In verità nessuno lo chiama Requiescat. Lui è semplicemente il capitano Jeff Mulligan (Ciani, che semmai tutti chiamavano Alan Steele, ai tempi del peplum all'italiana), un nordista che, nel tentativo di sventare un agguato da parte di una banda di sudisti trasformatisi in briganti dopo aver perso la guerra di Secessione, finisce da questi catturato. La banda di Machedo (Berger) è spietata: lo legano a due paletti, gli sputano addosso girandogli intorno e per finire, quando entra in scena il capo, gli sparano alla mano destra. Un po' come fecero a Django insomma, e proprio come l'eroe di Corbucci il nostro dovrà ingegnarsi, una volta liberato dagli indiani, per...Leggi tutto vendicarsi. Giunto nel solito paesello western dimenticato da Dio dove gli uomini di Machedo fanno il bello e il cattivo tempo, avrà modo di fregarsi l'oro che quelli hanno sottratto alla banca e nascosto in una bara. Capito che il nemico è il redivivo Mulligan, Machedo e i suoi si preparano a riprendersi il bottino, ma non sarà facile...
Tardo western girato in Spagna, si accosta alla variante più cruenta del genere (visto anche i tempi che correvano) incappando nella prima parte in goffaggini poco scusabili: l'agguato al manipolo nordista è terribile e si conclude con una scazzottata a pugni e ceffoni da dimenticare. Poi subentra la violenza insistita e se non altro il tutto si fa più curioso (il povero Mulligan in ginocchio e bendato ridotto ad autentica sputacchiera lascia abbastanza il segno), anche se l'inserimento di stilemi quasi da thriller argentiano (i primi piani sugli speroni di Machedo visti da sotto la benda in soggettiva) sono spesso ripetuti evidenziando una scolasticità fastidiosa e talora fuori luogo. Anche le prime scene in paese mettono in luce pause eccessive che vengono coperte da una colonna sonora di Gianni Ferrio che per l'intera durata si rivela fondamentale: la scena di sesso, l'interminabile passaggio dei sacchi con l'oro dalla banca a chi li raccoglie al piano di sotto durante il furto, le cavalcate tra l'erba e molte altre sequenze inutilmente prolungate e inutili diventano terreno fertile per le musiche, piuttosto particolari (per l'uso dei fiati, ad esempio), che si ergono a protagoniste.
Meglio di personaggi poco interessanti e scipiti (con l'unica eccezione del buon William Berger). Lo stesso Ciani non pare avere il carisma necessario e forse l'idea della canna di pistola agganciata al polso attraverso un marchingegno che chissà come spara davvero era da sfruttare meglio (compare a sorpresa giusto nell'ultima scena). Durante la seconda parte, fortunatamente, le cose migliorano: il villaggio isolato tra i monti, chiaramente in stato di abbandono dopo i gloriosi anni dello spaghetti western (ci girarono PER UN PUGNO DI DOLLARI, lì!), si fa set ideale per uno scontro finale con qualche (ehm...) cartuccia da sparare. Il vento soffia, non c'è in giro anima viva esclusi gli sfidanti e l'atmosfera in qualche modo è centrata. Magari l'indianina amica di Mulligan ce la potevano risparmiare, ma tant'è... Reperto bizzarro, si ricorda più che altro per l'alto tasso di violenza (i ferri roventi sui nudi toraci sono la specialità della casa, ma ci sono anche forconate in gola, strizzate di testicoli...) che permette talora di sorvolare sugli evidenti difetti dovuti a una chiara carenza di mezzi e non solo.
Il capitano Mulligan è sulle piste del feroce Machedo e dei suoi sudisti sbandati, ma questi lo catturano, lo torturano e lo mutilano... Personale n° 1 nella classifica dei titoli, è un piccolo western laziale che si segnala, nell'epoca in cui lo spaghetti aveva raggiunto il fondo e cominciato a scavare, per la bizzarria di fondo e l'iper-violenza (specie nel finalone), senza bischerate post-Trinità. Insolito anche il protagonista Steel/Ciani, ex muscolone del peplum, contro il cattivissimo Berger doppiato da Giancarlo Giannini!
Trattasi di un film discreto caratterizzato da scene piuttosto violente che lo rendono certamente più interessante e più accattivante; inoltre visto che il filone dell'eurowestern si stava per esaurire, Bianchi dà sfogo più volte alla sua fantasia: dalla particolare pistola del protagonista al finale gotico.
Più che ad un w.a.i. si assiste ad un’estremizzazione dei luoghi comuni del genere, gonfiata con un sadismo talmente sopra le righe – dagli sputi sul protagonista alla tortura inflitta a Robledo - da cascare nel ridicolo. In questa delirante mattanza si scorge però una supervisione attenta e bizzarra, suggerita da alcuni dettagli particolari, dall’ampio ricorso allo splatter e dall’allestimento del redde rationem in una città lutulenta e spettrale su cui rimbombano gli squilli di morte di Ferrio. Rigido Steel, psicotico Berger; gli attori-stuntmen Galimberti e Braña conquistano la scena.
MEMORABILE: Gli sputi; gli speroni di Berger; la tortura e uccisone di Robledo; la caduta delle travi e l’urlo di Fernando Bilbao; la protesi con la pistola.
Negli ultimi anni dello spaghetti-western sono uscite pellicole decisamente interessanti, solitamente accomunate da una violenza superiore e da un'atmosfera crepuscolare; non fa eccezione questo titolo, dove il protagonista (un roccioso Ciani), in una mise alla Sartana e guidando un carro funebre, torna a vendicarsi dei torti subiti. Alto il tasso di violenza e sadismo, tra torture, umiliazioni e uccisioni piuttosto cruente; non male neanche la OST e l'ambientazione finale, in un villaggio desolato, nella sfida catartica col truce Berger.
MEMORABILE: L'impalamento con forcone; Le torture col ferro rovente.
Il titolo non inganni, non è uno dei tanti pseudo-Trinità comicaroli ma un western duro e violento, in cui sangue e torture si sprecano, diretto da un Bianchi ispirato. Il tema è convenzionale, la cassa piena d'oro e la vendetta, con la resa dei conti in un villaggio abbandonato - anche questo non è certo una novità - ma è tenuto in piedi da un ritmo discreto, sia pure con qualche lentezza di troppo. Bravi Steel e Berger, marginali le figure femminili, l'indiana innamorata dell'eroe e la donna del bandito protagonista di una scena erotica insolita in questo tipo di film.
MEMORABILE: Le torture con il ferro rovente; Il duello finale.
Un western spaghetti uscito nel 1974, realizzato dopo i primi polizieschi italiani violenti: evidentemente la forte dose di violenza contenuta in quei film è d'ispirazione per Mario Bianchi, se consideriamo che il regista nello stesso anno dirige Quelli che contano, altrettanto violento. Per essere un tardo western spaghetti è meraviglioso: trama molto piacevole (per chi ama il genere), girato con mano precisa. Bravissimo William Berger (in un ruolo alla Klaus Kinski), ottima la colonna sonora. Un film davvero tosto!
MEMORABILE: La cattura iniziale; Gli sputi; Il duello finale; Le location laziali.
Dopo essere finito nella mani dello spietato fuorilegge Machedo, il capitano nordista Jeff Mulligan, rimasto miracolosamente in vita, ha come unico obbiettivo quello di vendicarsi. Tardo spaghetti western che ha la particolarità di essere estremamente violento, tra pestaggi, sputi in faccia, feroci sparatorie e soprusi vari. Dopo un inizio promettente segue una seconda tranche piuttosto fiacca nella quale succede ben poco, ritornando prepotentemente interessante nella parte finale, con il classico duello finale in uno spettrale villaggio abbandonato. Bene il cast, ritmo ondìvago.
Tardo spaghetti girato dallo specialista di pellicole di serie B Mario Bianchi, qui abilmente celato dietro lo pseudonimo di Frank Bronston, che si segnala solo per l'elevato tasso di violenza di certe scene (in questo è parente di Se sei vivo spara di Questi): per il resto non c'è originalità nella trama, l'ambientazione è palesemente casereccia e la colonna sonora, seppur gradevole, poco c'entra con il genere. William Berger è sempre un bel cattivone, parte rilevante per Braña, fedelissimo di Leone.
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DiscussioneZender • 5/09/15 16:44 Capo scrivano - 48929 interventi
Le notizie di morte vanno sempre nell'ultimo film interpretato dal defunto, Tersilli.
Graf ebbe a dire: Conosco la regola; credevo che il suo ultimo film fosse Fantozzi la clonazione.
Basta andare nello spazio ricerca e scrivere nome e cognome del defunto, indi scegliere l'ultimo film. Non puoi sbagliare.
DiscussioneZender • 5/09/15 20:00 Capo scrivano - 48929 interventi
Esatto, l'ultimo film che è in database nostro, non l'ultimo film in assoluto, non è che i nostri cast son sempre completi. Va scritto il nome nel CERCA e si vede subito qual è l'ultimo film in database: è quello più in alto nella lista.