Lenzi esprime la sua passione per la storia dirigendo un film di guerra con un cast colossale, che unisce due vecchie glorie hollywoodiane (Fonda, Huston) a popolari attori italiani e internazionali (Lovelock, Berger, Fenech, Venantini, Keach, Gemma, Catenacci, Massasso…). Notevoli le scene belliche e la caratterizzazione di Huston, vecchio militare. Imperdibile per i fans più accaniti di Lenzi e per gli appassionati dei film di guerra.
Umberto Lenzi abbandona per un po' il poliziottesco per il genere "guerra" e ne genera una pellicola parzialmente riuscita. Non basta la buona volontà e la stupenda recitazione del cast, né gli apprezzabili costumi e la colonna musicale. La sceneggiatura è molto deficitaria, si tende di più alla ricerca di una frase a effetto e a qualche scena d'azione (giusto per accontentare i fan lenziani) che alla sostanza.
Umberto Lenzi si cimenta anche in un film di guerra. Qui però è poco coinvolgente dato che la trama è alquanto confusa: racconta le vicende di personaggi che incontratosi ad una cena prima della guerra si vedono poi in prima persona. Non ci si può lamentare del cast: Gemma, Lovelock, Huston, Fonda... tutti bravi.
Nel panorama italiano, fra i film di guerra, forse questo è quello riuscito meno. Umberto Lenzi ha voluto fare le cose in grande inserendo nel cast due mostri sacri come Fonda e Huston. Nonostante la storia sia interessante (si intrecciano le vite di vari personaggi), ci si annoia un po'. Non mancano scene mielose. Da vedere, per i fan di Lenzi.
Lenzi sacrifica l'azione in onore della veridicità storica e ciò che ne esce è un lavoro accurato e interessante. Che il regista sia un appassionato di storia si vede: soggetto e sceneggiatura non lasciano spazio a sbavature, anche se a livello narrativo il film risulta un po' arduo soprattutto per chi non conosce bene i fatti. Ottimo il cast, che ha fatto diventare di culto questa pellicola: accanto ad attori del nostro cinema "di serie B", ci sono mostri sacri come John Huston, Henry Fonda ed Helmut Berger!
Con un cast del genere è difficile steccare e Lenzi ci regala questo excursus bellico volto a narrare i fatti antecedenti il grande attacco sferrato dagli inglesi guidati dai generali Patton e Montgomery. Non eccellenti i dialoghi e la sceneggiatura a volte fa acqua, dimostrandosi traballante e tenuta insieme solo dalla bravura degli attori. Apprezzabile il taglio sui profili dei personaggi senza per forza dover schierarsi dalla parte degli alleti (buoni) contro i tedeschi (cattivi). Onesto.
Tardo e modesto bellico italiano, talmente povero da fare tenerezza. Diciamoci la verità: se il cinema nostrano ha saputo (come avviene a certi cantanti dalle voci canonicamente sgraziate) reinventare il western e il poliziesco facendo dei suoi limiti un punto di forza della propria cifra stilistica, col genere bellico l'operazione non è mai riuscita. Scene di guerra pietose, con quattro botti che a casa mia a Capodanno si fa di meglio. Le apparizioni a raffica di caratteristi troppo legati ad altri contesti producono un effetto straniante.
MEMORABILE: Giuliamo Gemma in trincea (quando si dice un vero capo): "Ok, poco fa vi ho detto che il coraggio non è incoscienza; ma ora non abbiamo scelta!"
Il cast è quello delle grandi occasioni, difatti Lenzi colse la palla al balzo e abbandonò i set dei polizieschi italiani. Il risultato è un film bellico manieristico, con tutti i cliché ossequiati a dovere ma senza un impianto narrativo all'altezza delle aspettative. La modestia tecnica di Lenzi, che in altri casi si era rivelata la sua carta vincente per coraggio e sperimentazione, qui non sortisce lo stesso effetto ma si mette a nudo per quella che è.
Sorprendente vedere tanti personaggi del cinema di genere italiano impegnati in una pellicola di guerra e accompagnati da attori di altissima risonanza. Il film alterna scene di scontri (in particolare tra carri armati ma non solo) a vicende di vita legate ai personaggi principali. Certo, qualche volta la banalità alberga e i dialoghi non sono sempre riusciti, ma l'interesse di fondo permane. Mi ha lascito basito la parentesi della regina Edwige, piuttosto estemporanea e senza una minima valenza nella storia. Per lei si poteva scrivere di molto meglio.
MEMORABILE: Notevoli gli scontri tra carri armati.
Uno dei film più confusionari che abbia mai visto. Scene riciclate da Commandos, le solite ambientazione desertiche, i soliti mezzi militari che poco c'entrano con l'epoca. Malgrado un cast di tutto rispetto, si salvano solo le scene di battaglia coi carri armati che Lenzi dirige da maestro.
MEMORABILE: Il belloccio Giuliano Gemma che fa lo yankee da copione!
Lenzi trascura (insolitamente) l'azione per almeno metà film, concentrandosi di più sulla caratterizzazione dei personaggi, che risulta riuscita. Nella seconda parte, invece, subentrano anche le scene d'azione (non girate al meglio) che rappresentano la logica conseguenza della staticità della prima parte. Il risultato finale è piuttosto insolito per un regista come Lenzi, il quale sembra voler dare più spessore ai contenuti a discapito della dinamicità. Interessante il montaggio.
Riuscita incursione di Lenzi nel cinema bellico con un film corale efficace sul piano spettacolare ma anche nel ritrarre i numerosi personaggi (alcuni destinati a incontrarsi), divisi "soltanto" dalla nazionalità e dall'uniforme; per qualcuno non ci sarà ritorno. Cast ricchissimo anche nelle seconde linee: i due mostri sacri Fonda e Huston non deludono, Gemma e Lovelock fanno gli eroi, la Eggar (bravissima) e Keach hanno il segmento più commovente mentre alla Fenech tocca quello più slegato dal resto. Buona colonna sonora di Franco Micalizzi.
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Vedendo i due film di seguito non ho potuto fare a meno di notare un particolare curioso: diverse sequenze de "Il grande attacco" non furono girate perchè Lenzi riciclò spezzoni di un suo film di 9 anni prima, "La legione dei dannati". Ecco la prova:
Nonostante i formati diversi è evidente quanto il girato sia il medesimo: