Più un film di Michel Serrault che di Tomas Milian. L’ex Albin de IL VIZIETTO si fa subito riconoscere nella parte dell’omosessuale tutto mossette con cui è diventato celebre in Italia. Fa il parrucchiere francese e i primi dieci minuti sono per lui e per il suo simpatico personaggio di successo. Ma quando torna a casa - attenzione - scopriamo che è solo una messa in scena inventata per non deludere le clienti snob. A casa Léon ha una moglie, una suocera e due figlie che l’aspettano. Un giorno, a sconvolgere lo squallido tran tran, arriva un rapinatore da quattro soldi e le cose cambiano; e così...Leggi tutto ecco in scena Tomas Milian, che riprende il suo Monnezza (anche se da un po' l'hanno ribattezzato cuculo per via del suo amore per il film con Jack Nicholson) e comincia a sparare volgarità in sequenza. Il divertimento dovrebbe nascere dalla contrapposizione tra due universi antitetici: quello borghese e timoroso di Serrault e famiglia e quello trucido-borgataro di Milian. Ma l'esperimento non funziona, soprattutto perché una sceneggiatura già altamente deficitaria (che vede la collaborazione degli autori consueti di Milan con l’allora emergente Enrico Vanzina) viene definitivamente rovinata da una regia (di Francesco Massaro) senza ritmo e che tenta maldestramente di fare critica sociale da supermarket. Serrault è troppo controllato: abbandonando dopo poco i panni della macchietta gay si rivela attore di calibro poco in sintonia con la commedia urlata e basica di Milian. I botta e risposta tra i due sono perlopiù patetici e con la scatenata grinta dei vari NicoGirardi movies non hanno nulla a che spartire. Le poche risate vanno attribuite alle solite improvvisazioni rudi dell'attore cubano.
Film che fino a qualche anno fa ritenevo uno dei più divertenti di Milian. Oggi, dopo aver visto la scena della cena macrobiotica, mi prendo il lusso di togliere il dvd. Il momento più spassoso del film è appunto quando entra in scena Tomas che scombina gli ordini della famiglia di Serrault. Il film si chiude, ideologicamente, quando Milian, dopo la suddetta cena, dice “Adesso è il momento di andare a letto”. Il film risente anche della non compatibilità caratteriale dei due protagonisti che, fuori dal set, sembra che si odiassero. Non a caso è il film che Milian apprezza di meno.
È uno di quei film in cui è meglio limitarsi a guardare la locandina (con due icone degli anni 70) e un paio di scene (l'irruzione iniziale di Milian su tutte). Il resto è un'unica occasione mancata. La regia di Massaro riesce a far rimpiangere quella di Bruno Corbucci ed Enrico Vanzina dimostra di non aver capito molto del personaggio del Monnezza (già ai tempi gli era più congeniale un attore come Jerry Calà che non un Tomas Milian). Alla fine un film poco trucido per Milian, poco divertente per Serrault. Inutile.
Triste connubio fra uno degli attori francesi degli ultimi quarant'anni, Michel Serrault, e il cubano più romano degli anni '70 e '80, Tomas Milian. Difficile pensare "Er Monnezza" accanto all'Albin de Il vizietto, eppure questa pellicola è stata girata! Serrault senza Tognazzi è di una tristezza enorme, mentre Milian senza gli schiaffazzi a Bombolo non è nulla di che, anche se in questo film è lui che fa il delinquente spiantato. Alcune gag indovinate, poi il nulla assoluto.
MEMORABILE: Milian: "Fonzie? Ah seee, Fonzie, er re degli stronzi!"
Passato piuttosto in sordina anche tra gli estimatori di Milian, è un film che invece io mi sento di riabilitare in toto, siccome mi ha divertito davvero molto. L'improbabile accoppiata Serrault/Milian inaspettatamente funziona, regalando duetti spassosissimi; Milian riprende il suo classico personaggio del Monnezza trovandosi perfettamente a suo agio e sfoderando la risaputa comicità romanesca senza freni, creando un interessante contrasto con l'impronta francese e composta di Serrault. Ottimo anche il cast di contorno. Davvero da rivalutare!
MEMORABILE: La cena di Milian con la famiglia, un campionario di battute trucide da manuale!
Quello che fa più tristezza è che al povero Serrault è stata incollata una identica caratterizzazione (trucco, parrucco, gesti, persino il doppiatore, camminata, sguardo) di Albin. Pare che da un momento all'altro debba materializzarsi anche Renato Baldi dando luogo a una delle gag che incantano nel Vizietto. Film zeppo di pubblicità (si notano tutti i marchi: negozi, prodotti...) La recitazione della Colli è da futuro presidente della Provincia di Milano. Facciamo finta che tutto va ben, tutto va ben...
Film "alimentare" in cui i limiti dell'operazione si evidenziano in tutti i suoi aspetti. Chi ne esce moralmente con le ossa rotte non è tanto Milian (che in quel periodo sfruttò la maschera del “Monnezza” in tutte le salse), ma l'insistenza da parte di Serrault (attore capace di ben altro) a interpretare l’omosessuale istrionico "Albin" che, estrapolato dal contesto de Il vizietto e ricollocato nel b-movie italico risulta decisamente stucchevole. Film di grana grossa che di tanto in tanto strappa un sorriso a denti stretti.
Commedia di grana grossa e un po' volgarotta che tutto sommato riesce a strappare qualche risata. Spiace per il cast che risulta essere praticamente sprecato (in particolare Serrault, che pare disorientato). La Adani in un ruolo insolito è davvero simpatica, mentre la Colli non convince. Milian come sempre sopra le righe.
Tra i film del Monnezza passati più in sordina. Milian interpreta Cuculo (anche se dice chiaramente che prima lo chiamavano Er Monnezza), ma siamo lontani e di molto sia dallo stile dei Nico Giraldi di Corbucci che (ovviamente) dei più seriosi trucidi poliziotteschi; insomma una commedia soft con alcune buone trovate e diverse battute di Milian che lasciano il timbro; il tutto si svolge con toni leggeri e piacevoli offerti da questa strana coppia (Serrault, contenuto, se non altro fa l'effeminato senza rimarcare troppo la macchietta).
MEMORABILE: Il flashback della rapina, dove vediamo Milian fare da palo niente di meno che a Ennio Antonelli; La comparsata di Daniele Vargas rigido carabiniere.
Fiacca commedia di Massaro che nonostante strappi qualche risata alla fine si dimostra parecchio limitata sotto quasi tutti i punti di vista. Ciò che proprio non funziona è la strana accoppiata Serraut-Milian: il primo appare disorientato, il secondo rifà il Monnezza con la sua tipica comicità casereccia ma funzionante. La Colli dimenticabile, mentre la Adani se la cava piuttosto bene. Qualcosa si salva, ma alla fine si tratta di un passo falso.
Con gli incisivi sempre avvelenati pronti ad affondare nel collo dell’ipocrisia borghese, Milian fa passare ore più o meno disperate a una famiglia paradigmatica di quanto disprezza, diventandone teoremico unheimlich che la perturberà. Rivestimenti probabilmente ignorati da Massaro nel girare un film che aveva come più evidente calco di richiamo il conio del vizietto. Di fatto, la nostrana reincarnazione del Belli, riesce a trainare con le sue sole mani e sparate un filmetto forse non proprio ispirato e ritmicamente azzeccato, ma che assolve più che dignitosamente il compito di divertire.
MEMORABILE: “Ma che ve magnate, le camere ad aria delle bici bollite? A macro-stronza, so’ 30 anni che magno la pasta e cago meglio di un orologio a cucù!”
La prima volta lo trovai banalotto e troppo volgare. Rivedendolo mi sono invece divertito molto. La regia poteva essere più accurata e briosa, ma i due personaggi funzionano bene, specialmente Michel Serrault. Il ritmo non è male, grazie a una buona scrittura. Tomas Milian è un po' ripetitivo, ma non è malaccio nei suoi cambi di registro, dopotutto. Insomma, col tempo non è andato a male.
Film secondario del compianto Tomas, forse perché la coppia formata dagli sceneggiatori è troppo agli antipodi. Ci sono i soliti gran momenti che solo un personaggio stile Monnezza può regalare grazie alla sua volgarità romana e anche la storia in sé è divertente, con un ladro che prende in ostaggio una famiglia capitanata da un marito succube della moglie e della suocera, ma la caratterizzazione francese e vagamente omosexual del personaggo di Serrault è troppo forzata.
MEMORABILE: la scena dei rigatoni; I rutti, il racconto sulla fetta di pane e...
Su uno schema all'epoca collaudato di strana coppia, si muove una commedia non riuscitissima ma che azzecca parecchie battute e gag. Serrault e Milian insieme funzionano a corrente alternata, ma singolarmente provocano molte risate, soprattutto il secondo con la parlata romanesca e alcune volgarità piazzate nei momenti giusti. Il ritmo è veloce, così anche se tutto scorre prevedibile non ci si annoia, fino a un finale un po' raffazzonato ma che in fondo non poteva poi essere tanto diverso. Brava la Adani come suocera antipatica.
Scadente commedia italiana che ha come protagonisti due grandi del cinema di quel periodo: Milian riprende il personaggio del Monnezza mentre Serrault quello di Albin dal film Il vizietto; purtroppo i due personaggi non sembrano compatibili l'uno con l'altro e inevitabilmente il film ne risente moltissimo. L'inizio sembra promettere bene, ma poco a poco il film si affloscia risultando anche poco divertente. Ci fosse stato un Bombolo al posto di Serrault il risultato forse sarebbe stato migliore.
Serrault, che l'ha combinata grossa (cosa sia lo si scopre a fine film), è costretto a una vita da succube della suocera e della moglie. La routine del suo personaggio, mutuato dal Vizietto, viene stravolta dall'arrivo in casa del fuggiasco Cuculo, che dice espressamente che prima lo chiamavano Monnezza. L'irrompere di Milian nell'ambiente chic, dove si mangia macrobiotico circondati da arredamenti raffinati è formidabile, per una mezz'ora buona si ride di gusto. Alla lunga il meccanismo si logora, ma la storia rimane comunque interessante fino all'epilogo.
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CuriositàZender • 7/08/11 17:22 Capo scrivano - 48345 interventi
Dalla collezione "Sorprese d'epoca Zender" il flano del film:
La partita che Leon (Serrault) cercherà in tutti i modi di riuscire a vedere in televisione è Italia-Francia giocata il 2 giugno 1978, 1ª partita del Girone eliminatorio dei Campionati Mondiali 1978. Meglio così per il tifoso dei galletti, infatti la partita finirà 2-1 per gli azzurri. Nei pochi spezzoni di partita riusciamo a riconoscere un fallo su Platini che permette il confronto con il filmato d'epoca.
Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima Visione Tv (martedì 12 marzo 1985) di Il lupo e l'agnello: