Honeydew - Film (2020)

Se lo spunto di base richiama comunque certi lavori dei 70s e primi 80s (da Nero criminale a Non aprite quella porta fino a Motel hell), così come a favole nere classiche come Hansel e Gretel, alcune idee surreali, il clima allucinato e l'eccellente ost rumoristica donano un'atmosfera sinistra che mancava da tempo nel genere; merito anche di ottime scenografie rurali e della Kingsley, assolutamente inquietante. Sporco, malsano e morboso, è composto della materia di cui sono fatti gli incubi; un filo troppo lungo e con snodi non sempre chiari ma il feeling da horror vintage c'è tutto.

Honeydew non ha niente da dire e quel che è peggio si ostina a dirlo. Honeydew si ostina a dire che non ha niente da dire ripetendocelo in loop con flemma omicida. Honeydew vorrebbe trascendere l'horror che da Hooper porta a DuWeltz via Lynch a colpi di ineffettuale superpsicotronia da videoinstallazione. Honeydew non prova rimorso per i 10' finali che insultano malamente gli antecedenti 97, che già sprofondavano al centro dello zero. Honeydew può giusto fregiarsi di una Kingsley che dire sprecatissima non rende giustizia a lei e figuriamoci a noi. Honeydew è brutto, brutto, brutto.

Pescando a piene mestolate dal minestrone ormai più volte riscaldato degli horror-cliché, l'opera di Milburn aggiunge poco di nuovo al genere: se i villains di terza età possono rappresentare un parziale scostamento dalla norma, la solita coppia con la solita auto guasta nel solito bosco isolato fa già presagire scarse emozioni. In aggiunta, l'atmosfera ricercatamente onirica ma realmente soporifera che pervade due terzi del film diluisce i già pochi jumpscares, così come alcuni tentativi di ironia alla Rob Zombie. E se anche lo splatter latita, come si può rimanere soddisfatti?