Dopo Legion, la coppia Stewart (regista) e Bettany (attore protagonista) si ripropone in un altro film post-apocalittico e dalle atmosfere in fondo non dissimili. Questa volta si affronta la sempiterna lotta tra uomini e vampiri; nulla di originale quindi, ma il tema viene trattato con indubbia spettacolarità e una certa efficacia nella ricostruzione ambientale e scenografica. Il regista da il giusto ritmo alla storia e la brevità del film aiuta in questo senso.Buona la prova degli attori.
I reduci non hanno mai avuto fortuna, nemmeno se si tratta di preti-guerrieri che hanno salvato l'umanità in una guerra contro i vampiri, dopo la quale sono emarginati da una società rigidamente teocratica. Tratto da un fumetto coreano, "Priest" è un horror innocuo, senza infamia nè lode, nello stesso stile del precedente lavoro del regista. I vampiri non seguono l'iconografia tradizionale, ma sembrano un riciclo di effetti speciali di tanti altri film. Non giova la fotografia livida e metallica, che appesantisce e appiattisce.
Un po' Dredd (là un giudice privato dei poteri, qui un sacerdote da battaglia scomunicato), seppur meno pagliaccesco, con qualche pennellata alla Blade Runner (la città fortificata) e con quel tocco post apocalittico (rovine e deserto) che in questi film crea sempre una certa atmosfera da pianeta alla frutta. Non è mal confezionato e gli attori si barcamenano, ma in quanto a originalità siamo piuttosto scarsi (i vampiri visti come razza a parte non sono certo una novità). Alla fine, è l'azione a mantenerlo quasi in linea di galleggiamento. Un'occhiata gliela si può dare, ma si scorda in fretta.
MEMORABILE: La confessione: "Parlare dopo il segnale acustico...Bip"; Rosario spaccato e guardie sterminate nel momento in cui l'ultima pallina smette di rotolare
Dopo la cacciatrice Buffy e il diurno Blade, arriva un nuovo cacciatore di vampiri, Priest, ambiguo personaggio tratto da un fumetto sud-coreano. Film che è più un western che un horror, con l'attore che ha interpretato il sacerdote pazzo del Codice da Vinci, Paul Bettany e la splendida e marziale MaggieQ. Ci sono anche Karl Urban e l'anziano Christopher Plummer, qui in una delle sue interpretazioni più dimenticabili. Film bruttino, con qualcosa da salvare qua e là, come l'assalto al treno finale. 3D inutile. Due.
MEMORABILE: "Suor" MaggieQ contro i motociclisti-vampiro durante la scena dell'assalto al treno.
In un futuro apocalittico l’umanità vive in città fortificate, comandata da un’oligarchia clericale; un sacerdote guerriero parte alla ricerca della nipote rapita da un’orda di feroci vampiri. Il film, tratto da un fumetto coreano, è anzitutto un omaggio al genere western, nonché un remake di Sentieri selvaggi in chiave post-apocalittica. Convincente sul piano visivo, con diverse buone trovate e un Paul Bettany in parte, è però caratterizzato da scene d’azione eccessivamente irreali e creature digitali poco convincenti. Comunque divertente.
Fumettone di origine coreana che adrenalinicamente mostra scene di valido impatto visivo ma a livello narrativo non è molto originale. Una terra messa sotto scacco da feroci vampiri che verrà difesa da un combattivo sacerdote. L'atmosfera plumbea è ben realizzata, ma troppa enfasi in alcune scene sembra esagerata. Si prevedono sequel.
Molto spesso la trasposizione cinematografica di un fumetto è deludente; in questo caso, sarà per la (relativa) bravura del protagonista e/o la (appena sufficiente) originalità della storia, il risultato è discreto al di là delle scene di combattimento ormai viste e riviste e dell'ambientazione che ricorda troppo Blade Runner.
A 10.000 metri d'altezza bisogna accontentarsi: ed allora eccomi in un mondo apocalittico in cui la chiesa combatte i vampiri addestrando preti-samurai facili da ringraziare e dimenticare. Lo spunto è anche originale e le prime scene (quelle a fumetto) hanno il loro discreto fascino, ma poi comincia il film e la storia si spegne pian piano in un già visto che ha l'unico merito di accorciare il volo tra Istanbul e Bruxelles facendomi far visita all'amato Morfeo. Attori mediocri, regia di plastica ed inutile la fotografia livida e buia. Bocciato.
Fumettone fanta-western che frulla situazioni e citazioni assortite e le inzuppa in tematiche religiose senza troppe pretese. Ingenuo e fracassone come di prammatica, standardizzato nella fotografia e nei dialoghi, però funziona... Mi sono divertito e qualcosa vorrà dire, chè di solito con questo tipo di film non mi succede.
MEMORABILE: Il treno lanciato nel deserto pieno di simpatici ospiti.
Film "pentolone" (dove cioè ci buttano dentro di tutto a mo' di minestrone) e di poche pretese. Questa volta i vampiri sembrano alieni umanoidi (non a caso, tra le tante, ci sono svariate citazioni alla serie di Alien). La regia è quasi dilettantesca e il cast di simil-star non aiuta il lavoro. Sceneggiatura poi senza un solo briciolo di originalità, che ruba a destra e a manca ad altri film più o meno di culto e con il classico lieto fine telefonato dal primo minuto. Della coppia Stewart/Bettany preferisco senza ombra di dubbio Legion.
Ormai, in questi fantahorror apocalittici basati su un unico personaggio invulnerabile, non c'è spazio per varianti o particolari digressioni della trama. Succede così che un film, seppur gradevole sul fronte FX e scenografie, finisca con il generare una serie di sbadigli degni di 48 ore di insonnia: che a volteggiare in aria e a librare fendenti letali sia la Beckinsale o la solita sagoma in nero alla Matrix, poco importa. Innocuo.
Pirotecnico horror-action-western che vede come protagonista un novello templare in lotta contro una razza evoluta di vampiri. L'origine fumettistica del soggetto è palese, ma la trasposizione cinematografica non calca troppo sull'effetto fumettone, giocando invece abilmente sui contrasti visivi, passando da città post-atomiche fortificare e buie ad accecanti deserti radioattivi. Buona la scelta del pallido Bettany, attore capace che speriamo non sia relegato ad una carriera in tonaca.
Tema interessante, ma naturalmente troppo "ingombrante" per un film d'azione futuristico; molto meglio mescolare a caso horror e western d'accatto, qualche mostro qui e là, man mano sempre più grosso e rumoroso e un finale aperto. Dell'idea iniziale resta poco, perché l'horror non spaventa, anzi fa sorridere per quanto è finto e per il western ormai siamo al feticcio: basta un cappellaccio e gli stivali per credersi figli di un genere onorato, senza stare tanto a chiedersi ma perché questo personaggio è vestito così?
Gradevole prodotto della coppia Stewart/Bettany che, sulla scia del precedente Legion, torna alla trama più classica, la lotta tra umani e vampiri. Molta bella l'ambientazione da dopobomba, anche se in realtà la guerra che c'è stata e che riprende non è la terza guerra mondiale. Un mondo dominato da una casta teocratica, città buie e opprimenti, mentre fuori dalle mura si è tornati indietro di secoli. Ci sono spunti da altri film, ma il ritmo è incalzante e alcune trovate sono davvero interessanti. Sempre molto bravo Bellamy.
MEMORABILE: Il confessionale "elettronico"; Il treno carico di vampiri e il ferroviere che lo ispeziona con una lanterna ottocentesca.
Un esercito di preti postfuturisti, in una chiesa che ritorna a essere potente e intransigente, non riesce a combattere del tutto uno stuolo di vampiri assassini, depositari del male. Tratto da un fumetto coreano, il film ripropone con energia (e con i soliti abusati effetti speciali) un tema horror archetipico. Peccato che il finale sia prevedibilissimo e precotto...
Sull'abusata scia stilistica dell'ammorbante saga di Underworld, ecco un Paul Bettany in versione prete-guerriero, che in un paesaggio post apocalittico deve vedersela con torme di succhiasangue. Tutto è copia carbone, dall'impostazione fotografica agli scontri al ralenti che dai tempi di Matrix ci perseguitano senza sosta. Sarebbe da accantonare immediatamente, non fosse per uno storyline (da graphic novel) non proprio da buttare e per un Bettany dall'ottima fisicità che mostra di credere nel personaggio. Aperto a un sequel poi mai realizzato.
Dopo l'orribile Legion, il riscatto di Stewart. Eh sì, perchè stavolta il film funziona grazie a una originale commistione tra fantascienza dickiana - orwelliana alla Blade Runner e il western più classico (il film sembra quasi un remake di Sentieri selvaggi). Così stavolta il citazionismo bulimico e confuso di Stewart non sbraca ma amalgama bene le sue parti (Blade Runner, Orwell, Sentieri selvaggi, Alien, Mad Max...). Splendide le scenografie della città fortezza e inquietanti i vampiri/demoni. Cinema derivativo ma divertente!
MEMORABILE: La città fortezza; I confessionali online; Il duello con il "guardiano" nell'alveare; Il treno a tutta velocità nel deserto contro la città fortezza.
In un imprecisato futuro postapocalittico tecno-cencioso, la Chiesa ha prepensionato i sacerdoti ninja ritenendo ormai sconfitta la razza vampira. Quando la minaccia si riaffaccia, Bettany deve tornare in sella alla moto turbo per combattere l'orda ferroviaria guidata da Urban che, infettato, si è trasformato in Sartana... Se a questo si aggiungono uno sceriffo innamorato, una sacerdotessa matrix-style, mostri alienisti, crocifissi volanti, ecco servito un incredibile pasticcio che però, grazie alla sua assurdità, potrebbe anche entrare nel novero degli inconfessabili guilty pleasures.
MEMORABILE: Le cabine per le video-confessioni; lo scontro sul tetto del treno; Bettany è bello anche con il tatuaggio tamarro
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CuriositàDaniela • 12/11/15 14:50 Gran Burattinaio - 5944 interventi
Il film è l'adattamento cinematografico dell'omonima graphic novel coreana scritta e disegnata da Hyung Min Woo a partire dal 1998.
Per maggior informazioni sul fumetto.
Il regista Scott Stewart aveva già diretto Paul Bettany l'anno precedente in Legion, altro apocalittico misticheggiante.