Poliziesco girato interamente in Turchia da Guido Zurli, è un prodotto povero ma tutto sommato potabile. Certo il cast non è il massimo della vita, ma la storia accumula abbastanza stranezze (o assurdità) per diventare quasi interessante. Il protagonista Piero Fabiani, che somiglia non poco a Glauco Onorato, inizia con l'ammazzare un paio di persone quasi per caso e da lì evidentemente ci prende gusto. Finale brusco, quasi una cesura. Onestamente temevo di peggio, via.
Titolo assolutamente fuori luogo. Molto più azzeccato quello alternativo, "Faccia da ladro". Istanbul è ben delineata, il personaggio è brutto, sporco e cattivo, alcuni strumenti essenziali li abbiamo già visti in altri film drammatici o poliziotteschi. Tutto sommato ha il merito di non essere sfasato e di coinvolgere abbastanza chi lo vede. Alcune ridicolate però ci scappano eccome...
MEMORABILE: Le banconote, l'acquario e la ragazza di lui.
Titolo fuorviante in quanto la polizia pare più incompetente che altro. Una mezza tacca, Cimice, che all'inizio suscita pure simpatia (e tenerezza), poi "sbrocca" completamente divenendo, lui sì, selvaggio. Cimice è il vero protagonista del film, mentre il solito poliziotto sturm und drang è molto legnoso, a cominciare dalla recitazione. Pur nei limiti del film, girato con evidente scarsità di mezzi, non ci si annoia, anche perchè, essendo una rarità, un minimo di curiosità la suscita.
MEMORABILE: Vuole un giocattolo? Guardi c'è questo, arrivato ieri dal Giappone, è particolare (e inquadrano un... orsacchiotto, sic!).
Un criminale ruba una valigetta contenente un’ingente quantità di denaro, dopodiché uccide il suo proprietario. Braccato dalla polizia, trova riparo in una casa. Il polo d’attrazione di questo poliziesco anni settanta è senza dubbio la figura del ladro mentalmente instabile, ben interpretato da Piero Fabiani. Come molte coproduzioni tra Italia e Turchia risente di un budget modesto il che, tuttavia, non lo limita più di tanto, dato che il ritmo è elevato e la violenza abbondante. Se non si hanno molte pretese può agevolmente sollazzare.
Film italo-turco ambientato a Istanbul, dove si consuma l'ennesimo poliziottesco con venature de L'ultima casa a sinistra. La fotografia, che più squallida non si può, non aiuta certo a rendere attraente la città ospitante di questo prodotto (forse pensato più per un pubblico che bada alla sostanza che all'aspetto), ma va dato atto a Zurli d’aver donato alla pellicola un certo ritmo narrativo che, in un ambito di visione disimpegnata, può anche funzionare. L'Alain Delon turco Tarik Akan è lì per assecondare il pubblico femminile.
Nutrito campionario di stereotipi del poliziottesco, il cui motivo d’interesse sta soprattutto nell’ambientazione inconsueta, teatro dell’escalation criminale di una sorta di Giulio Sacchi del Bosforo (l’istrionico Fabiani), braccato da un “commissario di legno” (Tarik Akan, che mantiene la stessa espressione per tutto il film). Malgrado l’evidente povertà di idee e di mezzi e una fastidiosa abbondanza di violenza gratuita, Zurli coinvolge e diverte lo spettatore imprimendo un buon ritmo.
MEMORABILE: Le banconote; L’assalto alla villa, con violenze e morbosità assortite; I ceffoni del commissario alla “fidanzata” di Cimice; Il brusco finale.
Mi aspettavo il solito film mediocre, viste alcune discutibili coproduzioni italo-turche del 70... invece questo si salva e se si riesce a sorvolare su alcune sciocchezze di troppo e su un andamento non sempre lineare ci si diverte pure. Bene la prova di Fabiani, un po' meno quella dell'Alain Delon turco (monocorde stile Chuck Norris per tutto il film), un po' in ombra Ardisson. Belle le ambientazioni turche, piacerà.
MEMORABILE: Il tentativo col tappo di bottiglia; I dollari con sorpresa.
Sotto un nom de plume americanoide l'agile Zurli porta in sala il primo dei due "istanbulizieschi" girati sul formicaio litoraneo del Bosforo, con l'obbligatoria passerella sul Galata Bridge e le sagome dei minaréti intravedibili ovunque. Una vicenda di sequestri a domicilio e valigette milionarie in cui tenzonano il barbuto Fabiani, spiantato malvivente senza scrupoli e il divo turco Akan, tenentino belloccio dal cazzotto facile. Le ingenue, quasi bambinesche e spesso imprevedibili superficialità di sceneggiatura fanno simpaticamente ruzzolare il film sui luoghi altri del "so bad it's good".
Titolo falsificante per un film turco in cui azione e un po' di umorismo dovrebbero coesistere. Gli italiani del cast (in particolare Giorgio Ardisson) sembrano un po' spaesati, ma in compenso il protagonista turco è davvero statico (come poche altre volte si è visto al cinema). Comunque un film divertente, nel suo essere indubbiamente poveristico. Guido Zurli ha fatto di meglio, ma anche di peggio...
Poliziottesco italo-turco non privo di alcuni elementi interessanti; l'ambientazione è un diversivo che dà un tocco esotico al tutto e il cast è un mix di facce note del cinemabis e attori turchi, anche se curiosamente è il baffuto villain di Fabiani a sembrare un local, mentre l'ispettore di Akan un europeo. Fabiani comunque caratterizza bene il suo personaggio, che passa da momenti quasi teneri ad altri di assoluta brutalità, con molte scene di sequestri casalinghi che ricordano La gang dell'arancia meccanica. Intrattiene senza problemi e la violenza non manca; non male la ost.
La domanda spinge prepotente: polizia selvaggia de che? Selvaggia è se mai la regia che dice al cinema che ha le ore disperate contate, con agnizione monetaria tra le più sorprendenti di sempre. Esperire un poliziotturkish è sempre garanzia di sballo. È come fare la minestra sciogliendo un dado di d'hashish, tra cast da filodrammatica sbronza, mdp spastiche, zoom così inappropriati da andare bene su tutto e montaggio col macinacaffé. Si aggiunga l'ibridazione tra metà copia originale sgranocchiata dalle termiti e metà italiana rimasterizzata e il soave disorientamento quadruplica.
Probabilmente il migliore tra i polizieschi italo-turchi. L'originalità non è ai massimi livelli, perché la parabola del protagonista da criminale di mezza tacca a psicotico omicida ricorda quella del più celebre Giulio Sacchi, ma Zurli dirige imprimendo un buon ritmo e le giuste dosi di violenza e cinismo, facendo salire adeguatamente la tensione nella seconda parte. Convincente la prova di Fabiani, peraltro assai credibile come ottomano, mentre Akan nei panni del tenente di polizia sulle sue tracce risulta un po' monocorde. Buona la colonna sonora di Gino Peguri.
Le "volanti" non corrono in qualche città del Belpaese, ma nientemeno che nella bellissima Istanbul! Rapine, omicidi, ostaggi "massacrati" in un tripudio molto oltraggioso "sulla carta" ma molto meno una volta messo in scena. Il criminale pazzo, nonostante gli sforzi, non riesce a essere sempre in parte, rimanendo tra il serio e il faceto e per questo privo della profondità necessaria per fare il vero cattivo. Buona la regia, mentre la sceneggiatura, in particolare nel tratto conclusivo, manca di lucidità e soprattutto di realismo. Anche gli specialisti, potrebbero storcere il naso.
MEMORABILE: Lui, fuori dalla villa, è molto esposto, ma la Polizia non interviene; "Sei libera...".
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HomevideoAlex75 • 15/02/16 17:38 Call center Davinotti - 710 interventi
L'ho visto tre volte su un'emittente privata. Dovrebbe essere la versione italiana, perché c'erano le scene citate da Ciavazzaro e inoltre il finale è diverso.
SPOILER
Il poliziotto raggiunge il protagonista nella stiva di una nave e lo invita ad aprire la valigia con la refurtiva. Il "Cimice", all'apertura della valigia, ha una brutta sorpresa che gli provoca una crisi isterica. Il poliziotto, non contento, gli spara alla nuca. Bang! Schermo nero, titoli di coda (con tanto di ringraziamento a un negozio di articoli sportivi di Roma!)
Grazie della risposta Alex, non avevo idea che fosse passato su Retemia.
Mamma mia, se ripenso a quei tempi e a quanti film avrei potuto archiviare mi vien male. Ma, purtroppo, da me l'emittente si vedeva maluccio.
DiscussioneAlex75 • 17/02/16 17:43 Call center Davinotti - 710 interventi
Suggerirei di aggiungerlo nelle note. Comunque dovrebbe pronunciarsi "Ciani" o "Giani". Col titolo "Gizli Kuvvet" è noto anche un film del 1983 con Gordon Mitchell, che è un rifacimento di un film di Gianni Crea ("Avventura in Oriente")
IMDB segnala "Cani" come titolo originale. Essendo una co-produzione non so se valga quello italiano o quello turco, ad ogni modo va aggiunto quantomeno tra gli Aka. C'è anche un Aka inglese, "The Girlfriend".
IMDB segnala "Cani" come titolo originale. Essendo una co-produzione non so se valga quello italiano o quello turco, ad ogni modo va aggiunto quantomeno tra gli Aka.
Dipende dal tipo di coproduzione. Qui parrebbe prevalente quella italiana, per cui lo metterei negli aka, precisando che "Cani" in turco significa "furfante, malfattore".