Volti del cinema italiano nel cast VOLTI ITALIANI NEL CAST Volti del cinema italiano nel cast

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

In quattro gli hanno ucciso il fratello, in quattro dovranno pagare. La vendetta è sempre stato il movente prediletto del western all'italiana, e Mario Lanfranchi (regista nonché autore del copione) si accoda per dare vita a un film piuttosto ricercato nella messa in scena e che si affida a quattro "star" per supportare degnamente il poco noto pistolero protagonista (Robin Clarke): nell'ordine Richard Conte, Enrico Maria Salerno, Adolfo Celi e Tomas Milian. SENTENZA DI MORTE, di conseguenza, diventa un film diviso nettamente in quattro episodi, ognuno dei quali animato dal perfido antagonista di turno stanato dal biondo Cash, che tra un duello e l'altro ama bere pinte...Leggi tutto di... latte. Si comincia con Conte, che sembra quasi far vita da pensionato e si rifugia nel deserto per dar modo a Lanfranchi di sfruttare l'inedito paesaggio. Si continua con Salerno incallito pokerista che ha modo di sfoggiare il gran talento recitativo regalandoci forse la parte più intensa del film benché quasi interamente girata attorno a un tavolo del saloon. Celi nel ruolo di padre Baldwin (un prete-killer da barzelletta) ha l'episodio peggiore e più breve, destinato a concludersi scioccamente. Meglio la chiusura con l'ottimo Milian nei panni dell'albino O'Hara, in abito bianco e occhialini da sole tondi. Un look inedito per un killer nevrotico che ama solo l'oro e le donne bionde. E' l'episodio più lungo e studiato, nuovamente rimarchevole per la scelta delle location e reso interessante per la bravura dell'attore cubano. Tempi dilatati, buone musiche (Gianni Ferrio) e fotografia, ma il film non è né originale né molto appassionante.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 5/10/06 DAL DAVINOTTI
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Homesick 17/03/07 21:01 - 5737 commenti

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Atipico western borderline che rielabora il classico tema della vendetta ibridandolo con le atmosfere fantastiche del gotico anni Sessanta. Fondamentale per la definizione del pistolero dalle connotazioni soprannaturali che incarna l'invulnerabile spirito della Vendetta, poi ripreso da Eastwood ne "Lo straniero senza nome", "Il cavaliere pallido" e in altri western italiani. Eccellenti le interpretazioni dei protagonisti. Scenografie minimaliste, molto teatrali.

Il Gobbo 16/05/07 23:33 - 3015 commenti

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Regista teatrale e marito della soprano Anna Moffo, Lanfranchi confeziona un western in quattro atti d'opera. Già questo basterebbe per un culto minoritario, se poi ci aggiungiamo i numerosi tocchi bizzarri, il cast a un tempo folle e indovinatissimo (e il barocchismo d'insieme), ecco un perfetto midnite movie. Incredibile Tomas Milian albino, gran condensato d'istrionismo. Sentenza di rivalutazione.

Stubby 13/02/09 16:32 - 1147 commenti

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Ottimo western suddiviso in quattro episodi (o meglio ancora in quattro atti, vista la provenienza dal teatro del regista). Lanfranchi confeziona un western che sfrutta il tema abusato della vendetta ma lo fa con un "sistema" atipico, ricorrendo ad espedienti diversi dal solito, dando al film una sorta di veste "fumettistica". Cast eccellente con tre mostri sacri del cinema di genere italiano: Salerno, Milian e Celi. Ottimo il pezzo musicale introduttivo e conclusivo (lo stesso).

Renato 19/03/09 12:54 - 1648 commenti

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Discreto western del periodo d'oro, girato con un ottimo cast. Purtroppo paga le pecche di una sceneggiatura non così brillante, viste alcune ingenuità e soprattutto la netta divisione dei 4 episodi che lo rende simile quasi ad un telefilm. Traspare però una certa eleganza formale, ed ovviamente gli attori aiutano ad elevare il livello complessivo della pellicola; notevole Tomas Milian quasi trasfigurato come albino pazzoide, mentre Richard Conte -pur bravo- mi è parso un po' fuori ruolo.

Fabbiu 26/06/11 01:06 - 2148 commenti

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Vendetta per gli assassini del fratello: il deserto è vero nemico spietato per il primo, l'abilità a poker sarà l'avversaria del secondo (bellissima la scena degli assi nella mano finale), ideologica sul senso del peccato per il terzo, ed il "quarto atto" lo si apprezza per un incredibile Milian che pur non credendo molto nel progetto ebbe mano libera per la caratterizzazione dell'albino O'hara. Ne esce un personaggio nuovo e insolito, ben interpretato e che lascia il segno. Musiche non troppo selezionate e narrazione un po' fumettistica.

Matalo! 16/07/12 09:09 - 1378 commenti

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Lanfranchi è stato personaggio complesso e interessante. In questo western si vedono il teatro, i caroselli, gli originali Rai. Curioso di certo, anche se in parte fallimentare, non-western fotografato divinamente dal grande Secchi. Il difetto sta non tanto nell'inverosimiglianza delle storie (il film è di per sè paradossale) ma nell'impostazione teatrale a cui il regista non sa rinunciare (vedi il greve episodio con Salerno). Assurdo quello con Conte, ridicolo quello con Celi, buono quello con Milian, a parte... Milian. Tracce di Bava (involontarie?)

Jdelarge 11/07/13 12:51 - 1000 commenti

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Classica storia di vendetta per un buon western all'italiana dalla struttura praticamente episodica. Quattro vendette, alcune migliori di altre, soprattutto per la caratterizzazione dei cattivi di turno: i personaggi più riusciti sono quelli di Salerno e Milian, mentre risulta eccessivamente caricaturale l'interpretazione di Celi; superflua, invece, quella di Conte. Molto bella la fotografia e alcune scene, supportate da ottime inquadrature, sono veramente ben riuscite. La sceneggiatura avrebbe potuto essere più pungente. Godibile.
MEMORABILE: L'estrazione del proiettile dalla gamba per poterlo riutilizzare.

Giùan 11/01/14 07:16 - 4567 commenti

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L’ampollosa retorica con cui Lanfranchi declina il rituale tematico della vendetta western rende giustamente conto della sua sensibilità di uomo di spettacolo. Così se c’è un vizio capitale nel film è il troppo presumere di sé (il livello di tenuta stilistica è diseguale); detto ciò è difficile dimenticar la caratterizzazione dei quattro killer che si oppongono alle velleità castigatrici dell’opalescente Clarke: il torrido abbattimento del vecchio Conte, la sicumera d’azzardo di Salerno, la famelica oratoria di Celi, le frenesie albine del gigione Milian.

Pinhead80 31/03/15 18:33 - 4771 commenti

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In questo western la parola d'ordine è una soltanto: vendetta. Niente di nuovo quindi se non che il buon Lanfranchi riesce ad articolare la storia in quattro parti (che corrispondono poi agli uomini ricercati) tutte ben strutturate. Qualche bella trovata accende il finale coinvolgendo anche la presenza di una figura femminile. Un buon spaghetti western.

Rambo90 28/03/17 23:18 - 7703 commenti

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Western particolare, in quattro parti ben distinte, con quattro diversi villain (ma responsabili della stessa uccisione) che finiscono per essere più interessanti del monosillabico e inespressivo protagonista. Salerno, Celi, Conte e Milian fanno quindi lo spettacolo, con l'ultimo particolarmente divertente nel suo essere sopra le righe. Non mancano tensione, sparatorie (ma non tutte realizzate in modo classico) e un ritmo discreto. Buone le musiche.

Mario Lanfranchi HA DIRETTO ANCHE...

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Minitina80 7/09/17 07:36 - 2986 commenti

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Vendetta e dollari sono il binario prevedibile che sorregge la pellicola, eccessivamente sconnessa e dotata di un Robin Clarke non molto convincente. Basterebbe questo a far scemare l’interesse, ma si aggiunge uno scarso approfondimento psicologico dei personaggi e un tratteggio superficiale che non li rende affatto intriganti. Facendo una media il giudizio non è esaltante, poiché solo la parte di Tomas Milian suscita quel minimo di curiosità, sebbene sia anch’essa molto caricata. Non aggiunge né toglie nulla al genere.
MEMORABILE: Tomas Milian nei panni di un albino.

Pessoa 19/12/18 13:00 - 2476 commenti

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Un western poco spaghetti di Lanfranchi, che si rifà più al modello di Peckinpah che a quello leoniano, soprattutto nel manicheismo dei personaggi, nel ritmo compassato e nel lirismo di alcune scene. Il film è però non poco penalizzato da banali disattenzioni (le carte da gioco moderne, passaggi logici molto forzati), da uno script insufficiente e dagli scarsi mezzi. Belle musiche evocative e grande prova del nutrito e illustre cast ma purtroppo in questo caso, come avrebbe detto un Principe che sapeva di cinema, la somma non fa il totale.
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  • Homevideo Stubby • 3/03/09 10:45
    Fotocopista - 84 interventi
    Questo splendido film è uscito in Italia per la collana Spaghetti western della H&W in edicola, master eccellente preso dal dvd tedesco Koch Media, difatti oltre la stessa durata presenta i titoli iniziali in tedesco.Naturalmente rispetto al dvd crucco non sono presenti gli extra.(audiocommentary, interviste e quant'altro).
    Ultima modifica: 3/03/09 18:46 da Stubby
  • Curiosità Homesick • 14/04/09 18:51
    Scrivano - 1363 interventi
    Stralci di un’intervista rilasciata in inglese dal regista Mario Lanfranchi, inclusa tra gli extra del dvd di Sentenza di morte pubblicato dalla tedesca Koch Media.

    Influenze? Piuttosto ho influenzato me stesso! Stavo scrivendo un serial per la TV italiana: la storia di un giovane a caccia degli assassini della sua famiglia. L’avevo ambientata in Sicilia. Però sentivo che non funzionava, che mancava qualcosa e, improvvisamente, ebbi un’illuminazione e dissi: questo è un western! Così trasposi la storia dalla Sicilia al Texas e tutto funzionò bene. Certamente, avevo visto dei western in precedenza ed ero affascinato soprattutto dalla loro filosofia, dalla loro poetica della violenza. Tuttavia penso che in questo film si possa vedere una sorta di sintesi di tutti i miei sentimenti e delle mie esperienze nel campo della televisione – ovviamente la TV di allora era di eccellente qualità, non quella di oggi! – e del teatro, per quanto riguarda la conoscenza nella direzione degli attori. Queste qualità mi furono riconosciute dai critici di Londra, che selezionarono “Sentenza di morte” per il Festival del 1972. Non volevo fare un film spettacolare e i modelli di western americani che avevo in mente erano “Mezzogiorno di fuoco” e “Sfida infernale”, dove si vede a malapena un cavallo; mi piaceva fare film a basso budget. La Spagna era la location perfetta, con la sua natura aspra e selvaggia. In questo film volevo avere il controllo completo, quindi scelsi personalmente anche il cast, costituito da attori che mi conoscevano bene e con cui avevo già lavorato in passato, sia in TV che a teatro; per esempio, l’attore che interpreta il pokerista nell’episodio di Montero/Enrico Maria Salerno è Glauco Scarlini, un tenore d’Opera.

    Robin Clarke… Avevo un’ amica alla Columbia Pictures di New York, Joyce Selznick, nipote del grande produttore David Selznick, che mi cercò dei giovani attori che fossero “demoni con il volto d’angelo”; tra essi c’era Robin Clarke, che mi sembrò perfetto. Era un bravo attore, aveva studiato all’Actor Studio ed aveva appunto la qualità di essere “un demonio con la faccia d’angelo”. Così venne con me in Italia e in Spagna per girare il film, però era un po’instabile. Venne con la sua ragazza, Ali MacGraw, che poi divenne una famosa attrice, ma che all’epoca era del tutto sconosciuta: litigavano tutto il tempo! Così un giorno la rispedii a New York e Robin Clarke si arrabbiò moltissimo e finalmente ebbe l’espressione giusta per fare quello che volevo! L’idea centrale per il film era appunto quella dell’angelo della vendetta, tipo quelli che si vedono nei dipinti del Rinascimento; e si racconta che gli angeli bevano latte, proprio come Cash.

    Enrico Maria Salerno, in Italia, era l’attore di teatro per eccellenza ed era molto contento di lavorare con me, in quanto come regista televisivo e teatrale ero piuttosto conosciuto. Il suo ruolo nel film è, in un certo senso, teatrale, perché si tratta di una partita di poker con le pistole sul tavolo e la vita sul tavolo. Avevo quindi bisogno di un Maestro della parola, del gesto e della mimica e Salerno era perfetto. E non dimentichiamo che aveva doppiato Clint Eastwood nei film di Sergio Leone, con la sua ruvida e particolarissima voce; Eastwood ne fu talmente impressionato che la usò lui stesso per tutta la sua carriera. Girai il film in inglese, ma Salerno si rifiutò perché riteneva che, parlando in inglese, si sarebbe dato una faccia americana alla Clark Gable, e preferì così recitare in italiano. Specificò inoltre nel suo contratto che non doveva lavorare per più di dieci ore: così, nel bel mezzo di una scena, in piena recitazione, capitava che dicesse: “Sono le sei. Signori, me ne devo andare”. Questo era Salerno (ride)… ma che attore!

    Tomas Milian era un attore fantastico, creativo e sensibile. Tra noi sorse una sorta di conflitto: lui amava moltissimo il suo ruolo, ma diceva che avrebbe preferito girarlo con un altro regista, che io ero troppo intellettuale, adatto a Shakespeare ma non ad un western. Sul set era pieno di rabbia e rancore e ciò era l’ideale per il personaggio nervoso ed isterico che interpretava. Ricordo che in un’intervista per un’importante rivista italiana di cinema, Tomas Milian disse che “quando Lanfranchi veniva sul set sembrava camminasse sulla merda”!* . Questo disse! Ma alla fine, con lui e con gli altri attori, ci fu una sorta di love-story!

    Adolfo Celi era un attore bravissimo; aveva questa faccia pulita, paterna, che ispirava fiducia completa, ideale maschera per celare quello che stava dietro: malvagità ed ambiguità.

    Richard Conte era la leggenda dell’epoca d’oro del cinema americano, dove solitamente aveva un volto pulito, amabile, amichevole. Con me, invece, aveva un’espressione più forte, ma in un certo senso ancora amabile… Quindi, di nuovo l’ambiguità!

    Io stesso avrei voluto occuparmi della colonna sonora – ho studiato musica e ancora oggi suono il piano – ma i produttori si opposero. Così la affidai a Gianni Ferrio, che già conoscevo e che pensavo avrebbe fatto proprio quello che desideravo. Era un bravo musicista, dotato di fantasia ed inventiva e fece un ottimo lavoro.
    --------
    *Lanfranchi si riferisce all’intervista a Tomas Milian pubblicata sul Nocturno dossier Eroi e antieroi del cinema italiano, allegato a Nocturno Cinema n.10, aprile 2003, pag. 17. Nella stessa intervista, Milian ricorda: “Anche il film di Lanfranchi lo feci per soldi e non l’ho mai visto: ho sempre cercato di seguire una linea nella mia carriera e questo film fu un compromesso. La mia agente spinse per convincermi a farlo. L’unica cosa buona è che mi diedero mano libera per la definizione di questo Albino e credo di averlo caratterizzato in maniera efficace.
  • Homevideo Il Gobbo • 12/06/09 09:02
    Segretario - 762 interventi
    Stubby ebbe a dire:
    Naturalmente rispetto al dvd crucco non sono presenti gli extra.(audiocommentary, interviste e quant'altro).

    ...il che è un peccato, perchè l'intervista a Lanfranchi del dvd Koch è molto interessante, e la sua presenza nel genere fra le più curiose. Ah, il titolo tedesco è "Django - eravate preoccupati? - unbarmherzig wie die sonne"
    Ultima modifica: 12/06/09 17:03 da Il Gobbo
  • Homevideo Geppo • 20/08/09 17:01
    Call center Davinotti - 4285 interventi
    Disponibile in Germania il DVD tedesco di "Sentenza di morte" con traccia audio "italiano e tedesco".
    Etichetta: Koch Media

    Extra: Trailer,
    Audio commentary del regista Mario Lanfranchi,
    Intervista al regista Mario Lanfranchi

    Occhio al link:
    http://www.dvd-palace.de/dvd-datenbank/19733.html
  • Homevideo Zender • 20/08/09 19:03
    Capo scrivano - 47813 interventi
    W la Koch, sempre più benemerita! Grazie Geppo!
  • Discussione Zender • 26/08/09 07:46
    Capo scrivano - 47813 interventi
    Scrive Enricottta:
    "S"entenza di morte, contro sono "SA"rtana il vostro becchino. per casualità? trasmessi alla stessa ora su due canali privati. "S": Cash si deve vandicare della morte del fratello (beve latte). "SA"baxter (beve latte). "S"in certe scene sembra un peplum. "SA" Gordon Mitchell, uno dei re del peplum. "S"Enrico Maria salerno perde a poker la vita. "SA" Klaus Kinsky non si sa come finisce. Finisce prima"S"entenza di morte un film velleitario e scurissimo nella fotografia. Sono"SA"rtana il vostro becchino lineare e semplice. L'approccio al film di Carmineo è tipico del genere,ma preferisco di gran lunga il prequel(se così si può dire).Un plauso va per l'impiego dell'ottimo Sal Borghese.Ritornando al commento di "sentenza di morte" il film vuole essere a tutti i costi atipico e originale,ma come ho dimostrato è un prodotto scadente come tanti altri del periodo,anz usa tutti gli stereotipi dello spaghetti western

    Purtroppo non si possono commentare due film insieme. Basta inserire la cosa nella discussione generale e va benissimo, invece.
    Ultima modifica: 26/08/09 07:47 da Zender
  • Discussione Enricottta • 26/08/09 12:14
    Magazziniere - 81 interventi
    In merito a risposta di zender,ok recepito.
  • Discussione Zender • 26/08/09 13:03
    Capo scrivano - 47813 interventi
    Grazie Enricotta.
  • Musiche Lucius • 7/04/16 14:57
    Scrivano - 9051 interventi
    Direttamente dalla prestigiosa collezione Lucius, il 45 giri originale:

    Ultima modifica: 7/04/16 16:48 da Zender