Singolare docu-fiction che rivisita l'epopea del western all'italiana da un versante particolare: gli stuntmen/caratteristi di seconda fila, autentici veterani del filone. Dopo la rimpatriata e le testimonianze, il film vira verso il progetto di un ultimo western sulla scia di Requiescant, ambientato nelle borgate romane, pasoliniano Messico de noantri... Nostalgico, commovente, delicato omaggio a un mondo che non c'è più. L'appassionato di spaghetti western, sotto il cappellone, nasconderà una furtiva lacrimuccia.
Documentario interessante, specialmente nella fase delle interviste e in quella del ritorno sui set del passato. Meno coinvolgente la parte conclusiva, con Peter Berling che recita il ruolo del produttore. Certo è che Spoletini aveva proprio la faccia da primissimi piani, stile spaghetti... Nei filmati di repertorio si notano Andreotti, Agnelli, la Pavone, Volontè, Gemma, Van Cleef, Walter Chiari, Gassman...
Quando Hollwood eravamo noi, all'incirca. Partendo dalla storia minima degli spaghetti-western (quelli veri, quelli poveri venuti a rimorchio dei grandi successi di Sergio Leone), il film racconta la storia di alcuni stuntmen trovatisi per caso a recitare da protagonisti in film dai titoli spesso ridicoli come "Arriva Sartana, vendi la pistola e compra la bara". Tra le righe, alcune interessanti notazioni sociali (le borgate romane come il Messico dei peones). Decisamente meno interessante la parte di "docudrama" finale col "film nel film".
Operazione nostalgia di Pannone riuscita a metà che coinvolge alcuni protagonisti minori dello spaghetti-western (ma non solo). Accanto alle pur interessanti vicende personali dei personaggi coinvolti il regista omette quasi del tutto l'aneddotica relativa ai grandi nomi del genere (appena citati) che avrebbe dato ben altro interesse alla pellicola. Del tutto assenti le didascalie sia nelle interviste sia nelle (poche) immagini di repertorio, che ne rendono difficile la fruizione ai non addetti ai lavori. Solo per fondamentalisti del genere.
MEMORABILE: In negativo: tutta la manfrina finale sul film da girare ampiamente evitabile che sembra messa lì solo per fare minutaggio.
Bellissima l'idea di raccontare l'epopea del western italiano attraverso i racconti dei protagonisti di seconda fila, che mostrano idee politiche molto diverse ma in comune una grande umanità. La vicenda però si complica quando si parla della possibilità di girare oggi un film che prenda spunto dal western per parlare di politica. Comunque l'insieme è molto originale.
Bellissimo documentario intriso di nostalgia per un periodo d'oro del cinema italiano che non tornerà mai più. Nostalgia che chiaramente emerge tantissimo dai racconti degli attori coinvolti nel lavoro e che prende anche lo spettatore, probabilmente anche quello più lontano da questo genere. Un autentico gioiellino da parte di un regista esperto di questo tipo di opere e che infatti gira al meglio. Un documento importante che racconta un'epoca ormai dimenticata dai più ma non da chi apprezza ancora il cosiddetto cinema di serie B. Da custodire, consigliatissimo.
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