13 anni dopo l'originale, un prequel che narra l'arrivo della psicopatica estone negli Usa e il suo primo soggiorno in una famiglia non meno problematica; torna la Fuhrman nel ruolo titolare, il fatto è che è ormai un'adulta e nonostante il ritocco digitale potrebbe sembrare al massimo un'adolescente, non certo una bambina. Volendo ignorare il dettaglio non da poco, il film ha qualche freccia al suo arco grazie al twist che arriva presto e movimenta le cose, creando una certa azione e mantenendo alto il ritmo, aiutato da una durata questa volta più contenuta. Superfluo, ma potabile.
Prequel a lunga distanza, più sanguinario, si concentra su eventi accennati nel primo (che effettivamente potevano incuriosire); ma come vengono trattati? Quello che nel predecessore era un twistone qui è dato di fatto, e nonostante tutto non manca il twist al 55' che però suona un po' ostinato e se vogliamo irreale; si insiste molto sul lato discriminatorio del soggetto freak che riporta alla luce sopiti ricordi del lavoro di Tod Browning, quasi a voler controbilanciare l'apparentemente "normale" al diverso (la follia in entrambi i casi). Non a livello di Serra ma tende al tre.
Evasa con risibile facilità dall'istituto psichiatrico in cui era rinchiusa, la terribile orfanella russa sbarca negli USA pronta a far danni... Prequel falsato dal trascorrere del tempo: 13 anni sono tanti e, se la bimba faticava ad essere credibile nel film del 2009, adesso la sceneggiatura deve proprio arrampicarsi sugli specchi per giustificare il reggere dell'inganno. Giocata la carta migliore nel primo capitolo, si naviga a vista tra incongruenze e forzature fino all'epilogo scontato mentre tra i vari personaggi, tutti variamente odiosi, l'unico che suscita empatia è il topo.
Titolo fuorviante: ci si aspetterebbe di conoscere la genesi del mostro (da cosa nasce tanta efferatezza?), e invece si incontra una versione gineco-nanesca di Hannibal Lecter (con, ovviamente, meno carisma). E poi? Un'evasione incredibile, la solita famiglia ricca e con casa enorme, qualche propedeutico boccalone e un classico finale pirico che non guasta mai. La Fuhrman offre un'altra prova valida, ma dopo tredici anni servirsi di un'attrice più giovane avrebbe giovato. Un azzeccato colpo di scena c'è, qualche lampo brutale anche, ma nel complesso si tratta di un film mediocre.
MEMORABILE: Il livello di sicurezza dell'istituto fa ridere i polli.
Fascino morboso, il soggetto ne ha comunque parecchio. Il prequel è per William Brent Bell una questione principalmente di caratteri, allo scopo di attrarre lo spettatore dentro la mente di personaggi ridondanti, mefitici, difficili da amare. L’asse centrale del racconto è quasi secondario, appoggiato perlopiù su un ribaltamento di trama tanto forzato quanto azzardato. Deliziosamente truce nei momenti omicidiari e con una resa visiva seducente. Brava la Fuhrman.
Per il secondo appuntamento con la folle Esther (di nuovo interpretata dalla brava Fuhrman, ringiovanita dalle magie della CGI e col supporto di un po' di sospensione dell'incredulità da parte del pubblico) si torna al passato con un prequel che, pur non potendo contare più sull'effetto sorpresa dell'ormai appurato "big reveal" del precedente, tenta una via alternativa con un twist mediano di discreto impatto che rigira parzialmente le carte in tavola. La diabolica magia delle origini si è nondimeno smarrita e l'inverosimiglianza domina, in ogni caso i fan hanno di che trastullarsi.
MEMORABILE: La vecchia pazza animalesca nella clinica che aggredisce a comando; I quadri; A casa del detective; Il topo avvelenato; La sanguinosa resa dei conti.
La carta di identità della Furham segna 26 primavere e, accettata di buon grado l’implausibilità più grande, da qui si prosegue di forzatura in forzatura (tanto credere a quella equivale a credere a tutto), sussultando a metà con un cambio di prospettiva che quanto a inverosimiglianza si mangia quanto l’ha preceduto ma almeno restituisce dignità e tensione, sangue e azione. Mettiamo però un punto qui, perché solo l’idea di rivederlo gli abbassa il voto all’istante: uno di quei film per i quali si nutre un hype fortissimo ma, una volta visto, ci si chiede perché mai tanta attesa.
La durata contenuta e un ritmo serrato e sanguinolento, rendono nell'insieme il film potabile anche per merito della protagonista, decisamente credibile nei panni della psicopatica. Poi c'è tutto il resto che ne fa un film più povero, da intrattenimento senza troppe pretese. Molte le incongruenze e troppe facilonerie in una sceneggiatura arrancante e dall'epilogo prevedibile. Mediocre.
A volte ritornano ovvero, come sempre più pare obbligatorio nell'horror contemporaneo, come e dove tutto ebbe inizio. Eccoci così di fronte al "first blood" dell'orfanella zolfanella estone in un prequel che nasce già con le polveri bagnate del "tanto sappiamo chi sei", accompagnato dalla scelta apprezzabile ma azzardata di far reinterpretare Esther a una Fuhrman ormai attempata per il ruolo. Reggono la visione l'affezione per il fragrante classicismo thrilling del precedente e un twist che ci regala la lotta madre/figlia tutta unghie e sboccataggine con la Stiles versione superbad.
Difficile classificare un film in cui lo spunto iniziale, sorprendente, era già stato sviluppato nel precedente. Ancora più difficile seguire un film in cui tutti i protagonisti, nessuno escluso, sono di rara antipatia: non si riesce a empatizzare con alcuno. Quasi impossibile non rimanere basiti dalla faciloneria con cui accadono i vari eventi e omicidi e fughe e sviamenti della realtà (anche se questo succede in molti film horror). Insomma, un film che rimane in superficie che non lascia ricordi di alcun tipo. Niente da dire neppure sul comparto tecnico. Sconsigliato.
Onestamente? Meno peggio del previsto e di quanto si dica in giro. Certo si son dovuti fare i salti mortali per far apparire la Fuhrman (ormai venticinquenne!) ancora più piccola che nel primo capitolo. Ma inquadrature ad hoc e un ottimo trucco fanno il loro dovere. La sceneggiatura, per non ripetere pedissequamente lo schema conosciuto, inserisce un plot twist interessante che serve da spunto per gustose guerriglie domestiche (il tipo nel frullato non è niente male). Il finale (ahinoi) era già stato svelato e dunque non si poteva cambiare. Aggiunge poco ma intrattiene i "fans".
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torna la Fuhrman nel ruolo titolare, il fatto è che è ormai un'adulta e nonostante il ritocco digitale potrebbe sembrare al massimo un'adolescente, non certo una bambina
La cosa mi rende alquanto perplesso... però non ci posso fare niente, l'hype per un nuovo Orphan non decresce...
Ignorando il prototipo, si potrebbe vederla come un'adolescente un po' cresciutella. Avendolo a mente invece il paragone è piuttosto imbarazzante... Hanno usato effetti digitali e prospettive per farla sembrare di altezza inferiore ai vari attori, ma comunque si nota. Il film si lascia vedere, ma per me una decisa palla in meno del bel prototipo, anche se qualche bella idea comunque c'è.
DiscussioneSiska80 • 28/08/22 21:13 Controllo di gestione - 824 interventi
Ho letto che si tratta del prequel, visto il finale del primo del resto...
Ho letto che si tratta del prequel, visto il finale del primo del resto...
Sì, quindi se mai la protagonista avrebbe dovuto sembrare ancora più piccola...
DiscussioneSiska80 • 30/08/22 08:02 Controllo di gestione - 824 interventi
Herrkinski ebbe a dire:
Siska80 ebbe a dire:
Ho letto che si tratta del prequel, visto il finale del primo del resto...
Sì, quindi se mai la protagonista avrebbe dovuto sembrare ancora più piccola...
Ho visto il primo e non ho letto la trama del secondo, che intendo vedere, comunque la protagonista in teoria non poteva crescere, per vari motivi...
DiscussioneDaniela • 4/09/22 11:00 Gran Burattinaio - 5942 interventi
Siska80 ebbe a dire:
Ho letto che si tratta del prequel, visto il finale del primo del resto...
A mio parere, prequel assurdo, davvero fuori tempo massimo. Quando è stato girato Orphan, Isabelle Fuhrman aveva 13 anni e non faceva quindi fatica ad interpretare il ruolo di una ragazzina decenne, almeno in apparenza. Tredici anni dopo, l'attrice, che per fortuna non soffre della stessa patologia del personaggio, ha un volto di una giovane donna e, nonostante i trucchi di ripresa per farla sembrare molto più bassa di chi la circonda, la cosa salta troppo agli occhi, mnando in partenza ogni credibilità.