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La nostra recensione di Sotto la minaccia

Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Thriller semplice e senza grandi idee che al tempo appariva comunque molto meno inflazionato di oggi. Si ragiona sulla legittimità della difesa e sui conflitti interiori di uno stimato reverendo (Nader) che una notte, per salvare il figlio attaccato da un ladro entrato nottetempo in casa, reagisce colpendo quest'ultimo con un oggetto contundente e uccidendolo. La polizia poco può eccepire nei confronti di chi ha agito per difendersi in casa propria e anzi i giornali tendono a dipingere il reverendo come un eroe (appellativo che questi ovviamente rifiuta, conscio di aver soppresso una vita umana). Chi proprio non riesce ad accettare una ricostruzione tanto semplicistica è il...Leggi tutto padre (Franz) della vittima, descritto dai media come l'esempio di genitore incapace di educare il figlio contrapposto a un modello di rettitudine come il reverendo, il quale al contrario ai bambini insegna a vivere in onestà. Sentir continuamente infangare il nome del figliolo morto e il suo porta l'uomo sull'orlo della follia spingendolo a vendicarsi, a desiderare di distruggere l'armonia familiare di chi ha ucciso il suo ragazzo. Una reazione umana vista spesso al cinema, un motivo scatenante che dà origine al prototipo dello stalker. L'uomo, sapendo come la polizia più di tanto non possa fare se la minaccia non è tangibile e immediata, ne approfitta per seguire il piccolo Michael (Hovey) turbando la quiete di lui e soprattutto dei genitori, consapevoli di quanto il comportamento dell'uomo possa degenerare.

Il film è costruito seguendo la logica che sarà alla base di classici come IL PROMONTORIO DELLA PAURA, di cinque anni successivo, e punta sulla tensione generata dalla condizione di minaccia latente per amplificare la componente thrilling, in cui ulteriore variante è fornita dal trauma subito dalla moglie (Thaxter) durante l'agguato notturno, che la costringe a letto bendata per aver perso temporaneamente la vista. Non che tuttavia questo risollevi troppo un film registicamente piatto, che fatica ad appassionare (anche per l'anonima resa del cast) e nel quale l'apporto spettacolare è garantito dal finale in spiaggia, in cui finalmente viene sfruttato con intelligenza il Cinemascope per ampliare il campo visivo e dare un senso alla prima vera location interessante. Poco importa a questo punto che l'epilogo sia abbondantemente telefonato, conta più il modo attraverso il quale lo si raggiunge, mentre molto ci viene detto dell'animo combattuto del reverendo: vorrebbe aiutare i ragazzini che richiedono il suo aiuto ma sente di non poter lasciare la propria famiglia in balia delle mire di un pazzo.

Il secondo tempo si sviluppa seguendo queste coordinate mentre fin dall'inizio si lascia spazio anche al piccolo Michael, bimbetto dall'animo ribelle ma nel contempo educato come si conviene e regolarmente non creduto dal padre quando riferisce di essere perseguitato da uno strano tipo che vuole ucciderlo. Colpisce però, a fronte dei molteplici spunti in sceneggiatura, l'elementarità con cui è condotta la vicenda e la ripetitività a cui vanno inevitabilmente incontro film simili. Piuttosto curati gli aspetti tecnici, con un buon bianco e nero e il bel formato panoramico, insolite le buffe, lunghe riprese dell'incontro di boxe del piccolo Michael sul ring. Purtroppo la fatica nel condurre in porto la storia mantenendo alto l'interesse non facilita il film ad emergere tra i tanti in tema che il cinema negli anni proporrà.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 23/05/22 DAL DAVINOTTI
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Fauno 25/07/22 00:37 - 2250 commenti

I gusti di Fauno

Qualche brivido lo lascia, specie nel finale, ed è anche l'epilogo ciò che più convince, in quanto è perfino troppo schietto. Certo che avere un reverendo sposato come protagonista che ammazza un ladro per legittima difesa salvo poi trovarsi perseguitato dal padre di questo, che vorrebbe vendicarsi sul figlioletto, rasenta il lacrima-movie in senso ironico. Nader farà assai meglio in altri ruoli nei decenni successivi, mentre la moglie Thaxher, temporaneamente cieca per la botta subita ha un'esagerata e tediosa melodrammaticità. Dignitosa la prova del piccolo Hovey.
MEMORABILE: L'incontro di pugilato fra pesi-pulce (due bambini di 6-7 anni).

Nicola81 11/05/24 19:59 - 2976 commenti

I gusti di Nicola81

Thriller che riserva i suoi momenti di maggior tensione nell'incipit e nel finale ma che globalmente fatica a creare coinvolgimento, anche se gli spunti interessanti (la legittima difesa, il senso di colpa, la vendetta, l'invadenza dei media) sulla carta non mancherebbero. Keller dirige bene dal punto di vista tecnico, ma non affonda il colpo quando potrebbe, né lo aiuta particolarmente la prova piuttosto anonimia del cast. Di gran pregio, invece, la confezione, con un bel bianco e nero di Russell Metty e le ficcanti musiche di Henry Mancini.

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