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TITOLO INSERITO IL GIORNO 6/02/10 DAL BENEMERITO RENATO
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Renato 6/02/10 11:35 - 1648 commenti

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Buon film di Amelio, il suo primo lavoro per il grande schermo. Narra di un padre ed un figlio molto uniti che vedranno incrinarsi il loro rapporto per motivi politici (si parla di terrorismo), questa la storia in sintesi. Purtroppo non c'è grande pathos, immagino volutamente, ma le psicologie dei personaggi sono molto approfondite; ottime anche le musiche di Franco Piersanti.

Galbo 6/01/11 09:22 - 12380 commenti

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Opera prima del regista Gianni Amelio e tra i film italiani più significativi sul terrorismo, Colpire al cuore analizza gli anni di piombo partendo da una dimensione rigorosamente privata. Il regista analizza sapientemente il rapporto padre-figlio che collide con la tragica storia italiana degli anni del terrore. Il film è sobrio e rigoroso, con una buona ed equilibrata sceneggiatura, e si avvale delle buone prove degli attori principali compiendo una efficace caratterizzazione ambientale.

Kanon 1/04/11 16:35 - 604 commenti

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L'epoca del terrorismo italiano vissuto e (in)compreso da due generazioni diverse. Padre e figlio che guardano la medesima realtà con occhi diversi. Senza tanti clamori una storia di deriva dei continenti; spinti ognuno dal proprio flusso motorio, in un lento ed irreparabile allontanamento. L'introspezione psicologica determina un blando svolgersi della vicenda che ha nonostante tutto una buona coppia d'interpreti principali. Lodevole nel rifuggire dal facile sentimentalismo e dalla retorica dell'ideologia. A suo modo, Orwelliano.

Giùan 7/11/11 16:22 - 4539 commenti

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Amelio non uccide la madre come Bellocchio, ma la sua delazione del Padre è un Pugno in tasca memorabile. L'unico film italiano capace di leggere il terrorismo come veleno inquinante i più radicati rapporti interpersonali. L'analisi storico-politica può comunque risultar succedanea rispetto alla crisi di un adolescente che, nel rifiuto dell'Autorità paterna, prova a rifugiarsi in un Super io Etico destinato a lasciarlo solo e sconfitto. Rarefatto eppure disperante. Trintignant e Fausto Rossi commoventi.
MEMORABILE: La macchina fotografica con la quale Emilio "inquadra" la sfuggente realtà; "Sei una stupida" sussurra Emilio alla madre alle prese col dittafono.

Caesars 30/11/11 08:47 - 3779 commenti

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Film sugli anni di piombo, in cui però il terrorismo è un espediente narrativo per parlare invece dell' incomunicabilità tra padre e figlio. Girato con ritmi estremamente lenti, molto parlato (ma le parole non bastano a dare evidenza a quello che accade, padre e figlio sono e rimarrano estranei uno all'altro), ha però diversi snodi narrativi non molto realistici. Rimane comunque un discreto esordio registico su grande schermo, ottimo l'apporto recitativo fornito dal grande Jean Luis Trintignant. Direi **!

Rebis 2/08/12 15:27 - 2332 commenti

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Gli anni di piombo scrutati attraverso la lente focale di un rapporto genitoriale che amplifica, distorce, isola, e infine rivela. La dialettica generazionale tra padre e figlio si fa ideologica (etica civile e dissidenza, idealismo e realismo) quindi dramma individuale attraverso la capacità rara di restituirci l'intimità dei due uomini (eccezionali Trintignant e Fausto Rossi) circondati da un mondo infestato di cultura, politica, musica e (troppa) letteratura. Un languore ovattato pronto ad un repentino disfacimento, segno della fine di un'epoca. Esemplare per rigore e sobrietà stilistica.

Cotola 15/09/13 10:51 - 9009 commenti

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Il primo film per il cinema di Amelio è una sobria, rigorosa ed amarissima analisi del fenomeno terroristico (e quindi degli anni di piombo finiti da poco) che viene scandagliato da un punto di visto insolito: quello privato-familiare. Ne viene fuori una pellicola antispettacolare ma comunque intensa e soprattutto efficace nel descrivere [considerazioni psicanalitiche a parte (figlio vs padre)] un più generale conflitto generazionale. Belle le prove dei due protagonisti maschili ed interessanti e ben caratterizzati i loro personaggi. Un grande esordio.

Xabaras 28/08/16 12:00 - 210 commenti

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Il film si tiene alla larga dai sensazionalismi che potrebbero derivare da un'opera sugli anni di piombo. Trattasi invece di una pellicola a carattere psicologico, dove su tutto domina il tormentato rapporto di incomunicabilità e incompatibilità tra un padre professore ribelle e un figlio "sbirro" incapace di confrontarsi con la realtà a lui circostante immerso com'è nel suo mondo di libri e cultura (puramente astratta e mai veramente utile) e pieno di patologie metodologiche (il castello di carte e la sua aspirazione alla perfezione assoluta).
MEMORABILE: Il piano sequenza terminante con l'abbraccio tra padre e figlio che ricorda molto una scena simile di Accattone.

Marcolino1 22/01/17 16:32 - 553 commenti

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Il rovesciamento del rapporto padre-figlio (il primo trasgressivo e rivoluzionario, l'altro esageratamente maturo per la sua età) richiama vagamente Oggetto sessuale di Cino; ma se nel citato film erotico la sovversione gerarchica genitoriale ci poteva stare, qui in ambito storico-politico e intimistico-familiare risulta pesante e inverosimile; gli spunti di base sulla storia contemporanea e l'incomunicabilità familiare sono buoni, la bravura attoriale c'è, ma il tutto è sviluppato confusamente e in maniera poco credibile.
MEMORABILE: La madre del ragazzo scrive a macchina con le cuffie alle orecchie e il figlio le recita la nota poesia goliardica "gobbo il padre, gobba la madre..."

Lou 20/12/20 19:19 - 1119 commenti

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Terrorismo e incomunicabilià tra padre e figlio, due temi che Amelio affronta in modo intrecciato nella Milano dei primi anni Ottanta. Ritmi molto lenti, approccio intimistico che privilegia i silenzi e le incomprensioni rispetto alle rivelazioni e alla resa dei conti. Debutto alla regia per Amelio, con ottime interpretazioni di Trintignant e del giovane Fausto Rossi.

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Paulaster 30/05/22 10:01 - 4391 commenti

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Figlio adolescente scopre che il padre protegge una terrorista latitante. Il periodo è quello degli anni di piombo, con Amelio che racconta il terrorismo dal lato degli adulti affiancandolo alla relazione coi figli. I personaggi sembrano uscire da un film di Mazzacurati (soprattutto il ragazzo), con Trintignant che nasconde bene i suoi segreti e la Morante che resta sfuggente. Pregevoli i dialoghi padre/figlio (solo con un filo di retorica finale) a distinguere nettamente i ruoli tra buoni/cattivi e a farne un piccolo spaccato di codice civile.
MEMORABILE: A passeggio tra i cadaveri dell’attentato; Gli insulti alla madre mentre batte a macchina con le cuffiette; La foto; Lo schiaffo al bar.

Noodles 2/09/22 09:06 - 2204 commenti

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Il difficile rapporto tra padre e figlio sullo sfondo degli anni di piombo. Film splendido per concezione, regia e recitazione. Cast completamente a suo agio. Fausto Rossi non ha troppe espressioni nel suo repertorio ma è perfetto in questo contesto di inquietudine personale e sociale, aiutato da un Trintignant che non invecchia mai. Pochi dialoghi ma molto efficaci. Nota di merito per la colonna sonora, che con le sue poche note accompagna efficacemente il tormento interiore dei personaggi, vera base della trama. Il resto è triste storia d'Italia. Splendido film di un bravo regista.

Magi94 15/04/23 12:52 - 944 commenti

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Incredibile film che riesce a parlare (nell'82!) degli anni di piombo senza un briciolo di retorica, fatta eccezione per la frase messa in bocca alla Morante nel finale per evitare la censura. La regia di Amelio, livida, corona alla perfezione una storia di dubbi, incertezze e certezze del figlio minorenne, cresciuto "senza aver capito niente". Una magnifica fotografia dipinge con toni cupi sia gli interni altoborghesi di sinistra che le plumbee Bergamo e Milano, palcoscenici di un capovolgimento del ruolo di padre e figlio nella generazione post-68. Grande esordio e grande cinema.
MEMORABILE: La scena del conflitto a fuoco in cui il figlio si muove come in un museo; Il finale.
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