Scream - Film (2022)

Il difetto principale di questo ennesimo capitolo della saga di Ghostface è l’identità dell’assassino, facilmente intuibile. Ciò porta a vanificare quasi del tutto l’effetto sorpresa. Ciò premesso, il film non è girato male, ha dei buoni momenti squisitamente sanguinosi e la tensione non manca. Del cast originale chi si mette maggiormente in luce è Arquette, dei giovani si segnala Melissa Barrera. Senza il pesante fardello del difetto precedentemente enunciato se ne poteva parlare in maniera più lusinghiera, così non si va oltre una risicata sufficienza.

Alla quinta avventura si ragiona opportunamente sui cosiddetti "requel" imbastendo un film che vuole essere quindi sia continuo con i personaggi amati e sia un capitolo nuovo con nuovi eroi. La cosa funziona perché come insegnava Craven l'importante è non prendersi mai sul serio fino in fondo, lasciando che l'identità del killer aleggi nell'aria instillando sospetti una volta su uno e una volta sull'altro. Dei tre "vecchi" chi se la cava meglio è Arquette, mentre tra le nuove leve si segnala un dignitoso Quaid Jr. Tanto sangue, pochi veri spaventi ma la saga resta in piedi.

Forse il miglior sequel della saga Scream, perfetto per chi accetta il gioco: la fiera del già visto, ma servita con un buon senso dell'estetica e ritmo da vendere, peraltro pure con una discreta cura a livello di sceneggiatura. Già incrementata nel capitolo precedente, la carica sanguinolenta aumenta ulteriormente, con un paio di inediti sconfinamenti nello splatter. Il whodunit è prevedibile, ma l'odiosità di chi uccide è tale che il lungo scontro finale scatena ardori giustizialisti alla Grande racket carichi di eccellente adrenalina. Si segnala spoilerone del primo Scream.

A distanza di ben 11 anni dal quarto capitolo, un sequel che ne segue a grandi linee lo stile e il livello qualitativo, forse qui leggermente superiori grazie alla freschezza portata dai due giovani registi, comunque estremamente rispettosi del template creato dal compianto Craven; forse fin troppo, dato che si ricalcano idee già viste e che il whodunit è davvero prevedibile fin dalle prime battute. Più esornativi che altro il ritorno del cast storico e i vari riferimenti alla saga; si alza il tasso splatter, con alcune scene molto buone e il ritmo è alto, vista anche la durata.

Intelligente operazione di meta-horror che omaggia un film che nel bene come nel male ha segnato una tappa fondamentale nella storia del genere oppure sequel ruffiano che per andare sul sicuro ingaggia tre dei protagonisti originali ed infarcisce la trama di link cinefili ma non si preoccupa di evitare incongruenze anche vistose? Difficile rispondere, soprattutto se durante la visione si è restati intrappolati nella ragnatela di citazioni più o meno referenziali. Comunque alla fine si ritorna con i piedi per terra e, come fa un personaggio, vien da affermare: "Preferisco Babadook". 

Scomparso Craven la saga continua, e in maniera anche dignitosa, con un requel (tra sequel e reboot, come per Ghostbusters, come spiegato anche nel film!). L'elemento slasher è negli standard della serie, l'elemento giallo è decisamente intricato, tra personaggi vecchi e non, parentele e legami, ma quello che fa da protagonista è il metacinema, in favore del quale valgono forzature evidenti e volute, paradossi, ironia beffarda ai limiti della parodia, tanto che a volte sembra di seguire le regole di un gioco di ruolo o da tavolo; ma il divertimento c'è. Il prossimo? Scary movie?

Un'operazione sulla carta rischiosa e pretestuosa, e invece, a sorpresa, ecco saltare fuori il miglior film della saga insieme al capostipite. La sceneggiatura non sarà granitica ma il gioco delle citazioni, del metacinema e dei tormentoni del genere horror si arricchisce di nuova linfa: i dialoghi sono brillanti, il ritmo incalzante, si alza l'asticella della violenza grafica, e la resa dei conti è di quelle da ricordare. Il cast giovanile si difende piuttosto bene, anche se i migliori, ancora una volta, sono i tre protagonisti storici.

Omaggio a Craven: lui avrebbe gradito, noi mostriamo qualche riserva in più proprio sui registi, troppo presi dal rigore celebrativo per mantenere la spigliatezza mostrata altrove, e su alcune stanche riproposizioni che fomentano insofferenza come l’usuale telefonata quiz e il presenzialismo della Munch mask. Botteghino e gradimento poco però ne risentono, forse perché il revamping intacca finalmente le storyline dei personaggi (e ritorna Skeet Ulrich) e l’analisi meta sui requel è fresca e ben snocciolata. Proseguire, mantenendosi su questo livello, non sarebbe poi così male.

Finalmente un requel veramente riuscito ossia, come spiegato nel film stesso, un remake che è anche un sequel con i personaggi della vecchia serie che incontrano personaggi nuovi interessanti, che è rispettoso dei fan e delle loro aspettative (guai a deluderli!) ma ha anche qualche idea originale (in pratica tutto ciò che non è riuscito ai nuovi Star wars). Citazionismo e metacinema senza risparmio (del resto produce Kevin Williamson), ritmo più che buono, violenza elevata. Dei vecchi Arquette è il migliore (e crepa), insopportabile la Cox. Ottimo il doppiaggio italiano di Ghostface.

Interessante l'idea del requel, peraltro espressamente (e furbescamente) dichiarata nel film, che in molte scene ricalca l'idea originale di Craven omaggiandola e citandola a più riprese, senza però volerne rappresentare né un reboot né un sequel, ma - appunto - un ibrido nostalgico con innesti moderni su un impianto reso classico perfino da Scary movie. Fan service assicurato con la presenza di Campbell e Cox nonché di Linus (Arquette). Il finale qualche sorpresa la riserva.

Il gioco continuo di rimandi rende interessante questo requel che per il resto inserisce in modo congruo nella trama i vecchi personaggi suscitando pure qualche emozione. Gli omicidi sono in numero minore ma messi in scena con una violenza mai vista nei precedenti film. L'identità di Ghostface, non così prevedibile, poco conta; quel che conta sono i personaggi, che però hanno il proprio punto debole nella protagonista, l'insipida Melissa Barrera (che potrebbe magari essere Ghostface nel prossimo episodio).

Simpatico "requel", ovviamente rivolto ai fan di vecchia data, che fra lieti ritorni e tristi addii possono crogiolarsi in un sollazzevole gioco di rimandi e citazioni, da sempre stendardo rappresentativo della saga. Se è vero che ormai le gag meta-cinefile possono suonare stantie, dopo decenni di usi e abusi sul tema, l'ironica autocoscienza del plot (le videostroncature youtubiche di "Stab 8", le lezioni di cinema della nipote di Randy) e il buon approccio dei due registi, che sostituiscono il compianto Wes, coinvolgono a dovere. Poche sorprese, ma divertimento garantito: non male.

Ennesimo capitolo, anche se qui siamo dinanzi ad un requel, con protagonista l'ormai iconico ghostface. C'è tutto quello che ci si aspetterebbe da un film della serie, in particolare i discorsi metacinematografici forse ormai un po' triti ma comunque non privi di divertimento e di intelligenza, anche se la sceneggiatura cerca di innestare nella storia qualche novità rispetto al passato. Alla fine è un godibile "revival" che potranno apprezzare sia i fan della serie sia chi cerca solo un film di genere, sebbene il colpo di scena finale sia abbastanza telefonato, ma non per il movente.