Film non proprio convincente, tratto da un romanzo, col solito islamico cattivone, manesco e ovviamente maschilista che però questa volta non è un terrorista ma un medico iraniano che vive negli Stati Uniti. Girato in Israele rischiò ai suoi tempi di provocare un incidente diplomatico ai mondiali di Francia 98. Bruttarello, con attori mediocri e troppo di parte. Direi che non ci siamo: un pallino.
Film che non rende giustizia al bellissimo libro da cui è tratto. La successione temporale non è ben scandita, si passa da una situazione a un'altra senza troppo rispetto della trama reale. Gli attori stessi non convincono con la loro interpretazione.
Benchè rientri nella mia lista dei film "fatti vedere a scuola" (lista che annovera anche il micidiale La mia Africa e altre chicche del brutto), vi dico che m'è piaciuto. Assolutamente vere le considerazioni sull'impostazione del film, molto razzista e parziale; eppure, per il resto, ho apprezzato molto la regìa, che riesce ad evitare le spettacolarizzazioni da americanata e dirige molto bene Sally Field, ben in parte ed incisiva. Notevole l'eliminazione totale delle musiche, che aumenta la tensione. Peccato per il finale, parecchio in calando.
MEMORABILE: Le telefonate di nascosto della Field.
Ciò che più evidenzia il film è l'estrema differenza di comportamento del marito, di origine iraniana, da quando viveva negli USA, non proprio accettato nell'ambiente di lavoro, a quando, tornato in Iran, trova un Paese diverso dai suoi ricordi. Prima marito e padre esemplare, poi violento e autoritario, come ogni "buon" marito iraniano. Stesso uomo, ma diverso in due realtà completamente diverse. Film non perfetto ma che riesce a far entrare nel clima e che fa riflettere anche su una inquietante e accettata, sottomissione femminile.
MEMORABILE: Gli onnipresenti ritratti di Khomeyni e le continue preghiere trasmesse dagli innumerevoli altoparlanti.
Non conosco il libro scritto da Betty Mahomoudi, di mio rilevo come molti altri un'eccessiva stereotipizzazione sia dell'ambiente che del marito (interpretato da Alfred Molina, di origine italo- spagnola!); ora, è vero che stiamo parlando dell'Iran post Khomeini, ma alcuni snodi francamente appaiono un po' tirati (l'amica americana che sopporta tutto percosse comprese una volta divenuta musulmana). Sally Field interpreta la solita donna forte che non si lascia travolgere dagli eventi, ma non basta. Soffocante.
MEMORABILE: I soldati che "requisiscono" ragazzini in giro per strada per farne dei piccoli militari.
Le tribolate vicende di una donna americana nell'Iran rivoluzionario in un film drammatico di Brian Gilbert. Benché si tratti di una storia vera, colpisce e infastidisce una certa approssimazione nel disegno dei caratteri, che procede a senso unico "pro-americano". Lo scarso rispetto (che la sceneggiatura non tenta di celare) per il popolo iraniano ne fa un film squilibrato, impressione a cui contribuisce un'interpretazione troppo "carica" dell'attrice protagonista che non sembra molto a suo agio nel ruolo.
(In)tempestivamente realizzato in esatta concomitanza con la Prima Guerra del Golfo nonché a breve intervallo di tempo dal decimo anniversario della rivoluzione khomeinista in Iran, un family-drama interculturale a elevato indice di disperazione sequestratorio-evasiva, il cui ingabbiante inferno teheraniano evoca quasi una persianizzazione in chador delle turcherie prigionesche di Alan Parker. Dazebao antisciita, fazioso, demonizzante e propagandistico ma che sa catturare l'attenzione, creare pathos, coinvolgere con passione grazie alla prova da madre-coraggio della resilientissima Field.
MEMORABILE: La trasformazione simil-Perkins del coniuge iraniano da amorevolissimo papà-marito a manesco Mangiafuoco segregatore...
Alfred Molina HA RECITATO ANCHE IN...
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Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima Visione Tv (giovedì 4 novembre 1993) di Mai senza mia figlia: