Note: Aka "Underworld USA". La sceneggiatura, scritta dallo stesso regista, trae ispirazione da una serie di articoli di Joseph F.Dinneen pubblicati nel 1956 sul "The Saturday Evening Post", rivista statunitense con periodicità bimestrale.
Da ragazzino ha assistito alla brutale uccisione del padre; divenuto un delinquente, scopre in carcere l'identità degli assassini, diventati pesci grossi della mala... Strepitoso noir di Fuller, che affianca alla storia dell'ingegnosa vendetta una spietata analisi del crimine organizzato (come da titolo originale) degna del ciclo di Fukasaku. Straordinari "tagli" di biancoenero, solite ellissi fulminanti, scelte visive uniche: lo sguardo di Fuller è inconfondibile. Imperdibile. Nel finale omaggio a Godard, che ricambierà.
Meraviglioso noir firmato da Fuller che con il suo stile inconfondibile, rende unica una storia di vendetta che nelle mani di moltissimi altri registi sarebbe stata più banale e convenzionale. Qui invece le immagini bellissime si fondono perfettamente con
una storia ottimamente congegnata, caratterizza da suspence e ritmo che si mantengono
sempre su alti livelli fino ad arrivare alla resa dei conti finale. Uno dei migliori
lavori del maestro americano: imperdibile!
A 14 anni, Tolly ha visto il padre morire massacrato da quattro uomini. Vent'anni dopo, scoperti i nomi dei responsabili, si infiltra nell'organizzazione criminale di cui tre di loro sono diventati pezzi grossi per portare a termine la sua vendetta... Uno dei capolavori di F., un noir originale e incisivo fra i migliori del periodo. Il protagonista è un poco di buono, ma molto peggio di lui sono gli uomini, resi intoccabili da soldi e potere, contro cui combatte con le armi dell'astuzia e del doppio gioco. Splendido l'epilogo tragico, coerente con il tono pessimista della narrazione.
MEMORABILE: L'assassinio del padre mostrato attraverso le ombre sul muro; il killer che indossa gli occhiali; l'omicidio della bambina; il finale in strada
Se dovessi descrivere questo grande noir con un solo aggettivo direi moderno. Fuller ha il merito di non limitarsi a raccontare una semplice, per quanto avvincente, storia di vendetta, ma di essere uno dei primi registi a mostrare tutte le ramificazioni (compresa la corruzione delle istituzioni) in cui si articola la criminalità organizzata. Il risultato è un film tecnicamente impeccabile, narrativamente serrato e caratterizzato da una violenza e da un pessimismo per l'epoca davvero inusuali. Bravi anche gli attori.
Ulteriore strepitosa riuscita fulleriana con un noir di abbacinante cupezza schizofrenica (da citare il contributo della fotografia in b/n di Hal Mohr). Come nei suoi migliori war movie e allo stesso modo che nei capolavori Il corridoio della paura e La tortura della freccia Sam diluisce la tematica etica (qui la vendetta conseguenza di un trauma ma anche la redenzione e il senso di giustizia) con una struttura filmica potentemente tragica e perciò stesso sempiternamente classica e moderna. Unica pecca la (mancata) alchimia tra l'allucinato Robertson e la Dorn.
Originale noir di Fuller (ma saprà fare di meglio), che descrive la parabola di un ragazzino diventato uomo e ossessionato dagli assassini del padre. Oltre all'inutilità della vendetta emergono la forza della corruzione a tutti i livelli della società e i dettagli sul "modus operandi" della malavita. Ottimo lavoro di regia, curati i dialoghi e le inquadrature, ma sono innegabili alcune forzature della trama e il ritmo un po' sottotono in alcune fasi centrali. Più calzante il titolo originale.
MEMORABILE: L'omicidio in ombra; Il discorso del boss agli altri capi su come "restare padroni".
La storia della vendetta a lungo meditata da Tolly, metodicamente organizzata per annientare la cupola di "intoccabili" malavitosi responsabili della morte del padre. Un noir classico che punta molto sul b/n di gran livello e le atmosfere metropolitane, sostenuto da adeguata musica evocativa, da una trama ben articolata anche se non del tutto coerente, dal ritmo non sempre sostenuto (specie la parte centrale). Il finale non consolatorio è conforme ai presupposti, su uno sfondo pessimistico (con un pizzico di melodrammaticità). Cast di alto livello, protagonisti e comprimari.
A un quattordicenne viene assassinato il padre. Diventato più adulto si vendicherà. Pur essendo un revenge movie i toni vertono maggiormente sul noir, con una precisa strategia. A Fuller interessa caratterizzare bene i personaggi, tanto che il protagonista ha derive paranoiche, nonostante una ragione per farsi giustizia. Robertson sa essere intenso, anche se non dimostra l’età corretta rispetto al ruolo da trentenne. La piega romantica, con desiderio di matrimonio annesso, dà l’unico tocco rosa alla vicenda.
MEMORABILE: La bambina schiacciata; L’omicidio sulla porta; La caduta in acqua in due.
Gangster/noir bizzarrissimo, più francese che americano, pesantemente influenzato da quella Nouvelle Vague che vide in Fuller uno dei suoi autori di culto. Film quasi brechtiano, eternamente sospeso tra romanzaccio sensazionalista pulp e tragedia greca, tra innovazioni di marca europea e moralismo della Hollywood ancora sotto il codice Hays, meta-cinematografico nel riflettere sul genere restandovi comunque pienamente immerso. Ad ogni modo, Suzuki, Di Leo, Tarantino e i fratelli Coen prenderanno parecchi appunti da questo cortocircuito tra gangster film e nouvelle vague a Hollywood.
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Visto in sala (finalmente!) dopo anni ed anni (circa 10) d'attesa. Che dire? La visione ha ripagato il tempo trascorso ad aspettarlo. Una
pellicola meravigliosa.