Morigerato professore si innamora di una cantante, così decide di abbandonare la scuola e seguirla. Film-mito del cinema di tutti i tempi, non solo per la folgorante Marlene Dietrich (e lo straordinario Jannings), ma proprio per la bellissima storia di perdita di dignità dell’uomo: storia da feuilleton, ma anche specchio di una dialettica culturale che riguarda l’umanità intera. Sternberg sa essere lucido e freddo entomologo dell’animo umano, ma sa anche dipingere con straziante pietà gli sbandamenti del cuore. Imperdibile.
Tratto dal romanzo "Professor Unrath" di Heinrich Mann, il quale ha anche collaborato alla sceneggiatura. Il film è girato durante la Repubblica di Weimar, periodo che vede la nascita dell'espressionismo che verrà, di lì a poco, esportato in America. Oltre all'ottima regia di Josef Von Sternberg c'è anche la bravura dei due protagonisti, una Dietrich che trova in Lola Lola il personaggio che la farà decollare, ed Emil Jannings, perfetto professore che avrà la vita stravolta dall'amore per Lola. Fotografia di grande atmosfera e ottimi comprimari.
Basterebbero gli sguardi ad un tempo glaciali e malinconici di Marlene per convincerci ad abbandonare la "retta via". Ma il sonoro ci ha donato la sua voce e la regia di Sternberg l'ha resa ancor più sensuale e non possiamo non restare ammaliati da questa storia di perdizione, che disseziona il comportamento umano come farebbe un fine psicanalista. Un film straziante quanto lucido e beffardo, che giustamente lanciò il mito della Dietrich, femme fatale senza tempo.
Può l'amore ossessivo portare un uomo rispettabile e rigoroso al ridicolo? Con una struttura esile ma solida e una trama semplice ma ben definita, intelligentemente sceneggiata nel suo percorso dal divertimento all'amarezza, questa pellicola di culto accompagna lo spettatore alla risposta al quesito iniziale, impregnando di tristezza tutto il brio precedente, allietato dalla Dietrich, un angelo senza tempo, "azzurro" nel titolo ma "rosso" per la carnalità delle suggestioni erotiche. ***!
Come un uomo può perdere la dignità. Il resoconto lo fa un grande regista del passato quale è von Sternberg. Difficile dire chi coinvolge di più fra Jennings e la Dietrich (bellissima la sua voce). Finale commovente, al pari di quello de Ladri di biciclette.
La caduta di un uomo nell'abisso costellato dai dignitosi ricordi di ciò che era, perso nell'inseguire una fanciulla vacua, interessata solo alla sua carriera di ballerina e cantantucola. Storia indubbiamente ancora moderna, che Von Sternberg traccia in maniera netta ed esemplare, lanciando la carriera della stupenda Dietrich. Ma è Jannings a dominare, glaciale nel suo vestito da clown quanto mostruoso e inumano nel ribellarsi a un destino che lo ha ormai incatenato. Finale agonizzante. Dramma ancora vivace e toccante, da vedere.
MEMORABILE: L'ultimo vano tentativo finale di recuperare la dignità perduta; il disumano inseguimento di Lola.
Leggendario titolo dell'UFA, dal libro di Mann, vede titaneggiare Emil Jannings, il prof Rath detto Unrath (sozzo) nel tripudio di luce e ombra che il super self made director von Sternberg (che iniziò la carriera come lavatore di negativi e pian piano imparò tutto) lo immerge. Memorabile Marlene, anche se il suo personaggio era ancora tutto da costruire (e lo fece von Sternberg nell'arco di una carriera votata all'irrealismo). Ogni scena è profezia della seguente: il prof fa chicchirichì al pranzo di nozze, ergo diverrà clown gallina.
L'amore di un irreprensibile e rigido professore per la bella e disinibita Lola sarà la causa della sua distruzione morale e fisica. Un archetipo classico per una storia tragica che è la rappresentazione dell'amour fou, ma anche della repressione sessuale dell'autorità in una Germania che prepara il terreno all'avvento del suo padrone assoluto e distruttivo quale fu il Nazifascismo. Molte altre le chiavi di lettura per un'opera che nei significati profondi non sembra avere età.
Film celeberrimo, ma che a me è piaciuto meno di altre opere meno note del periodo. In ogni caso Von Sternberg non regge il confronto con Pabst o Lang, impregnando le immagini di eccessiva ridondanza alla lunga stancante. La Dietrich agli esordi farà di meglio in seguito, mentre Jannings, all’inizio un po’ macchietta, dà una grande interpretazione nel mostrare il degrado assoluto del severo professore. Film forse autobiografico sui rapporti che talvolta si instaurano tra uomini e donne. In ogni caso da vedere.
MEMORABILE: Indimenticabile la scena di Jannings ridotto a clown/pollo (che ricorda addirittura Freaks) o di quando tenta di vendere le foto della moglie.
Parte da rigide regole sociali e morali che forse nel 1930 erano molto forti: un professore si innamora di una donnaccia (come venivano chiamate nei vecchi film) e da qui nascono i suoi guai. I personaggi si muovono in spazi molto angusti, sia negli esterni che negli interni, ricostruiti nel tipico stile espressionista dell'epoca. Sempre notevole Emil Jannings e Marlene Dietrich è perfetta nella parte di Lola Lola.
Il film che segna il trionfo della Dietrich prima maniera è, in realtà, la conferma della grandezza di Emil Jannings nel vellicare, al contempo, il registro drammatico e patetico (quel "chicchirichì" ridicolo e disperato). La discesa nell'umiliazione del professore borghese ha, tuttavia, qualcosa d'insistito e facile e manca di quelle ambigue sfumature, fra ripulsa e perdizione, che caratterizzano, invece, il personaggio di Schön nella Lulu di Pabst. E Sternberg, stavolta, non redime le pecche col suo irreale kitsch: buono, non un classico.
Forse leggermente inferiore all'altezza della sua leggendaria fama. Ciò che resta maggiormente nella memoria sono i personaggi di Lola Lola e del professore e le stratosferiche interpretazioni della
Dietrich e di Jannings che giganteggiano in mezzo agli altri pur bravi attori. La storia potrebbe suonare conosciuta, ma per l'epoca rappresentò un durissimo colpo la rappresentazione di un uomo pronto a perdere
ogni forma di amor proprio per quello che è più un "miraggio" che una "vera" donna. Si iniziano a vedere tocchi espressionistici nella regia di Von Sternberg.
Il protagonista perde la dignità per colpa di una donna in(degna), ma, sulla scorta del romanzo di Heinrich Mann dall'epilogo aperto e non tragico, c'è da chiedersi se fu una gran perdita. Pensando a come era grigia e spenta la vita dell'integerrimo professor Rath prima dell'incontro con la leggerezza delle piume del gonnellino di Lola Lola, vien da adattare al caso il famoso detto sul leone e la pecora: meglio l'ebrezza di un un giorno accanto ad una dea che una vita a prendere polvere seduto ad una scrivania ammuffita. Film imprescindibile: la nascita di un mito.
MEMORABILE: La cartolina da soffiare; Sotto il tavolo, accanto alle gambe di Lola Lola; I numeri musicali
Angosciante discesa agli inferi di un professore liceale, vittima delle proprie pulsioni represse da una vita (sia per imposizione professionale che sociale) e che trovano sfogo proprio in ciò che lo porterà alla perdizione. Opera-icona della Dietrich, anche se lascia maggiormente il segno l'interpretazione di Jennings specie per l'epilogo devastante, da pugni nello stomaco. Pessimo invece il remake del 1959.
Solida universalità d'ogni tempo, d'umanità archetipica, la parabola del professor Rath del monumentale Emil Jannings (Unrat, Spazzatura, nel romanzo d'origine di Heinrich Mann), ligio al dovere ma perso nell'amore per la soubrette Lola (la Dietrich quanto mai maliziosa e seducente), sorvegliato nella caducità dalla galleria di tipi degli studenti. L'ordine soccombe all'eros. L'opera che con Marocco (un gradino superiore a questa) rese Von Sternberg il più importante regista degli anni Trenta, nonché al vertice di ogni tempo. Un film perfetto in ogni aspetto, lirico ed essenziale.
MEMORABILE: Il Professore e Lola che mimano chioccia e galletto al pranzo nuziale; Il calendario sfogliato col ferro arroventato; Il Professore in scena.
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DiscussioneDaniela • 10/02/10 18:16 Gran Burattinaio - 5944 interventi
Harrys ebbe a dire: IMDb dixit: Josef Von Sternberg.
Non è proprio sbagliato, dato che la stessa fonte riportata vari nomi "alternativi" - però il più diffuso è certamente JOSEF von Sternberg
Daniela ebbe a dire: Harrys ebbe a dire: IMDb dixit: Josef Von Sternberg.
Non è proprio sbagliato, dato che la stessa fonte riportata vari nomi "alternativi" - però il più diffuso è certamente JOSEF von Sternberg
Non ho parlato di errore "tout court". E' solo che converrebbe adoperare il medesimo nome per tutte le schede del regista, così da facilitare il search. ;-)
DiscussioneZender • 11/02/10 08:53 Capo scrivano - 48839 interventi
Infatti, bene hai fatto Harrys. Come sempre non si tratta di scrivere necessariamente giusto ma di scrivere sempre "allo stesso modo" in modo non solo da facilitare, ma rendere possibile il search che per sua natura cerca SOLO il nome IDENTICO e non simile.
Di questo film esiste un'edizione italiana in DVD, distribuita daDNA Srl: L'ANGELO AZZURRO (1930) New Widescreen Edition + BERLIN ALEXANDERPLATZ (1931)(2 Film su un unico Dvd). Lingue: Italiano, Tedesco Sottotitoli: Italiano (forced) Rapporto schermo: QUESTO DVD CONTIENE IL FILM “L’ANGELO AZZURRO”, SIA IN UNA NUOVA EDIZIONE ANAMORFICA 1.78:1 (APPOSITAMENTE ADATTATA PER TELEVISORI 16:9), CHE NELLA VERSIONE CLASSICA IN 1.33:1 (PILLARBOX) Extra: Film “BERLIN ALEXANDERPLATZ” (1931) di Phil Jutzi, tratto dall'omonimo romanzo di Alfred Döblin, in versione originale con sottotitoli in italiano. Il film è stato rieditato con il contributo dello studioso di storia del cinema Riccardo Cusin. Questa versione è disponibile anche in streaming su alcune piattaforme.