Sembra l'episodio pilota di un serial TV poliziesco e invece è una specie di giallo che rivela l'identità dell'assassino già dopo metà tempo (ma lo spettatore scaltro lo individua già al suo apparire). Il resto è peggio, specie nella recitazione scadente del cast (fra tutti quella della Rettondini), da cui scaturisce la quasi totale mancanza di tensione emotiva. In qualche punto ricorda Giallo di Dario Argento, ma in 16°...
Un serial killer uccide le proprie vittime traendo ispirazione da un libro di una nota scrittrice. Due ispettori si mettono a indagare, sospettando della stessa autrice del libro e del suo editore. Thriller di marca tipicamente televisiva che cerca di guadagnare appeal reclutando registi che tanto han dato al nostro glorioso cinema bis (Deodato, Fragasso, Castellari) e per via di una regia che non lesina in virtuosismi. Peccato che il tutto naufraghi miseramente a causa di una vicenda estremamente risaputa (identità dell'assassino inclusa).
Inizio à la Mostro di Firenze, con tanto di coppietta infastidita da un maniaco mentre è appartata e isolata. Sangue e paura. Poi la scoperta di un cadavere... Ecco che il genere di casa nostra torna a farsi sentire. Tanta ironia, buona musica e citazioni sparse qua e là per un quid che si rifà ai gialli violenti dell'age d'or italiana. La coppia di ispettori protagonisti strappa il sorriso e Fragasso è spassoso nel suo ruolo. Il finale merita un punticino in più... Bello.
Quando si tenta di fare uno stracultismo a tutti i costi (si veda la presenza di Deodato, Castellari e il "disgraziatissimo" Fragasso) e lo si unisce con situazioni buone neanche per la fiction di canale 5 si capisce davvero, anche se non ci voleva quest'ennesima conferma, che si è proprio rotto un meccanismo. Il fare artigianato con le grandi maestranze di 30 anni fa non può corrispondere a qualche inquadratura digitale sporcata e a copiare la violenza di Paura 3D dei Manetti Bros (solo per rimanere in suolo italico, altrimenti i paragoni...)
Un serial killer ispirato da un testo si accanisce su giovani ragazze e coppiette appartate. Sinossi più che completa per un film che non brilla in originalità né di testo né di forma. Nel suo piccolo, grazie anche ai curiosi cammei, ha un certo fascino, valorizzato dalle discrete interpretazioni ma purtroppo risente delle limitazioni delle piccole produzioni: doppiaggio penoso, riprese talvolta amatoriali, citazioni infinite (persino a La casa 4) e - almeno nella versione home video - delitti decisamente censurati. Se si fosse osato di più...
Al cinquantesimo minuto viene già svelato il volto dell’assassino – che comunque non è certo una sorpresa per nessuno, se non per la coppia di imbranati detectives – ed è molto grave; se poi si aggiungono l’imbarazzante banalità della sceneggiatura, il montaggio e la recitazione di stampo televisivo e la totale assenza di suspense, si finisce agli infimi livelli dell’Argento de Il cartaio. Si ricordano volentieri solo i simpatici camei dei registi Castellari, Deodato e Fragasso. Nero infinito: il colore del futuro del nostro cinema di genere?
MEMORABILE: Deodato e Fragasso che giocano a poker.
Certi film ti lasciano una sola curiosità intellettuale: perché girarli? Per scommessa, per noia o, ipotesi peggiore, perché veramente si crede di avere la chance di mettere insieme un prodotto decente? Non ditemi per amore verso il cinema. Attori imbarazzanti, sceneggiatura svogliatissima, riprese grossolane. Non prende mai come thriller, è blando come horror, è pudico nel mostrare sangue e ragazze. Ah sì, ci sono i tre registi che giocano a poker, roba da fare le ore piccole per vederlo...
Per capire come mai il cinema italiano di genere sia in crisi basta guardare questo giallo, che si rifà alla trama di Tenebre di Dario Argento. Finché circoleranno opere simili, lo spettatore se ne starà ben lontano dal thriller italico. Il plot è privo di qualiasi interesse (l'identità dell'assassino viene rivelata a metà film, ma del resto è facilmente intuibile), gli attori recitano malissimo, la regia è televisiva. Non c'è niente e nessuno che si salvi. Pollice verso.
Si inizia con un omicidio stile mostro di Firenze, per poi proseguire con una rapina in stile fiera del dilettante, poi si scopre un rapimento e poi...Ma nonostante i tanti fatti già nei primi minuti, il film non decolla mai e non riesce quasi mai ad avvincere ed intrigare. Purtroppo la regia non aiuta, così come gli attori che sono davvero poca cosa (su tutti la Rettondini: pessima). La sceneggiatura poi cerca qua e là, in modo maldestro, di omaggiare argento ma fornisce uno dei whudint tra i più facili di sempre e per giunta svela presto l'omicida. Colpo di scena finale, ma non basta.
Attinge a non finire sia da Argento che da altri; il serial killer che agisce per motivi legati alla propria sfera sessuale ricorda anche il Minosse de Il poliziotto della brigata criminale. E poi Il silenzio degli innocenti e altro. Ormai, spesso i rari prodotti gialli o polizieschi made in Italy somigliano molto di più a fiction televisive, quindi la crudezza della messinscena, almeno in questo caso, è e, ahimè, "deve" essere abbastanza relativa. Simpatici i camei di Castellari, Deodato e Fragasso.
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