Sergio Rubini fa l'emigrato foggiano a Milano, sciancato e con una grigia vita davanti a riparare orologi; una notte però investe con la sua Panda la bionda del titolo, ovvero la conturbante e ancora splendida Nastassja Kinski, e tutto cambia: lei ha perso la memoria e sa solo che viene dalla Germania Est. Cosa ci fa a Milano? Insieme cercheranno di rimettere insieme gli indizi di un passato dalle molte ombre, al quale appartengono un losco riccastro con le mani nella coca (Ennio Fantastichini) e i suoi referenti (Luca Barbareschi, solo una piccola parte da super manager corrotto). Immerso in una Milano ripresa con un certo gusto, spesso di notte, il film di Rubini rivela presto i limiti dati da un’artificiosità...Leggi tutto che mal si sposa alla recitazione dimessa del protagonista. Troppe le fasi in cui l'estetica pare voler prendere il sopravvento sulla storia; La Kinski gioca a fare la femme fatale e le riesce discretamente (anzi, il ruolo le casca indubbiamente a pennello), Rubini dapprima pare diffidente e distaccato dal dramma della bionda per poi inevitabilmente cascarci dentro con tutte le scarpe. Il tutto converge in un estetizzante finale notturno in autostrada carico di tensione e ralenti, in cui le ambizioni del Rubini regista emergono senza però riuscire a colpire davvero nel segno. Atmosfere soffuse, musiche di qualità... Un noir quasi all'americana che tuttavia ha convinto a pochi: fu un vero flop!
Orologiaio foggiano in trasferta milanese si imbatte in una bionda destinata a cambiargli la vita. Rubini esaspera e imbarocchisce la traccia tematica della Stazione (l'innocente sprovveduto alle prese con un alterità da cui è attratto e che lo travolgerà), sostituendo alla secchezza stilistica di derivazione teatrale, movimenti intriganti della mdp e ambientazione metropolitana da noir. Certo qualcosa stona e alcuni eccessi fan perder calore al film, ma Sergio conferma la propria originalità antiminimalista, offrendo una bella occasione alla Kinski.
MEMORABILE: Il vestito strappato di Nastassja al momento dell'incidente; La Kinski che si perde nelle luci della città.
Valido film per la seconda regia di Sergio Rubini, qui presente anche come attore principale. La bella Milano degli anni Novanta fa da cornice a un ottima storia che inizia come un dramma e prosegue con venature noir e volendo da film giallo. Ottima la prova del cast, bene Rubini e Fantastichini, discreta Nastassja Kinski. Film che guadagna molto nel bellissimo finale ma che è interessante per tutta la sua durata. Da riscoprire.
Seconda regia di Rubini, racconta la vita grigia di un emigrato pugliese a Milano (si dedica alla riparazione di orologi e frequenta pure dei corsi) che investe casualmente una bionda che perde la memoria. Se ne invaghisce, le fa compagnia, ma lei vuole a tutti i costi cercare la sua identità. Film drammatico con venature di giallo e torbide, si fa seguire ma lascia più di qualche interrogativo. Nel cast anche Ennio Fantastichini e Luca Barbareschi. Bella e dannata Nastassja Kinski, splendida in qualsiasi veste. Merita una visione.
Foggiano in trasferta a Milano investe una ragazza straniera. Sviluppi interessanti all'inizio, con la metropoli che sembra inghiotta tutto e un alone di mistero. L'innamoramento seguente è prevedibile e il rimpiattino degli incontri ha il fiato corto. La virata conclusiva nel noir è semplicistica e la conclusione iperbolica in tangenziale, oltre a mostrare i limiti del film, evidenzia una certa pretenziosità e una voglia di chiudere in qualche modo. La Kinski si disimpegna bene con l'italiano e oscura il resto del cast.
MEMORABILE: Le domande per la memoria; La chiamata alla fidanzata per rompere; La Panda all'inseguimento.
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