La calda pelle - Film (1964)

Entra in punta di piedi nella storia, Raoul, dentista dongiovanni, dapprima osservatore ed attento commentatore dei casi amorosi altrui, poi voce narrante dei propri. Parte armato di distacco e di raziocinio, per poi soggiacere, felicemente, alla totale imprevedibilità del sentimento, che è poi l'imprevedibilità dell'universo femminile. Dal saggio "De l'amour" di Stendhal, un adorante omaggio alla mistica della femminilità, in stile Nouvelle Vague.

Fa il dentista, colleziona donne e, come nel film coi suoi personaggi, ama fare l'analisi delle sue conquiste e dei rapporti tra uomini e donne, dall'aggancio agli sguardi, alla cena, al rapporto sessuale. Tutte le fasi del corteggiamento per arrivare allo scopo finale sono qui elencate a mo' di documentario, in un film che lascia spiazzati per l'inopportuna ma indispensabile voce fuori campo, ma che colpisce per le splendide immagini dei filmini in superotto, che poi costituiscono la collezione di prede del protagonista. Patologico e ben recitato.

Voyeristico e maschilista finché non compare lei (la sensuale e conturbante Elsa Martinelli). Fa la sua scelta pensando che quelle sberle siano di un dominatore. Ma se il gioco non lo conduce lui, il dominatore rimane inibito e ha bisogno di molta comprensione per riprendersi. Tattiche per conquistare una donna che si possono discutere; ogni epoca ha le sue mosse e i suoi strumenti; il goal da raggiungere rimane sempre quello. Come spesso accade, il titolo italiano è fuorviante.

Partiamo dall'ottimo finale che spiazza l'andamento di tutto il film. Un Don Giovanni rude e "macho", che non perde quasi mai un "colpo", ama conquistare le sue prede per poi farne con la mitica super 8 un collage! Argomenti sempre attuali, ma metodologia forse un po' datata, vista con gli occhi di adesso. Splendide tutte le attrici, che sprizzano femminilità da tutti i pori. Lo studio dentistico pare più uno studio di analisi che altro! Notevoli fotografia e paesaggi.

Film delizioso dotato di ironia e grande vivacità nel narrare piccole storie all'apparenza semplici ma che raccontano una delle cose più importanti della nostra vita, cioè le "relazioni amorose". Bellissimo bianco e nero con notevole fotografia e cura dei dettagli molto gradevole. Stupende le attrici (cameo di una giovanissima Katia Christine).

Tesina sull’amore – fonte il saggio “De l’amour” di Stendhal – che in tono leggero e ironico affronta temi piuttosto espliciti come il sesso facile e la défaillance maschile nell’alcova. La regia dispone di attori in parte – le attrici sono pure alquanto avvenenti, non ultima Katia Christine nella sua breve apparizione – e applica idee originali, come il primo episodio commentato in stile match pugilistico e il filmino con Elsa Martinelli che nel fotogramma finale punta il fucile contro il suo spettatore/regista diegetico Michel Piccoli.

Alti e bassi come poche altre volte. I primi 20 minuti di telecronaca dell'intorto alla Karina sono da cestinare, a eccezione del fermo-immagine sul suo bellissimo sguardo. Con la Skimkus è memorabile e divinamente vero il commento alla scena nella cabina fotografica; la Martinelli è poi brava e teatrale come sempre, ma con tutto il rispetto per Stendhal mi permetto di dire che per andar bene in amore l'unica regola è esser sinceri con sé stessi e coi propri limiti. La verità uccisa diventa velenosa, sic magister vitae Elo Pannacciò docet...

Dissertazioni sull'amore di ispirazione alta, fra parecchio esprit (non son mica francesi per nulla) e sussulti nouvelle vague, anche se con un pizzico di accademia. Martinelli stupenda, Anna Karina adorabile, Piccoli in parte, Sorel nella solita (qui piccola) parte. Grandi voci al doppiaggio italiano. Piacevole.