Quello che parrebbe un Parker minore è in realtà uno dei suoi opus più toccanti e personali. Un viaggio intimista nella crisi di una coppia di mezza età, con echi bergmaniani, dalla morbida fotografia del fido Michael Seresin, impreziosita da dialoghi pungenti e amari e una direzione d'attori da standing ovation (anche se Finney è spesso sopra le righe). Parker osserva da entomologo il disfacimento della middle class americana, senza strafare ma scavando nell'animo e nei sentimenti ormai corrosi. La lentezza nel narrare si fa quasi preziosa. Sottovalutato.
MEMORABILE: La sequenza finale nel campo da tennis, triste e patetica nello stesso tempo, con l'arrendevolezza di Finney e l'indifferenza della Keaton.
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