Psichiatra preso di mira da uno spietato assassino viene coinvolto in una bollente relazione con una sua paziente... Imbarazzante thriller erotico diretto da un Rush (che in seguito a un malore venne sostituito da Cosmatos) in stato di confusione totale. Pessima sceneggiatura, rimasticatura di altri film più o meno riusciti. Personaggi per i quali neanche per un momento si avverte interesse. E cast sprecato. Willis del tutto fuori parte e a disagio, la March è inesistente e il bravo Blades completamente sprecato. La Warren insopportabile. Pessimo.
Mediocre thriller-noir dalle atmosfere erotiche diretto da Richard Rush. Sceneggiatura veramente brutta che mescola malamente atmosfere gialle pretestuosamente psicoanalitiche e trama poco comprensibile in più punti. Le scene erotiche, ruffianamente realizzate probabilmente per compiacere il pubblico, sono noiose e gli intepreti principali decisamente spaesati e fuori parte, a partire da Willis. Brutta regia. Banale e mal realizzato.
Sottovalutato e poco conosciuto thriller Usa di metà anni 90. Con un discreto meccanisimo basato sulle terapie di gruppo di uno psichiatra, questo thriller riesce, a mio parere, a non risultare troppo anni '90 e troppo televisivo, ma ha ancora in sè alcune buone cartucce da sparare: soprattutto quella grandissima femmina che si chiama Jane March (addirittura in 3 parti) e un solido Willis. Io film del genere non li maltratterò mai!
Psicanalista (Bruce Willis) diventa daltonico e non riesce più a riconoscere il colore rosso, a seguito del suicidio di una paziente, messo in atto davanti ai propri occhi. Trasferitosi a Los Angeles si ritrova coinvolto in una sanguinosa catena di delitti. Lento e didascalico, ha al suo attivo qualche trovata (il finale, in grado di fare percepire di nuovo il colore rosso -associato alla notte ed alla morte- al protagonista) e discrete interpretazioni, su tutte quella di Jane March in doppi panni vagamente androgini. Pare che il film sia stato portato a compimento da George Cosmatos.
Thriller psicologico che saccheggia Hitchcock per imbastire una storia improbabile quando non ridicola. Piuttosto bassa la suspense e decisamente stiracchiata la sceneggiatura. A suo modo il film merita di essere ricordato per il chiacchiericcio che all'epoca travolse Bruce Willis, qui impegnato in una serie di furiosi congressi carnali tra piscine, docce, tavoli e letti vari con la bollente March (già indimenticata protagonista dell'"Amante" di Annaud): i loro nudi si sprecano ma almeno fanno in modo che lo spettatore non si abbiocchi.
Trasferitosi a Los Angeles per riprendersi dal suicidio di una sua paziente, uno psicanalista (Willis) si ritrova coinvolto in una serie di delitti legati ad una terapia di gruppo. Non fatevi ingannare dai richiami ad Hitchcock (il colore rosso, l'elemento dello shock e della fobia) presenti nel prologo: trattasi infatti di un thriller pretestuoso con scene erotiche inevitabilmente patinate e un mistero di base dallo svolgimento stantio. Ultimo film prima del ritiro di Rush, che dovette farsi sostituire alla regia per motivi di salute.
Le tonalità da thriller psicologico non convincono. E' evidente l'esistenza di una dinamica delittuosa e criminale e la suspance si perde man mano che il film avanza. Comunque nel complesso risulta gradevole, con una buona regia ma una sceneggiatura che non convince pienamente. Discreta interpretazione di Lesley Ann Warren, che mantiene vivo l'interesse per le "sedute di gruppo" deviando l'attenzione da verità ovvie ed evidenti.
Mediocre thriller con alcune scenette hot a tener desta l’attenzione dello spettatore. Il risultato finale è inevitabilmente influenzato da alcune illogicità – la superficialità con cui si innesca il rapporto con Miss tamponatina, il poliziotto che si distrae davanti a un pazzo armato – e dalle performance scarse della maggior parte degli attori (Willis escluso, ma il vero Willis è tutt’altra cosa).
Avevo molte riserve su questo thriller, che pensavo basato solo sulle nudità di Jane March. Invece sono rimasto stupito, nonostante la confezione non sia propriamente originale. Numerosi sono i colpi di scena, anche se la recitazione lascia a volte a desiderare. Validi Bruce Willis, Ruben Blades e Dourif, nella media gli altri, mentre Jane March fatica. Merita una visione.
MEMORABILE: La prima scena di sesso tra il dottore e Rose; I dialoghi tra Willis e Blades.
Film come questo si potrebbero stroncare solo rilevando le numerosissime incongruità, ma non sarebbe giusto; il cinema accetta, anzi è fatto da moltissime licenze poetiche; a patto però che sappia incantare e rapire la nostra mente trasportandoci nel suo mondo, almeno per un'ora e mezza. Questo non accade qui, nemmeno nelle scene che più dovrebbero attizzare. La sceneggiatura non riesce a farsi seguire, come dovrebbe in un thriller, con attenzione e mantenere un ritmo incalzante. Troppo invaso da spezzettamenti che tolgono tensione.
Thriller erotico dell'era post-Basic instinct che parte da spunti hitchcockiani (protagonista traumatizzato che ha problemi col rosso, donna misteriosa, sdoppiamenti di personalità) ma non trova uno script adeguato a sostenerlo, così da presentarsi come un film poco ispirato di De Palma, guastato (o salvato, a seconda dello spirito con cui lo si guarda) da orpelli camp difficili da ignorare (dalla gigioneria del cast agli arredamenti kitsch, dall'ostentazione sciocchina delle scene sexy alla OST esuberante). Ben coreografate alcune sequenze e spassoso il twist. A suo modo memorabile.
MEMORABILE: Il suicidio; L'omicidio argentiano fra vetri e pugnalate; Sesso in piscina; La dissolvenza da liquame grigio a sangue; La voce dopo i titoli di coda.
Echi hitchcockiani in questo thriller che non sarebbe nemmeno male, se solo la regia riuscisse a tenere meglio nascoste le carte segrete della sceneggiatura. Così goffamente malcelato, infatti, il twist finale diventa puerile nonostante qualche valido momento precedente atto a far salire la tensione (l'agguato col serpente) e qualche discreto momento sanguinolento (la sparachiodi). Willis sembra crederci più del dovuto, la March è molto bella ma molto poco in parte. Posticce le aggiunte erotiche stile Basic instinct. Mediocre.
Dopo aver "ereditato" da un collega assassinato alcuni pazienti coinvolti in una terapia di gruppo, uno psicanalista daltonico causa trauma inizia una focosa relazione con una bella sconosciuta.. Ha la fama di essere un film brutto per le tante candidature ai Razzie Awards ed è una fama del tutto meritata: sceneggiatura pasticciata, regia confusa, erotismo patinato da due lire, ost che viaggia su un altro binario e, soprattutto, interpretazioni tanto mediocri da risultare deprimenti, bloccando così quell'effetto di umorismo volontario che talvolta rende gradevoli i peggiori film.
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Richard Rush (mitico regista del folle Professione pericolo) lasciò il film a metà per divergenze produttive e poca sintonia con Willis. Il film fu preso in mano, e ultimato, da George Pan Cosmatos (alcune fonti danno lui come regista del film).