Complesso, sperimentale kammerspiel di Skolimowski (anche attore), che vede un gruppo di vecchi compagni di corso a medicina riunirsi in un vagone ferroviario dismesso (capita l'evocazione?) per discettare di politica e società, fra flashbacks e rituali. Giocato sui contrasti fotografici (bianco e nero, seppia, verdognolo a seconda delle fasi), con una splendida colonna sonora del grande Krysztof Komeda. Folgoranti i titoli della versione originale, con delle mani che si agitano al ritmo di un'osssessivo motivo komediano. Atipico.
Ancora uno Skolimovski "jazzante" ed improvvisante, criptico e simbolico, sperimentale e non. Stavolta però la metafora principale è più chiara: un vagone carro-bestiame, cinque borghesi polacchi, il fallimento degli ideali comunisti e l'Olocausto più o meno
chiamato in causa. Teatrale ed a tratti claustrofobico: il gioco al massacro e la tensione sono però troppo stemperate dagli andirivieni temporali. Ci sarebbe voluta più continuità. Buono tecnicamente ma troppo discontinuo. Gustosa colonna sonora del fido Komeda. Evitabile il prologo inserito dall'autore quattordici anni dopo.
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Provarlo con certezza non è facile. Però secondo Imbd e altre fonti (esempio Wikipedia in inglese) parrebbe che la versione originale non vide la luce a causa del "blocco" del regime polacco. Comunque va bene lasciare 1967 come data.