Mattòli spara le poche cartucce a sua disposizione nella prima parte presentandoci Vianello maldestro baro in saloon costretto per motivi economici a far mettere una taglia sul cugino Buzzanca con esiti tragicomici. Dall'apparizione del messicano però il film cede di schianto, trascinandosi avanti senza gag degne di nota. Il film più preso di mira è ovviamente Per qualche dollaro in più, ma ci sono riferimenti anche a Django (la bara a traino) e a Per un pugno di dollari (mirate al cuore!). Lando e Raimondo sono simpatici, così come il vecchio Pisacane.
MEMORABILE: Buzzanca quando rischia l'impiccagione a furor di popolo.
Mezza parodia da Leone (ma oltre al carillon e al personaggio di Volontè, qui ripreso da Pandolfi, dell'originale non c'è moltissimo), che non fa ridere. Buzzanca si muove bene, ma le battute non funzionano mai. Neppure Vianello riesce a fare granché. Alla fine dei conti si ricordano di più il bravo Pandolfi (la gag per cui dimentica chi invece conosce viene di peso da Luci della città...) e il sempre grande Luigi Pavese. Trascurabile il cast femminile. *½
Affaticata parodia della trilogia leoniana del dollaro retta da due attori già di loro poco divertenti. Quasi filologica nei costumi ma puerile nel riassumere e ironizzare sui momenti clou degli originali. Meglio la verve di Pandolfi indio bipolare che le sfortune di Buzzanca e Vianello. In una particina c'è anche Tony Renis che, ovviamente, canta. Irritante.
Parodia (o tentativo messo in atto) del ben più noto film di Leone. Le situazioni e le location, i dettagli, sono ricostruiti molto fedelmente e sono propri di un vero film western, ma il lato ironico/comico, quello che dovrebbe essere il motore trainante della pellicola, tende a non carburare, probabilmente per la scelta dei protagonisti. Vianello e Buzzanca infatti sono espressione di due comicità diverse tra loro ma a quanto pare inadatte alla situazione: le smorfie e i modi tipici di entrambi sembrano fuori posto e divertenti in poche occasioni.
Ultimo film del grande Mario Mattoli, parodia divertente di Leone con Elio Pandolfi straordinario nel prendere in giro nientemeno che Volontè. Si ride spesso, ma soprattutto ci si diverte per come Mattoli sappia prendere in considerazione tutti gli stereotipi del genere rivolgendoli verso il farsesco. Non si fa solo la parodia del secondo film di Leone, ma di tutto il western fino a quel momento: da questo punti di vista, quasi un film teorico.
Addio al cinema di Mattoli che traduce in immagini uno script di Corbucci che parodia Leone (ma anche se stesso). Dopo un inizio a tratti divertente, le idee cominciano a latitare e il film comincia a riciclare l'inenarrabile con i sorrisi che si vanno affievolendo fino a una sgomenta perplessità. La strana coppia Vianello-Buzzanca, pur non demeritando, deve cedere la palma del migliore in campo ad un Pandolfi evidentemente più coinvolto (anche visivamente) nel rifare il grande Volontè. Poco incisivo il resto del cast, mediocre la confezione. Solo per curiosi o completisti.
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DiscussioneReeves • 12/11/20 22:37 Contratto a progetto - 789 interventi
Elio Pandolfi, intervistato in televisione qualche anno fa da Italo Moscati, affermò che il regista del film doveva essere Camillo Mastrocinque ma fu sostituito all'ultimo da Mario Mattoli
CuriositàZender • 16/12/22 18:43 Capo scrivano - 48841 interventi
Dalla collezione "Sorprese d'epoca Zender" il flano del film: