Presuntuoso e pretenzioso. Buona tecnica, probabilmente da attribuire al direttore della fotografia, Catinari. Ma qual è il centro della storia? Tutto sembra campato in aria: l’amore per la Crescentini si vede sin da subito che non avrà uno sviluppo positivo. Anche la simbologia è piuttosto elementare. I ragazzi vuoti sono sempre all’interno di non-luoghi dark, oppure di abitazioni “fredde” dove il bianco glaciale domina. Muccino si compiace e si concede troppi primi(ssimi) piani. Non manca la sua classica scena madre in cui inveisce contro la Sanchez. Pesante.
Il delirio di un mediocre attore che si è montato troppo la testa. Registicamente si nota una certa cura (con una discreta fotografia e delle buone musiche), ma il film è anche pretenzioso, noioso, senza un minimo di ironia, compiaciutissimo e sempre sul filo del ridicolo. Vengono affrontati troppi temi e vengono affrontati male. Muccino attore inoltre sceglie una parte che non gli si addice molto. Ovviamente da evitare.
Dopo il debutto come autore (?) letterario non poteva mancare per Muccino jr. l'esordio dietro la macchina da presa. Il risultato è un filmetto di infimo interesse che incredibilmente ha avuto l'avallo di un riconoscimento come opera di interesse culturale. Si tratta di una storia di educazione sentimentale fatta di luoghi comuni e di situazioni già viste senza che ci si sia sforzati più di tanto di imprimere al tutto un minimo di personalità. Sia pure sotto una confezione professionale, si fatica a provare il minimo interesse per la cosa.
Definirlo orrido è riduttivo, una sequela di sfighe indigeste per quasi due ore per arrivare alla conclusione che il protagonista ha il complesso di Edipo e finirà con la tardona. A forza di aggiungere cose per risultare personale (cioè un autore) Muccino finisce coll'apparire paradossalmente sterile e impersonale. Non basta aver visto due film (di quelli da vedere assolutamente per far vedere che ne sai a pacchi di cinema) e spiaccicarceli in mezzo per dimostrare che sei un regista. Non un film, un abominio. Da vilipendio al cinema. Tediosissimo.
Che tristezza. I produttori hanno puntato sul volto e nome di Muccino Jr per mungere le vacche (leggasi i successi del padre), addebitandogli una operazione che va al di là delle sue possibilità. Ne esce un film vuoto e superficiale che umilia la dignità del grande schermo. Con l'aggravante della pretenziosità: tutti sembrano impegnati in una opera da intellettuali, sfruttando tematiche molto delicate, banalizzandole. Non a caso l'unica cosa da salvare del film è il povero cagnolino: in questo film il "cane" non è lui.
Delirio di un giovane raccomandato, mediocre attore che pensa di essere chissà chi e avere nel carniere chissà quali geniali pensate. Coi soldi di famiglia e del ministero produce questo obbrobrio ridicolo in cui se la tira a dismisura dall'inizio alla fine (e giustamente si accoppia con la più sopravvalutata e montata attrice italiana, la Crescentini) con dialoghi, personaggi e situazioni ben oltre il limite del ridicolo. Il peggio del cinema italiano, che è ben logico prevedere sarà replicato con altri soldi pubblici in futuro.
Facendo un po' il verso al fratello Gabriele (che certamente non è un regista da imitare) puntando sul romanticismo rosa confetto, tinto di dramma esistenziale, in più ispirandosi alle confezioni ben dosate e calibrate alla Ozpetek, ne esce un teatrino fasullo che sarebbe meglio evitare, anche da parte di chi è digiuno di cinema. Peggior esempio di cinema italiano contemporaneo.
Di questo film di Muccino quello che non va è proprio Muccino. Ammettendo che la confezione non è poi così male, e anche la fotografia nonostante una certa "pesantezza" si dimostra valida, ogni volta che il nostro Silvio si approccia alla recitazione il risultato è scandaloso. Inoltre il film è pervaso da un senso di fastidiosa angoscia mettendo su una mattonata dopo l'altra con problematiche tipo droga, gioco, dipendenza, affetti familiari svaniti e altre cosucce così da poco. Decisamente fuori luogo.
Indubbiamente la storia è banale, ma è un film che ho apprezzato molto, soprattutto per i dialoghi, per la semplicità con cui le storie sono raccontate, senza troppi orpelli, con uno sguardo realistico e al tempo stesso anche un po' favolistico. Muccino regista riesce a mettere insieme una confezione elegante, come attore è bravo ma si fa surclassare dalle due interpreti femminili (in particolare l'ottima Gijon). Buona la colonna sonora, finale romantico ma non troppo sdolcinato.
Nonostante il tentativo di dialoghi ricercati, l'esordio dietro la macchina da presa di Muccino si rivela alla stregua delle varie pellicole tratte da Moccia, per banalità e prevedibilità delle varie romanticherie di turno e dei soliti personaggi “maledetti” di minimo spessore. La lunga durata sembra solo un orpello per inserire lungaggini e montaggi musicali che nulla aggiungono e rallentano il ritmo. Muccino però dimostra almeno una certa mano in regia rendendo almeno non disprezzabile il lato tecnico del film. La Crescentini è davvero seducente.
Nel primo film da regista di Silvio Muccino si parla è vero d'amore, ma tramite tremendi cliché e rimandi a una "realtà" troppo manieristica per risultare accettabile. Anche l'interpretazione di Muccino è costantemente sopra le righe, così come i luoghi e la fotografia eccessivamente patinata e fine a se stessa; una sterile carrellata di "belle immagini" che non comunicano niente. Alla fine resta solo nella mente l'indiscusso fascino dell'allora neo-quarantenne Aitana Sánchez-Gijón e qualche involontaria risata un po' amara.
Il ragazzo prende lezioni di seduzione dalla psicologa per far innamorare una ragazza, ma il vero tema del film è la dipendenza nelle sue tante forme: l’amore, la droga, il gioco... Nonostante i cliché, il soggetto è interessante, ma la storia ha un che di artificioso, che porta lo spettatore a mantenere distanza e poco interesse. Comunque, ottima cura tecnica in questa opera prima, con una forte attenzione visiva (troppa, ai limiti del patinato) e musicale (troppo presente): è tutto un po’ “troppo”, compresa la quantità di temi importanti...
In seguito a un incidente automobilistico un ragazzo solitario con alle spalle un passato doloroso intreccia una relazione d'amicizia con una donna decisa ad aiutarlo a dichiararsi a un amore di gioventù. Il film di Muccino non brilla certo per originalità ma tutto sommato è ben diretto e si contraddistingue per una buona fotografia e per una certa cura della colonna sonora. La trama invece è un po' esile e ben presto si capisce dove si vuole andare a parare. Le parti strettamente sentimentali reggono e le scene di sesso sono coinvolgenti. Forse però c'è troppa carne al fuoco.
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DiscussioneGugly • 18/02/08 20:36 Archivista in seconda - 4712 interventi
G.Godardi ebbe a dire: Da quel poco che ho visto la confezione sembra buona.Il problema vero è: chi l'ha girato il film?
ho pensato la stessa cosa anche io, e non l'ho voluto dire per non sembrare troppo cattiva
Al di là di tutto,con un po' più di umiltà e senza spararle grosse per darsi un' aurea autoriale, e soprattutto per diversificare il prodotto,avrebbe,perlomeno,avuto meno pregiudizi da parte di tanti.
E poi vantare una consocenza di autori che,secondo me,manco sapeva chi fossero fino a ieri,non fa che irritare ancora di più.
Certo che ci vuole un bel coraggio a produrre un' "opera" del genere,"diretta" da uno che fino ad ora si è distinto esclusivamente per essere un pessimo attore con problemi di dizione giunto alla ribalta solo per nepotismo.....vabbè siamo in Italia....
DiscussioneGugly • 18/02/08 20:48 Archivista in seconda - 4712 interventi
qualcuno sa se il film ha ricevuto finanziamenti ex art 28? Vado al circolo fotografi, ci sentiamo
DiscussioneZender • 18/02/08 22:54 Capo scrivano - 48848 interventi
Purtroppo sì, è stato realizzato con il contributo dello Stato nonché riconosciuto opera d’interesse culturale, come si legge a inizio film (non ricordo dove l'ho letto ma ne sono certo)...