Spy-story centrata su una misteriosa valigetta che appare e scompare, così come i molti cadaveri che un marittimo francese incontra sulla sua strada appena giunto in quel di Barcellona. Una storia oltremodo bizzarra, imprevedibile che somiglia a grotteschi racconti di Kafka conditi in salsa gialla, retta dall'espressione immobile ma mai rassegnata di Ventura. Il protagonista s'aggira stravolto dentro l'ambiguità dei fatti, come il tassello impazzito di un puzzle più grande di lui, sino a capire troppo tardi che la verità non è mai sovrana all'inganno.
MEMORABILE: Ventura vaga all'interno di uno strano ospedale insieme all'unico altro ricoverato che crede di avere sulla spalla una farfalla parlante.
Un'opera in cui Lino Ventura dà il meglio di sé ambientata in una Barcellona per nulla turistica nella quale, alla luce del sole, agiscono personaggi assolutamente anonimi e pericolosi in grado di rapire, ricattare, internare e uccidere. La vicenda ruota attorno ad una valigetta contesa da due gruppi di agenti segreti entrambi convinti che, in un modo o nell'altro, sia posseduta proprio dal personaggio interpretato dal grande attore parmense. Film angosciante, memorabile anche nel finale.
MEMORABILE: "Il male non è in noi, ma attorno a noi. Almeno credo".
La vicenda in cui viene coinvolto il marittimo Ferriaud (un Lino Ventura molto in parte) è sospesa in una realtà che assomiglia più alle fantasie dei sogni e come tale si sviluppa, intrigando, oltre che con personaggi misteriosi e "stravaganti" (perfetto in questo caso il titolo originale), con luoghi che vanno da anonime - ma animate - hall di alberghi, alle strade di una grigia Barcellona fino al degradato istituto per malati mentali. Tutto è volto a mantenere un'incomprensibilità che però non disturba ed è anzi l'anima notevole del film.
Il film che non ti aspetti da un regista solido come Deray. Sullo sfondo di un'enigmatica Barcellona si dipana un thriller spionistico volutamente criptico e non privo di tocchi surreali, che attanaglia il protagonista (un sempre ottimo Ventura) e lo spettatore tra stanze d'albergo in cui appaiono e scompaiono cadaveri, una fatiscente casa di cura e una valigetta dal misterioso contenuto per la quale in molti sono disposti a uccidere. Coinvolgente ma più irrisolto che mai, in definitiva buono ma non lo consiglierei proprio a tutti...
Il miglior film di un regista abile ma spesso piuttosto banale si distacca nettamente dal resto della sua produzione per l'indeterminatezza della trama, caratteristica che spesso rappresenta un difetto ma qui aumenta il fascino dell'avventura kafkiana vissuta da un marittimo francese in una Barcellona dove gli alberghi ospitano cadaveri e le case di cura pazienti che parlano con le farfalle, mentre sconosciuti cercano di mettere le mani su una valigetta dal cotenuto misterioso. Efficace la prova del perplesso Ventura, avvolgente la narrazione, di grande effetto il secco epilogo.
Notevole. Gli amanti del genere non avranno difficoltà a ritrovarsi nel film, che propone i consueti ritmi lenti e avvolgenti del polar francese, uniti a una regia che bada alla sostanza senza troppi ricami; Lino Ventura poi è sempre sinonimo di garanzia. Olte a ciò, il vero punto di forza è l'alone di mistero che permea la vicenda e che sopravvive anche allo scioglimento finale, che lascia più di un interrogativo in sospeso. Pollice verso per la traduzione italiana del titolo, che non rende giustizia al delizioso originale francese.
MEMORABILE: Il manichino; Crauchet che parla con la farfalla immaginaria.
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