Il lupo della Sila - Film (1949)

Il lupo della Sila

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 27/01/11 DAL BENEMERITO GURU
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Guru 27/01/11 17:52 - 348 commenti

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Capolavoro poco conosciuto ma abilmente sceneggiato da Steno e Monicelli. La storia nasce e si sviluppa nelle verdi vallate della Piccola Sila dove l'amore e l'odio maturano sino alla vendetta che "passa" attraverso gli occhi stupendi e comunicativi di Silvana Mangano. Grande durezza del personaggio di Nazzari ma altrettanta bravura nell'interpretazione con "nonchalance" ed estrema naturalezza. La figura è quella del capofamiglia autoritario che decide sui sentimenti e sulla vita altrui...

Galbo 13/04/13 10:58 - 12380 commenti

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Aspro melodramma nel quale l'atmosfera e' parallela alle asperità del paesaggio bello e ostile nel quale la storia e' ambientata. La componente emotivo/paesaggistica e' certamente l'elemento più peculiare di un film la cui storia non può che apparire datata così come la recitazione enfatica del cast. Resta comunque una testimonianza interessante di un certo cinema italiano pre-neorealista.

Nando 1/12/13 08:42 - 3810 commenti

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Fosco melodramma ambientato in terra calabrese dove il desiderio di vendetta femminile emerge preponderante. Interessanti le immagini di vita dei contadini del tempo descritte con realismo. Cast di alto livello con una stupenda Mangano, benché doppiata, un carismatico Nazzari e un giovanissimo Gassman. Da rivalutare.

Ujd1961 24/01/14 17:37 - 32 commenti

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Cruento melodramma familiare tanto caro ai copioni di quell'epoca, ambientato nella Sila calabrese degli anni '40 del secolo passato, con validi attori (specialmente Silvana Mangano), filmati in un bianco/nero quasi gotico. Unica pecca: Amedeo Nazzari, poco credibile nelle vesti di un dispotico "pater familias" di quell'arcaica Calabria per la sua inflessione linguistica tipicamente sarda.

Homesick 14/07/17 07:49 - 5737 commenti

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Passioni violente e odi implacabili in un melodramma cupo come un feuilleton e aspro come le alture della Sila, dove l'umanità vive soggiogata dalle ataviche leggi ferree dell'onore e della faida. Nazzari entra d'impeto nel ruolo del tirannico capofamiglia, mentre la Rossi implode nel rancore quanto la Solbelli esplode nel dolore; nella norma Sernas. La Mangano marcia a testa alta sulla strada delle grandi attrici e a Gassman, protagonista apparente, bastano dieci minuti per dare un nuovo saggio del suo talento: entrambi sono conferme da Riso amaro.
MEMORABILE: La Mangano che assiste al fosco racconto del cantastorie, in cui era stata coinvolta da bambina.

Daniela 5/06/18 10:56 - 12626 commenti

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Per proteggere l'onore della donna che ama, un uomo si lascia condannare per un delitto di cui è innocente e viene poi ucciso durante un tentativo di fuga. Anni dopo, il vero responsabile della sua morte trova in mezzo alla neve una giovane semi-assiderata... Vendetta al femminile per un melodrammone a tinte forti, a sorpresa sceneggiato da Monicelli e Steno per Coletti, regista modesto ma dal solido mestiere. I pregi vanno cercati non tanto nella storia, assai forzata, ma nell'ambientazione in un Aspromonte allora quasi inedito e nel cast assai in parte, a cominciare dal tetragono Nazzari.

Faggi 27/06/18 15:10 - 1549 commenti

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Melodramma a tinte scurissime dove la regia, non solo meramente corretta, riesce a trovare belle immagini - aiutata dalla buona fotografia - con inquadrature ambigue e scientifiche, forse solo leggermente di maniera. La vicenda di vendetta è ben costruita, svolta col giusto climax ascendente; i dialoghi sono secchi e precisi, i caratteri definiti con nettezza. Nazzari e Mangano (come attori e come personaggi) sono il piatto forte e restituiscono interpretazioni di valore (Mangano è doppiata, con rigore superprofessionale, da Lydia Simoneschi).
MEMORABILE: La casa abbandonata; La festa popolare; Mangano quando si pulisce le labbra dopo un bacio; L'epilogo.

Pessoa 1/11/21 21:49 - 2476 commenti

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Esponente del tardo Neorealismo a carattere regionale, ha il merito di offrire splendide location silane e la colpa di lasciare fuori la Calabria da una vicenda che riprende i drammoni sentimentali del periodo di cui il protagonista Nazzari è stato l'indiscussa icona. Le tinte forti vengono accentuate da una sceneggiatura sanguigna dalle firme illustri e dal cast di livello che comprende anche un giovane Gassman (resta in scena un quarto d'ora) e un'intensissima Mangano. Un film non indimenticabile, che mantiene però un certo rigore narrativo e la giusta escalation emozionale.

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