cognome “De Pasquale”.
Commedia poco conosciuta di Totò sostenuta da un buon ritmo (specie nella seconda parte) ed è abbastanza ricca di gag e tormentoni tali da garantire diverse risate. Totò sempre bravo a improvvisare e il cast di contorno come la Barzizza e Caatellani si regola positivamente di conseguenza. Occhio alle due giovani Bice Valori e Giulietta Masina. Sicuramente da riscoprire.
Uno dei film meno celebri di Totò, ma comunque molto divertente, sfrutta una trama di base molto elementare per una serie di equivoci e corse rocambolesche per ritrovare un bambino. Totò è scatenato, frena i suoi marionettismi per costruire un personaggio molto simpatico e abbastanza realistico (fantastici i duetti con Passarelli) e attorno a lui si muovono macchiette indovinate come quella del trio Campanini-Masina-Castellani. Bel ritmo, non male regia e musiche.
Alla vigilia del battesimo, un neonato viene smarrito dalla balia, coinvolgendo il padre in una frenetica ricerca per recuperarlo prima della cerimonia e dell'arrivo della temuta suocera. Primo Dei quattro film tratti da commedie di Edoardo Scarpetta ed interpretate da Totò, immeritatamente poco noto dato che si tratta di una farsa scatenata e divertente, un fuoco di fila di gags in cui il comico, pur mantenendo alcune delle sue caratteristiche battute, molto si affida alla mimica facciale e a situazioni da comica del periodo muto.
MEMORABILE: Totò tappezziere; La fuga per le vie del paese inseguito dalla folla armata di forconi; La discussione sull'autobus circa l'aspetto del "mostro"
Totò interpreta qui per la prima volta un soggetto di Scarpetta, senza però vestire i panni di Felice Sciosciammocca. I guai a cui fa riferimento il titolo iniziano quando il neonato viene scambiato con quello dei vicini. A far da spalla al Principe non troviamo il fido Castellani (qui presente in un ruolo marginalissimo) ma Eduardo Passarelli, che regge il passo del protagonista e regala duetti divertenti. Nel cast, anche la sempre gradevole Barzizza e in piccoli ruoli, la Masina e la Valori. Totò fa affidamento anche a gag meccaniche, oltre ai consueti lazzi verbali. Simpatico.
MEMORABILE: Totò che storpia per tutto il film il cognome dell'Avvocato Espinaci.
La tata ‘perde’ il bambino, rimpiazzato temporaneamente da quello dei vicini, e padre e padrini si precipitano a ritrovarlo. Il film si sviluppa tra moderne invenzioni linguistiche (la famiglia verbovolante che prefigura il teatro dell’assurdo di Ionesco, e da sola vale il film) e recuperi delle comiche mute (i tappezzieri, il cornicione), e in mezzo il corpo drammaturgico della farsa di Scarpetta, felicemente orchestrata da Totò in grande vena, tra tormentoni, ammiccamenti e sproloqui. Piacevole.
Coma spesso càpita con i film di Totò, qui cose divertenti si affiancano a cose banali, per cui si ha un film che viaggia a due livelli. Buono il primo tempo, con gli scambi dei poveri neonati (intervallati dalle vessazioni allo sventurato cliente interpretato da Sorrentino) e con il Principe che sforna battute e giochi di parole. Scarso il secondo, che tocca il punto più basso con l'interminabile parte che vede Totò, in pericolo, sul cornicione di una casa in costruzione. Nel contorno, bei ruoli per Passarelli e Guido Celano. L'amato dalla Valori è Carlo Mazzarella, non accreditato.
Il primo incontro di Totò (al cinema) con una farsa di Scarpetta è tra i più sottovalutati (anche perché per anni ha circolato pochissimo), ma degno tuttavia di un certo interesse. Il trattamento del soggetto (a cui lavorarono tra gli altri, oltre ai registi, anche Age e Scarpelli) spinge molto sul lato di commedia rocambolesca alla Prima comunione, il che dà modo al Principe di interagire con lo strepitoso stuolo di caratteristi assoldato (Passarelli, Masina, Campanini e Barzizza si stagliano). Metz e Marchesi, al contrario di Mattoli, non hanno grinta nella sveltezza.
MEMORABILE: Gli anni di militare stavolta son a Sondrio; Ma mi faccia il piacere; La distrazione patologica dei vicini di casa.
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Il film è stato trasmesso da Raiuno per la prima volta nel 1998, a inaugurare un ciclo (pomeridiano) di pellicole del grande attore napoletano che, in quell'anno, avrebbe compiuto cent'anni. La rarità del film è dipesa dal fatto che la sua copia originale andò perduta per diversi decenni, salvo rispuntare negli anni Novanta.
Durante la scena nella quale Totò e l'avvocato Espinaci (Passarelli) si fingono imbianchini, indossano il classico cappello fatto con il giornale, che cambia tuttavia più volte durante la ripresa della scena. Per realizzare i cappelli di Totò si sono utilizzati due diversi giornali.
Il primo è il Corriere dello Sport, edizione Roma del 4 giugno 1951: