Ray Master l'inafferrabile - Film (1966)

Ray Master è un ladro internazionale di gioielli alle prese con il colpo della sua vita: un favoloso diamante custodito in un inespugnabile museo di Bangkok. Fra marchingegni fantascientifici di marca bondiana, colpi di scena, inseguimenti, belle donne e un finale beffardo che sarà presto imitato, il filmetto scorre senza annoiare grazie al solido mestiere di Sala, che sa imprimere un ritmo veloce e una buona dose di ironia alla vicenda. Felix Marten ha la faccia giusta, mentre Liana Orfei esibisce acconciature e mises deliziosamente sixties.

Dei generi che hanno costituito il cinema italiano del periodo aureo, lo spionistico è quello che oggi accusa maggiormente il peso degli anni nelle sceneggiature ingarbugliate e rugginose e nel ritmo fiacco, contro cui inani sono i consueti rimedi della sensualità femminile (qui pressoché irrilevante) e delle musiche (di Alessandroni, non sempre adatte). Del tutto anonimo il protagonista. Nel piccolo ruolo dell’interprete si riconosce Adelaide Aste, futura medium in Paura nella città dei morti viventi.

Simpatica pellicola italiana caratterizzata da una originale ambientazione tailandese, un cast tutto sommato dignitoso e buone musiche di Umiliani. Più una sorta di Lupin III de noantri che uno spionistico, genere in cui viene catalogato a causa della presenza del ladro che progetta il furto ingegnoso di un diamante di valore inestimabile. Divertente.

Ladro dalle maniere eleganti, ma anche capace di insozzarzi di fango e polvere, Ray Master si incaponisce dietro allo sfavillio di un enorme diamante thailandese. Liana Orfei sfoggia delle mise anni '60 involontariamente indimenticabili, contribuendo alla resa caleidoscopica di una spy-story come tante, ma dal finale inaspettato che più "fatalista" non si poteva inventare. Non del tutto da scartare.

Gradevole caper movie internazionale e al contempo casareccio, con numerose scivolate nel comico involontario: la lunga scena della rapina (tanto più esilarante quanto si vorrebbe tecnologica), il doppio ruolo di Marten inseguito dal suo sosia, l'outfit della Orfei, il nano nel baule, l'ambientazione esotico/chic in una Thailandia poverissima. Nonostante l'evidente imbarazzo di Moschin, Marten è comunque simpatico e Pigozzi resta sempre il Peter Lorre de noantri. Freschissima colonna sonora vocal-lounge di Piero Umiliani.